Di Rodoaldo, Ariperto, Partarite e Gundeberto, VIII, IX, X e XI Re de' Longobardi.
Siccome nel lungo e savio Regno di Rotari, le cose de' Longobardi andarono molto prospere in Italia, così il molto breve e sconsigliato di Rodoaldo suo figliuolo, e più la discordia de' suoi successori pose le loro fortune in pericoloso stato. Rodoaldo, ancorchè Varnefrido rapporti aver regnato cinque anni, appena governò solo un anno; poichè avendo stuprata la moglie d'un certo Longobardo, fu dal marito ammazzato; e ne' suoi cinque anni di Regno, Paolo annoverò quelli, quando regnò insieme col padre, che lo fece suo collega.
Essendo mancata per tanto la maschile stirpe di Rotari, raunati i Longobardi per creare un nuovo Re, elessero Ariperto figliuolo di Gundoaldo fratello di Teodolinda. Tenne costui il Regno de' Longobardi nove anni, secondo Varnefrido; nè in tutto il corso del suo Imperio l'istoria rapporta cosa di lui degna di memoria, se già non se gli volesse ascrivere a lode l'opinione, che di lui avevasi, che fosse alla religione cattolica assai inclinato contro all'esempio di Rotari e del figliuolo Rodoaldo.
Morì nell'anno 661 Ariperto, e lasciò di se due figliuoli, Partarite e Gundeberto, tra i quali partì con pessimo consiglio il Regno. Così Gundeberto tenne la sede del suo Regno in Pavia, e Partarite nella città di Milano: che fu cagione, onde a Grimoaldo nostro Duca di Benevento s'offerse l'opportunità di scacciare ambedue dalle loro sedi, e di rendersi signore di tutto il Regno; poichè nata fra' due fratelli discordia e odio grandissimo, ciascuno cercava d'occupare il Regno dell'altro; onde non contento Gundeberto di sua sorte, vennegli talento di tener solo l'intero Regno, e discacciarne il fratello: ma non fidandosi delle proprie forze, mandò Garibaldo Duca di Torino a Grimoaldo Duca di Benevento, perchè a questa impresa l'aiutasse, promettendogli in premio la sorella per moglie.
Ma il Duca di Torino tutto altro espose a Grimoaldo, e tradendo il suo Signore, lo persuase a non dover trascurare d'approfittarsi di questa discordia, che poteva porgli in mano il Regno; nè durò molta fatica a persuaderlo: onde preso dall'avidità di regnare unì, come potè il meglio, alquante truppe, e lasciato in Benevento per Duca Romualdo suo figliuolo, verso Pavia incamminossi. Giunto a Piacenza spedì a Gundeberto coll'avviso della di lui venuta Garibaldo, il quale fatta l'imbasciata, volle in oltre persuaderlo a dovergli andare incontro; e se pure avesse di qualche cosa sospettato, poteva sotto le regali vesti armarsi di corazza; dall'altro canto con inaudita perfidia avvertì Grimoaldo, che si guardasse bene di Gundeberto, poichè armato veniva ad incontrarlo. Credette Grimoaldo al traditore; e tanto più stimò vero il sospetto, che essendosi poi incontrati, tra i saluti e gli abbracciamenti, toccò veramente esser Gundeberto di corazza armato, onde punto non dubitò che tutto si fosse apparecchiato per ucciderlo, nel quale impeto sfoderando la spada lo trafisse, e morto lo distese a terra, ed in un subito occupò il Regno, facendosene signore. Aveva allora Gundeberto un picciol figliuolo chiamato Ramberto, il quale secretamente fu trafugato da' suoi fidati, e fatto diligentemente allevare: nè Grimoaldo si curò molto di averlo in mano, perciocchè era ancora bambino.
Non così tosto ebbe di questo successo avviso Partarite, che pien di paura, con celerità grande lasciando in abbandono lo Stato, Rodolinda sua moglie, e Cuniperto picciolo suo figliuolo, se ne fuggì, e sotto Cacano Re degli Avari ricovrossi. Grimoaldo preso ch'ebbe Milano, confinò in Benevento Rodolinda e Cuniperto, e passato da poi in Pavia, fu proclamato Re dagli stessi Longobardi nel fine di questo anno 662, ed avendosi sposata la sorella di Gundeberto con estrema allegrezza di tutti, rimandò carico di doni l'esercito in Benevento, e seco ritenne solo alcuni suoi più fidati, che innalzò poi a' primi onori del Regno.