Di Adalualdo ed Ariovaldo, V. e VI. Re de' Longobardi
Ridotta già la dominazione de' Greci in Italia a declinazione grandissima, tentarono i Longobardi sotto il Re Agilulfo finire di interamente discacciargli da tutte l'altre regioni, ch'erano a lor rimase; nel che conferiva molto l'aver i Longobardi in gran parte (seguitando l'esempio di Agilulfo) deposto, chi il Gentilesimo, e moltissimi l'Arrianesimo, ed abbracciata la Religion cattolica, ciò che gli rendè a' provinciali meno odiosi, ed il lor dominio men grave e pesante. In fatti ad Agilulfo, che de' Re Longobardi fu il primo ad abbracciar questa religione, e che in tutto il corso di sua vita lasciò monumenti di molta pietà e munificenza verso le chiese e monasterj, si dee che lungo tempo il Regno si mantenesse in pace; poichè egli morto, lasciando per successoreAdalualdo suo figliuolo, che ancor vivente l'aveva per suo Collega assunto al Trono; questi seguitando l'esempio di suo padre, e molto più imitando Teodolinda sua madre, che nel regnare volle averla per compagna, ridussero le fortune de' Longobardi in istato così placido e tranquillo, che niuno strepito di Marte turbò la loro pace ed il loro riposo: e sotto costoro furono rinovate le chiese, e fatte molte donazioni a' luoghi sacri.
Ma non potè molto Adalualdo goder di tanta quiete; poichè nell'ottavo anno del suo Regno, avendogli mandato l'Imperador Eraclio per Ambasciadore un tal Eusebio per trattar seco della pace e d'altre cose rilevanti, questi o per proprio consiglio, o pure per comandamento avuto dal suo Signore, mentre il Re usciva dal Bagno, gli porse una bevanda come a lui salutifera, la qual bevuta, cominciò ad uscir di senno, e ad impazzire: il che scorgendosi dall'accorto Eusebio, diedegli a sentire, che dovesse per sua maggior sicurtà far morire i più potenti Longobardi. Questo consiglio, come giovane e stolto, essendo da lui abbracciato, fece uccider tosto dodici Nobili dei primi; la qual cosa scorgendo gli altri Longobardi, e veggendo non istar essi più sicuri dalla stolidezza di costui, avendo eccitato un gran tumulto, e gridandolo per empio e tiranno, lo discacciarono dal trono insieme colla Regina Teodolinda sua madre, ed in suo luogo riposero Ariovaldo Duca di Turino, che aveva per moglie Gundeberga sorella di Adalualdo.
Questo successo divise i Longobardi in due fazioni: Ariovaldo era sostenuto da que' Nobili, che tumultuarono, a' quali s'erano aggiunti tutti i Vescovi delle città di là del Pò, che a tutto potere studiavansi con altri d'ingrossare il lor partito. Adalualdo dall'altra parte era aiutato da Onorio Pontefice romano, il quale aveva forte cagione di sostenerlo, così per riguardo di Teodolinda, alla cui pietà doveva molto la Religione cattolica, come anche perchè Ariovaldo era da' Cattolici abborrito per l'eresia arriana, in cui era nato e cresciuto; e fu tanta l'opera d'Onorio, che tirò a se anche Isacio allor Esarca in Italia, ed obbligollo a restituir nel Trono Adalualdo con potente esercito. Proccurò anche toglier dal partito di Ariovaldo quei Vescovi, che lo favorivano, minacciandogli, che non lascerebbe impunita tanta loro scelleratezza; ma non veggendosi ridotta a compiuto fine l'opera d'Isacio, e morto opportunamente Adalualdo di veleno, ottenne finalmente Ariovaldo il Regno, ed essendo egli infesto a' Cattolici, cagionò in Italia non leggieri disturbi.
Nel Regno di costui, non passarono molti anni, che Teodolinda vedendosi così abbietta e priva d'ogni speranza di ricuperar la pristina dignità regale, piena di mestizia, d'estremo dolore venne a morte nell'anno 627: Principessa, e per le eccelse doti del suo animo, e per la sua rada pietà, degnissima di lode, e da annoverarsi fra le donne più illustri del Mondo, la quale non meritava esser posta in novella da Giovanni Boccacci nel suo Decamerone.
Ariovaldo regnò altri nove anni dopo la morte di Teodolinda, e morì, senza lasciar di se stirpe maschile, nell'anno 636. Per la qual cosa i Longobardi, convocati i Duchi, pensarono di crear un nuovo Re, nè vedendo chi dovesse innalzarsi al Trono, diedero a Gundeberga, come avevan prima fatto a Teodolinda, il poter ella creare per Re colui, che si eleggesse per marito. Gundeberga, come donna prudentissima e molto savia, elesse per suo marito e Re, Rotari Duca di Brescia, in questo stesso anno 636, secondo il computo del Pellegrini.