SCENA SESTA

Saletta in casa di Costanza.

Costanza e Rosina.

COSTANZA:        Brava, nipote, brava, mi piacete. Siete assettata perfettamente.

ROSINA:        Ci ho messo tutto il mio studio questa mattina per farmi un'acconciatura di gusto.

COSTANZA:        Avete fatto benissimo, perché oggi dal signor Filippo ci saranno tutte le bellezze di Montenero, e si vedranno delle acconciature stupende.

ROSINA:        Oh! sì; si vedranno le solite caricature. Furie, teste di leoni e medaglioni antichi.

COSTANZA:        È vero; propriamente si disfigurano.

ROSINA:        Che si tengano i loro parrucchieri, ch'io non li stimo un'acca. Questi non fanno che copiar le mode che vengono; e non badano se la moda convenga o disconvenga all'aria e al viso della persona.

COSTANZA:        Verissimo; è una cosa mostruosa vedere un visino minuto in mezzo una macchina di capelli, che cambia perfino la fisionomia.

ROSINA:        Che mai vuol dire, che non si è ancora veduto il signor Tognino? Mi ha detto che sarebbe venuto a far colazione con noi.

COSTANZA:        Eh! verrà, non temete. Si vede che vi vuol bene.

ROSINA:        Sì, s'io volessi, mi sposerebbe domani.

COSTANZA:        La professione del medico è finalmente una professione civile, e potreste andar del pari con chi che sia.

ROSINA:        Mi dispiace che vi vuol tempo, prima ch'egli sia in istato di esercitarla.

COSTANZA:        Oh! quanto ci vuole? È stato a Pisa a studiare; presto si addottora, e presto può fare il medico.

ROSINA:        Dicono che sa poco, e che se non istudia un po' meglio, sarà difficile ch'egli riesca.

COSTANZA:        Eh! mi fate ridere. Per addottorarsi non ci vuol molto. Un poco di memoria, un poco di protezione, in quindici giorni è bell'e spicciato. Quando è addottorato, non gli manca subito una condotta. Gli amici suoi, gli amici nostri gliela faranno ottenere.

ROSINA:        E la pratica?

COSTANZA:        La pratica la farà in condotta.

ROSINA:        Beati i primi che gli capitan sotto.

COSTANZA:        Se sarà fortunato, tutte le cose gli anderan bene.

ROSINA:        Suo padre sarà poi contento?

COSTANZA:        Io spero di sì. Il signor dottore, non fo per dire, ha della bontà grande per me.

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