SCENA DICIANNOVESIMA

Fabrizio e dette.

FABRIZIO: La padrona or ora sarà a servirle.

ORTENSIA: Bene.

FABRIZIO: Ed io le supplico a comandarmi. Ho servito altre dame: mi darò l'onor di servir con tutta l'attenzione anche le signorie loro illustrissime.

ORTENSIA: Occorrendo, mi varrò di voi.

DEJANIRA: (Ortensia queste parti le fa benissimo). (Da sé.)

FABRIZIO: Intanto le supplico, illustrissime signore, favorirmi il loro riverito nome per la consegna. (Tira fuori un calamaio ed un libriccino.)

DEJANIRA: (Ora viene il buono).

ORTENSIA: Perché ho da dar il mio nome?

FABRIZIO: Noialtri locandieri siamo obbligati a dar il nome, il casato, la patria e la condizione di tutti i passeggeri che alloggiano alla nostra locanda. E se non lo facessimo, meschini noi.

DEJANIRA: (Amica, i titoli sono finiti). (Piano ad Ortensia.)

ORTENSIA: Molti daranno anche il nome finto.

FABRIZIO: In quanto a questo poi, noialtri scriviamo il nome che ci dettano, e non cerchiamo di più.

ORTENSIA: Scrivete. La Baronessa Ortensia del Poggio, palermitana.

FABRIZIO: (Siciliana? Sangue caldo). (Scrivendo.) Ella, illustrissima? (A Dejanira.)

DEJANIRA: Ed io... (Non so che mi dire).

ORTENSIA: Via, Contessa Dejanira, dategli il vostro nome.

FABRIZIO: Vi supplico. (A Dejanira.)

DEJANIRA: Non l'avete sentito? (A Fabrizio.)

FABRIZIO: L'illustrissima signora Contessa Dejanira... (Scrivendo.) Il cognome?

DEJANIRA: Anche il cognome? (A Fabrizio.)

ORTENSIA: Sì, dal Sole, romana. (A Fabrizio.)

FABRIZIO: Non occorr'altro. Perdonino l'incomodo. Ora verrà la padrona. (L'ho io detto, che erano due dame? Spero che farò de' buoni negozi. Mancie non ne mancheranno). (Parte.)

DEJANIRA: Serva umilissima della signora Baronessa.

ORTENSIA: Contessa, a voi m'inchino. (Si burlano vicendevolmente.)

DEJANIRA: Qual fortuna mi offre la felicissima congiuntura di rassegnarvi il mio profondo rispetto?

ORTENSIA: Dalla fontana del vostro cuore scaturir non possono che torrenti di grazie.

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