SCENA SECONDA

Sabina e dette.

SABINA:        Nipote, avete veduto il signor Ferdinando?

GIACINTA:        Non signora, questa mattina non l'ho veduto.

SABINA:        E voi, Brigida, l'avete veduto?

BRIGIDA:        L'ho veduto di buonissima ora: è sortito, e non è più ritornato.

SABINA:        Guardate che malagrazia! Mi ha detto ieri sera, ch'io l'aspettassi questa mattina a bevere la cioccolata nella mia camera, e non si è ancora veduto: va tutto il dì a girone; ha cento visite, ha cento impegni. Più che si fa, meno si fa con questi uomini. Sono propriamente ingrati.

BRIGIDA:        (Povera giovanetta! Le fanno veramente un gran torto).

SABINA:        Voi avete presa la cioccolata? (A Giacinta.)

GIACINTA:        Non signora.

SABINA:        Perché non siete venuta da me quando vi ho mandato a chiamare, che l'avremmo bevuta insieme?

GIACINTA:        Non ne aveva volontà stamattina.

SABINA:        C'era anche il signor Guglielmo. (Sorridendo.)

BRIGIDA:        (La buona vecchia!).

SABINA:        È venuto a favorirmi in camera il signor Guglielmo; ho fatto portare la cioccolata, ed ha avuto egli la bontà di frullarla colle sue mani. Se vedeste come sa frullare con buona grazia! Quel giovane, tutto quello che fa, lo fa bene.

BRIGIDA:        (Ed ella, per verità, non si porta male).

SABINA:        Che avete? Siete ammalata?

GIACINTA:        Mi duole un poco la testa.

SABINA:        Io non so che razza di gioventù sia quella del giorno d'oggi. Non si sente altro che mali di stomaco, dolori di testa e convulsioni. Tutte hanno le convulsioni. Io non mi cambierei con una di voi altre, per tutto l'oro del mondo.

GIACINTA:        Dice bene la signora zia; ella ha un buonissimo temperamento.

SABINA:        Mi diverto almeno, e non istò qui a piangere il morto, e non vengo in villeggiatura per annoiarmi. Mi dispiace che non ci sia Ferdinando; chiamatemi un servitore, che lo voglio mandar a cercare. (A Brigida.)

GIACINTA:        Eh! via, signora zia, non vi fate scorgere, non vi rendete ridicola in questo modo.

SABINA:        Che cosa intendereste di dire? Io mi fo scorgere? Io mi rendo ridicola? Non posso avere della stima, della parzialità per una persona? Non sono vedova? Non sono libera? Non sono padrona di me?

GIACINTA:        Sì, è verissimo. Ma nell'età in cui siete...

SABINA:        Che età, che età? Non sono una giovinetta; ma sono ancor fresca donna, ed ho più spirito e più buona grazia di voi.

GIACINTA:        Io, se fossi in voi, mi vergognerei a dire di queste cose.

SABINA:        Per che cosa ho da vergognarmi? A una donna libera, sia vedova o sia fanciulla, è permesso avere un amante. Ma due alla volta non è permesso. Credo che mi possiate capire.

GIACINTA:        Mi maraviglio, signora, che parliate in tal modo. Fate quel che vi piace. Io non entrerò più ne' fatti vostri, e voi non v'impicciate ne' miei. (Parte.)

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