Notizie terribili dei processi della Giovane Italia dava il Mazzini in una sua lettera, diretta a Charles Minnet (forse pseudonimo di Celeste Menotti) che io vidi nella collezione Foresti di Carpi. È documento importante anche per la firma, dacchè Mazzini vi adottava (non saprei per qual causa) lo pseudonimo di Giulini, anzichè il nome di guerra “F. Strozzi”, assunto nella Giovane Italia’, Stile e grafia non lasciano dubbio sull’attribuzione della lettera al Mazzini:
Ginevra, 23 luglio 1833.
Ho ricevuto la tua del 17 Luglio: l’ho intesa benissimo e risponderò. Mi duole assai che tu sia malato degli occhi: bada a non affaticarti di troppo e non trascurarti, perchè ora più che mai giova tener conto degli occhi e della salute. Abbiamo gravi obblighi da compiere.
Non so se abbiate nuove d’Italia; gli arresti proseguono con un’imperturbabilità che stordisce. Molti sergenti a Nizza, e più borghesi in Alessandria. Un capitano del reggimento Aosta, con cinque sergenti, in fuga. Un sergente arrestato. E via così. Alla fine del mese, 9 o 10 individui, tra i quali un ufficiale d’artiglieria, quel Thappaz, che i giornali francesi hanno fucilato due volte, avranno il loro giudizio a Genova, chi sa quale.
Il sergente d’Aosta, nel primo interrogatorio alla dimanda d’uso se sapeva perchè fosse stato arrestato, rispose: per tal causa, per la quale potreste arrestare tutto il Reggimento. – Alla allegazione di 6 avvocati genovesi, che hanno dimostrata la illegalità delle Commissioni militari applicate ai borghesi in onta alle costituzioni stesse del regno ed ai reclami del Senato di Torino sullo stesso oggetto, il Re ha risposto: la loi c’est ma volonté. Le rivelazioni dell’ufficiale Pianavia sono la principale sorgente di tutti gli arresti successivi. Costui era tutt’altro che agente provocatore – la paura della morte lo ha fatto infame. Sette sergenti gli furono fucilati sotto la finestra in Alessandria, mentre egli era in prigione: e l’ottavo doveva essere egli stesso, ove non rivelasse. Un suo fratello avvocato gli fu mandato da Genova per indurlo, atterrendolo. Ogni specie di tormento morale fu messo in opera. Ed egli rivelò. Fatto il primo passo nella via dell’infamia, si vide perduto nella opinione de’ buoni, rovinato co’ patrioti, e si lasciò trascinare a percorrerla tutta. Ora par preso da una febbre di rivelazioni: il Governo con continue minaccie, con un dirgli incessantemente, non basta, non potete fuggir la morte ove non riveliate altro, lo riduce a false accuse contro gente innocente. Or chi è più infame tra lui e il Governo?
Il popolo atterrito dai primi colpi, incomincia ora a rilevare il capo e mormora altamente. In Alessandria, per tutto v’è un fermento, un grido d’orrore contro il Governo e Galateri, governatore d’Alessandria.
A Genova il governatore era uomo piuttosto dolce; ora gli si è sostituito Paolucci, il nemico di Carlo Alberto, il direttore della congiura a favore del Duca di Modena nel 1831; tanto è l’obbligo che Carlo Alberto ha contratto coll’Austria e tanto l’impegno dell’Austria a impossessarsi per mezzo di sue creature delle principali cariche.
L’Austria trasmette le liste degli individui da arrestarsi, veglia ed aspetta per raccogliere il frutto delle sue trame. L’idea fissa dell’Austria è quella d’inoltrarsi in Italia, come quella della Russia d’impossessarsi presto o tardi di Costantinopoli. Il modo con cui gli agenti sardo-austriaci parlano della Francia è rivoltante, ma pur troppo giusto.
Così vanno le cose; intanto il malcontento è al colmo, e se la menoma perturbazione avesse luogo in Francia, tutta Italia sarebbe in fiamme. Ma i francesi non sanno cogliere il momento: quando vorranno levarsi e inciteranno i popoli ad imitarli, sarà tardi.
Addio, scriverò al vecchio (Buonarroti) come tu mi dici: sento anch’io il bisogno di ringraziarlo e gli sono riconoscente.
Tu amami, scrivimi e credimi sempre
L Giulini.
Mr. Charles Minnet
Paris
aux Batignolles
Rue St. Louis, n. 60.