Scena dodicesima

Il Tenente e detti.

TEN. Alto, alto, signori miei. Non procedete più oltre colle minacce. Sono stato finora testimonio delle vostre contese. Or che vi sento prossimi ad un cimento, son qua io ad interessarmi per la pace comune.

CON. Signore, io non ho l'onor di conoscervi.

TEN. Sono un uffiziale di Sua Maestà: il tenente Malpresti, per obbedirvi.

BEAT. Siete voi il compagno di viaggio del capitano?

TEN. Sì, signora, del capitano. (ridendo)

CON. Come conosci tu questo capitano? (alla Contessa)

BEAT. Signore, l'ho qui veduto, ho seco lui favellato. È grande amico del marchese Leonardo. Mi ha ragionato di lui lungamente, mi ha detto dell'amico suo qualche parte di bene, ma per dirvi la verità, non ne sono intieramente contenta.

TEN. Non badate, signora, a ciò che vi ha detto il compagno mio. Egli è assai capriccioso, ama moltissimo il marchese Leonardo, l'ama quanto se stesso, e come non ardirebbe di esaltar se medesimo, usa la stessa moderazione parlando del caro amico. Badate a me, che lo conosco egualmente, ma non ho i suoi stessi riguardi. Il marchese Leonardo è il più amabile, è il più gentil cavaliere del mondo.

BAR. Signor tenente, voi potevate far a meno d'incomodarvi.

TEN. Credetemi, non mi sono incomodato per voi. Sono uscito per impedire un duello, e per rallegrar l'animo di questa bella signora. Ella teme di andare a Torino a sagrificarsi, ed io l'accerto che va incontro ad un sagrifizio, a cui si accomoderebbero più donzelle. Il marchese Leonardo è un cavaliere ben fatto. Parla bene, tratta civilmente con tutti; è di cuor generoso, ed ha fra le altre virtù la più perfetta, la più costante sincerità.

BEAT. Tutto ciò va benissimo, e la sincerità principalmente mi appaga. Ma, ditemi la verità: non è egli collerico?

TEN. No certamente.

BEAT. Non è geloso?

TEN. Nemmeno.

BEAT. Non impiega il suo tempo fra i libri, le conversazioni e il teatro?

TEN. Tutto sa prendere con parsimonia, con moderazione, con discretezza.

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