SCENA DECIMA

Filippo, Leonardo, Fulgenzio e detti.

FILIPPO:        Servo di lor signori. (Tutti si alzano.)

TOGNINO:        Oh! padrone, signor Filippo.

FILIPPO:        Oh la bella figura!

TOGNINO:        Vuol giocare a bazzica?

FILIPPO:        Eh! non mi seccate. Giacinta, con licenza della padrona di casa, avrei bisogno di dirvi una parolina.

COSTANZA:        Servitevi come vi piace.

LEONARDO:        Scusatemi, signore. Noi siamo qui per fare il nostro dovere colla signora Costanza. Non vi mancherà tempo di parlare alla signora Giacinta. (A Filippo.)

FILIPPO:        Ma io, quando ho qualche cosa nel capo, sono impaziente. La signora Costanza è buona, e me lo permetterà.

COSTANZA:        Vi torno a dire, signore, accomodatevi come vi piace.

GIACINTA:        (Che mai vuol dirmi mio padre? Sono in un'estrema curiosità).

FILIPPO:        Se ci favorisce una camera, le dico due parole, e poi torniamo qui a godere della sua amabile compagnia. (A Costanza.)

GIACINTA:        Se la ci facesse questo piacere... (A Costanza.)

COSTANZA:        Perdonino, le camere sono ancora ingombrate. Se comandano, si ponno servire in sala.

FILIPPO:        Sì, sì, tutto comoda; andiamo, andiamo. Con permissione. (Oh io, quando si tratta di far presto, e bene!). (Parte.)

GIACINTA:        Con licenza. Ora torno. (Mi trema il core). (Parte.)

FULGENZIO:        (Oh! cosa sperate.?). (A Leonardo.)

LEONARDO:        (Pochissimo). (A Fulgenzio.) (Ah! Guglielmo vuol essere la mia rovina). (Parte.)

FULGENZIO:        (Se fosse mia figlia, o dovrebbe fare a mio modo, o crepare). (Parte.)

TOGNINO:        (Voglio andare in cucina a sentir quel che dicono). (Parte.)

Share on Twitter Share on Facebook