Dalancour, Geronte e Dorval, e poi Piccardo.
Dalancour: (entra per la porta di mezzo, vede suo zio, lo ascolta in passando, va verso il suo appartamento, ma resta alla porta per ascoltarlo)
Geronte: Questo è il giorno più felice della mia vita.
Dorval: Caro amico, quanto siete adorabile!
Geronte: Io men vo a casa del mio notaro. Dentr'oggi sarà fatto tutto. Piccardo? (chiama)
Piccardo: (viene)
Geronte: La mia canna, il mio cappello.
Piccardo: (parte, e poi torna)
Dorval: Frattanto me n'andrò a casa.
Piccardo: (dà al suo padrone la canna, il cappello, e parte)
Geronte: No, no; dovete aspettarmi qui. Torno subito. Pranzerete meco.
Dorval: Ho da scrivere. Fa d'uopo ch'io faccia venire il mio intendente, che è una lega lontano da Parigi.
Geronte: Andate nella mia camera, scrivete; inviate la lettera per Piccardo. Sì, Piccardo andrà a portarla in persona. Piccardo è un giovane dabbene, savio, fedele. Talvolta lo sgrido, ma gli voglio bene.
Dorval: Via, dacchè volete assolutamente così; scriverò nella vostra camera.
Geronte: Anche questa è fatta.
Dorval: Sì, siamo convenuti.
Geronte: (prendendolo per la mano) In parola d'onore?
Dorval: (dandogli la mano) In parola d'onore.
Geronte: Mio caro nipote! (parte)
Dalancour: (all'ultima parola mostra gioia)