SCENA QUINTA

Camera in casa di Costanza.

Costanza e Rosina.

COSTANZA:        Rosina, mettetevi all'ordine, che andiamo a far queste visite.

ROSINA:        E dove abbiamo da andare sì presto? Siamo appena arrivate.

COSTANZA:        Voglio che andiamo dalla signora Giacinta e dalla signora Vittoria.

ROSINA:        Scusatemi, signora zia, essendo noi venute a Livorno dopo di loro, tocca a loro a far visita prima a noi.

COSTANZA:        E questo è quello ch'io non vorrei. Se vengono qui, come volete ch'io le riceva? Non vedete che casa è questa? Non c'è una camera propria, tutto vecchio, tutto antico, tutto in disordine.

ROSINA:        Per dire la verità, c'è una gran differenza da questa casaccia al bel casin di campagna.

COSTANZA:        La differenza si è, che quello me l'ho fornito io di mio gusto, e questa casa è fornita secondo il genio zotico di mio marito.

ROSINA:        Oh! il signor zio non ci pensa. Egli non tratta che bottegai, e non gli preme niente la pulizia.

COSTANZA:        Questa cosa io non la posso soffrire; da qui innanzi voglio stare in campagna dieci mesi dell'anno. Almeno lì sono rispettata.

ROSINA:        Il signor dottore non vi servirà più.

COSTANZA:        Per verità mi dispiace aver perduta l'amicizia del signor dottore. Ho fatto questo sacrifizio per amor vostro. Vi voglio bene, desiderava di maritarvi, voi non avete dote ed io non poteva darvene; e se non capitava questo ragazzo, ho timore che sareste stata lì per un pezzo.

ROSINA:        Son maritata, è vero; ma questo mio matrimonio mi dà finora pochissima consolazione. Non ho un anelletto, non ho un abitino da sposa, non ho niente da comparire; che cosa volete che dicano le persone?

COSTANZA:        Col tempo avrete il vostro bisogno. Per ora non è necessario di dire che vi ha sposata. Si sono fatte le cose segretamente, e non l'ha da sapere nessuno. Quando poi il signor dottore sarà obbligato a passar gli alimenti al figliuolo, allora si pubblicherà il matrimonio.

ROSINA:        Tutto sta che Tognino non lo vada egli dicendo a chi non lo vorrebbe sapere.

COSTANZA:        Basta avvisarlo. Dov'è Tognino che non si vede?

ROSINA:        È di là che si veste.

COSTANZA:        Si veste? E come si veste?

ROSINA:        Mi ha detto che essendo in città, si vuol vestire con pulizia.

COSTANZA:        E cosa si vuol mettere, se non ha altro al mondo che quell'anticaglia che portava per Montenero?

ROSINA:        Mi ha detto che ha portato via un abito di suo padre.

COSTANZA:        Suo padre è un palmo più alto di lui.

ROSINA:        Eh, Tognino non è tanto piccolo di statura.

COSTANZA:        Bisognerà che subito subito ei vada a Pisa, e che si metta a studiare.

ROSINA:        Subito subito ha da andare a Pisa?

COSTANZA:        Volete voi ch'egli perda il tempo?

ROSINA:        No, ma così subito!

COSTANZA:        Quanto vorreste ch'egli aspettasse?

ROSINA:        Un mese almeno.

COSTANZA:        Basta, poco più, poco meno.

ROSINA:        Eccolo, eccolo, è già vestito.

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