L. Gli emissarii mazziniani. – S. Castiglione.

Su uno di questi primi emissarii mazziniani – Silvestro Castiglione – bei documenti conservava la collezione Foresti di Carpi. Il Castiglione fu uno de’ patrioti arrestati con Ciro Menotti, e scampò a fatica dalle carceri austriache di Venezia, ove sua moglie morì di stenti per assisterlo! Ad Enrichetta Castiglione, nata Bussoli, sorella di dolore e di eroismo a Teresa Confalonieri, consacrò appunto Mazzini commoventi pagine nella G. Italia (Scritti, III, 51-57). Il marito di lei, emigrato in Francia – ove mancò, secondo il Vannucci (Martiri, II, 155) nel 1836 – fu, per qualche anno, uno dei più attivi e fidati viaggiatori della G. Italia: e Mazzini lo scelse a suo rappresentante nelle trattative che condussero più tardi alla fondazione della Jeune Suisse. Le lettere scritte al Castiglione da Mazzini – proprio in quel tempo, in cui, per eludere la polizia francese, viveva recluso in casa Ollivier – ci fanno in parte sorprendere l’occulto e febbrile lavorìo che precedette la spedizione di Savoja del ’34.

Caro Amico,

Eccoti una commissione, commissione che può tornare in nulla, ma che può pure produrre qualche vantaggio – non foss’altro, riuscirà utile l’estendere le corrispondenze della Giovane Italia. Se non per l’azione, ne risentiremo i vantaggi dopo l’azione, quando i legami co’ patrioti stranieri potranno avvertirci delle trame che ci tenderanno i nostri nemici.

Ti mando tre lettere: esse sono dirette a tre patrioti svizzeri, decisi per le nostre dottrine. Jules Sambuc è giovine che fu processato a Parigi dopo il luglio per cospirazione repubblicana. Degli altri due so nulla, se non che sono ottimi. De’ modi che ad essi convengono giudicherai dalla prima conversazione.

Presenterai ad essi le tre mie lettere. Le mando aperte, onde tu leggendole ne tragga in certo modo le tue istruzioni, senza ch’io le ripeta qui. Si tratta insomma di stabilire una relazione regolare tra noi e i patrioti svizzeri. Di vedere a che ne sono – se cospirano o no – se hanno un’organizzazione o no – a che cosa tendono, ecc. Di cacciare le basi d’un accordo d’aiuti e d’operazioni simultanee nel caso che o noi insorgessimo o si rompesse una guerra europea. Di vedere se noi potessimo avere aiuti da loro, sia in armi, sia in viaggiatori, sia in altro.

Gli Svizzeri anche patrioti non sono gran cosa in fatto di spirito europeo o simpatia per altri popoli. Bensì han questo di buono: aborrono altamente l’austriaco e respirano guerra contro di esso. L’odio dev’essere il nostro vincolo. Predicalo come lo senti, e sarai ascoltato. Degli altri non so, ma il Sambuc è impregnato di tutte le idee repubblicane europee che fermentano in oggi nelle teste dei giovani repubblicani di Parigi. A lui parla arditamente quanto sai.

Presenta le lettere commendatizie. Poi le mie.

Quando ti paia che essi le accolgano con favore e non ti sembrino discosti dal trattare un accordo con noi, usa allora della carta che io pure t’acchiudo e che contiene le basi generali dell’accordo, che dovrebbe passare tra noi ed essi. Medita queste basi, onde tu possa discuterle con essi e sciogliere le obbiezioni che ti facessero. Quando insorgano divergenze tali che tu non creda poterle definire, scrivi a me o fa che scrivano essi. Esortali a ogni modo a intavolare una corrispondenza con me. Tu non rimarrai sempre nella Svizzera, ed è urgente che tutto rifluisca nel centro.

Ad essi, poi, quando si mostrino proclivi all’accordo, chiedi le loro esigenze: chiedi, espongano schiettamente le condizioni che porrebbero all’accordo; e protesta della nostra tendenza ad assisterli ed affratellarci con essi. Richiesto del nostro simbolo, spiegalo pure. Narraci repubblicani come noi siamo, uomini del popolo, decisi ad usare energia, risoluti a non deporre l’armi come l’altre volte.

So ciò che richiedono da noi, ti par tale da poter noi darlo, prometti addirittura ed obbligati per noi. Se ciò che chiedono è importante o non sai bene se sia in nostro potere, chiedi tempo per esporre al centro e scrivi.

Per ora non saprei dirti altro. Terrò norma dalla tua. Del resto dalla lettura attenta delle lettere mie e delle basi d’accordo potrai cavare il modo di dirigerti. Pel resto mi affido a te.

Promettevi un ragguaglio di cose intraprese da te per la nostra causa. Ti prego a spedirlo. Scrivi, perdio, un po’ più sovente. Ho ricevuta la tua seconda per Firenze e la invio domani o dopo dimani al più tardi.

So che aiuti il giornale. Se raccogli denaro, cerca mandarlo. Abbiamo bisogno anche del poco. La stampa mi consuma ogni soldo, e v’è necessità di rimarginare le piaghe. Il terzo fascicolo esce finalmente nella settimana e lo manderò. Son tanto regolato che non so a quanti nè a chi.

Tu sei amico di Pepoli. Hai veduto le lettere ch’io gli ho scritto. Spronalo. Egli ha una influenza della quale deve giovarsi a pro’ della patria. Lo temo inclinato a valersi di relazioni vaghe ed incerte, e queste non bastano.

Vogliamo del positivo – del positivo in uomini e denaro. Se no, non faremo nulla. Pregalo sì che egli scriva a Mamiani. M’avea promesso da oltre quattro o cinque mesi alcuni cenni biografici intorno al gen. Ramorino, e dall’interno me li richiedono come affamati. Potrebbero riescir utili, perchè sventuratamente abbiamo bisogno di nomi e conviene popolarizzare i pochissimi che abbiamo.

Se hai gente all’interno dalla quale tu creda poter cavar danaro, tieni corrispondenza e richiedi. Ritieni che è necessario un fondo considerevole per armi ed altro, e che dove il patriottismo grande non concede, che i pochi s’assumano di formarlo; è necessario valersi a formarlo di tutto e di tutti.

Fabrizi t’ha scritto per la tua Enrichetta. Tu provvedi: io vedrò la risposta che gli darai. L’articolo mio uscirà infallantemente nel 4° numero.

Scrivi, amami e credimi tuo fratello

P. Strozzi.

P. S. Ti prego a recarti col bigliettino acchiuso presso il sig. Benigno Bossi chez Mad. Romilly, Magazin d’eaux minerales à la Furtery. Egli è un buon nostro, esule del 1821. Parlagli della missione che hai per gli svizzeri e richiedi consiglio. Però dirigiti in generale dietro le istruzioni. Potrebb’essere che il nome di Sambuc, p. e., gli spiacesse come nome di troppo esaltato. Io non conosco il Bossi che per corrispondenza: lo so buono, ma non so come stia in fatto di calore d’opinioni. Abbraccia Pepoli ed amami.

Incarico un giovine nostro od ottimo, attualmente a Basilea, di presentarne una quarta a Monsieur Stockmann, préfét à (illeggibile), ancien évêché de Bâle. Puoi dirlo a chi, di quei che devi vedere, lo conosce.

Spero che essi parlino il tedesco, nel qual caso tu sei l’ottimo per loro.

Se v’è tra loro, ciò che io non credo, chi conosca l’italiano, offri gratuitamente il giornale. Scrivi in quel caso e l’avrai.

Senti: non t’offendere se io ti fo una osservazione sopra una difficoltà di fatto, che alcuno fa insorgere. Io non so se tu conosca abbastanza il francese per disimpegnare codesta missione. Dimmelo francamente: se ti conviene aggiugnerti Pepoli, pregalo a nome mio, ma va anche tu. Scrivimi. Anche il Bossi se volesse potrebbe giovarti.

Monsieur Sylvestre Castiglione.

(Ottobre 1832)

———

Monsieur,

Je devais vous remettre cette lettre moi-même: j’aurais embrassé avec ardeur l’occasion de serrer la main à un des meilleurs patriotes, dont l’activité nous a été révélée par quelques lignes d’un journal que la presse périodique a dans le temps réproduit. Je ne l’ai pas pu. Le gouvernement français m’empêche de voyager librement en France, en me réduisant, si je veux rester à portée de mes concitoyens, à une prison volontaire. Les journaux vous ont peut-être appris mon affaire, ma protestation et la détermination que j’ai prise de ne pas quitter le sol de la France. J’ai dû, en conséquence, vous adresser un intermédiaire. Celui qui vous presentera ces lettres est un de ces hommes qui ont été dernièrement délivrés des prisons de Venise. Ayez toute confiance en lui. C’est un brave et loyal officier.

Il vous dira l’objet de sa mission. Il vous donnera, si vous vous intéresserez à l’accomplissement de cette mission, les moyens de vous mettre en correspondance avec moi, comme centre des travaux qui se font maintenant en Italie. Nous nous organisons activement sur toute la surface de la Péninsule et sur d’autres bases. Jamais, jusqu’à présente l’Italie ne s’est levée toute entière pour la lutte. Nos tentatives ont été toujours partielles. Par cela même elles devaient échouer. Car, nous n’aurons jamais de salut qu’en nous levant à la fois, sur tous les points, et en organisant une guerre nationale, révolutionnaire, populaire, forte de toutes les ressources qu’un pays tel que le nôtre présente, depuis le pavé des barricades jusqu’au coup de fusil du guerillero sur la cime de nos montagnes. Nous avons été jusqu’à ce jour trompés et livrés à nos ennemis pieds et poings liés par des hommes, doctrinaires dans l’âme, qui n’ayant pas l’énergie nécessaire pour diriger les révolutions possèdent néanmoins l’adresse et l’ambition nécessaire pour les dominer et les anéantir. Ils ont étouffé notre enthousiasme et negligé l’appel aux masses, qui seul peut nous sauver. Maintenant et gràces à trois expériences amères, nous connaissons l’écueil et nous n’irons pas y briser le flot révolutionnaire. Nous nous sommes émancipés des hommes du passé: une ligue de jeunesse s’est formée depuis Reggio en Calabre jusqu’aux Alpes, et c’est au nom de cette Ligue toute républicaine que je vous demande d’appuyer de toutes vos forces et de toute votre influence l’union que je voudrais voir s’établir entre les patriotes suisses et les patriotes italiens. À vous, je crois n’avoir rien de plus à dire. Entre nous patriotes dévoués, hommes à croyances larges et européennes peu de mots suffisent, et tout est dit, lorsq’on s’est dit: vous pouvez être utile à l’établissement des libertés populaires en Europe, et à la cause sacrée de l’indépendance des peuples. Notre envoyé vous dira le reste.

J’attendrai impatiemment une réponse. Croyez a moi.

23 octobre 1832.

Votre aff. Joseph Mazzini.

Mr. Jules Sambuc
Rue de Bourg, n. 19, Lausanne, Canton de Vaud.

———

31 dic. (Marsiglia, 1° genn. 1833 timbro postale).

Caro Amico,

Ebbi la tua: non ti scrivo che poche linee; spero che tu sia tuttora in Ginevra, e ho bisogno di sapere se hai determinato recarti in Firenze o no. Ho commissioni a darti, che possono riuscire importanti, ma ho deliberato sospendere, finchè io non sappia qualche cosa di certo sui tuoi progetti. Mandarti cose, che mi converrebbe riavere per rimandare altrove, non riescirebbe che a perdita di tempo ed impiccio.

Scrivimi dunque a posta corrente, e dimmi se intendi effettuare il progetto.

Dimmi anche che uso hai fatto della lettera Pisani, ecc.

Ho veduto il progetto della stamperia, buonissimo in sè, ma non posso contribuire e mi rivela un senso di sconforto in Pepoli ed in te, che mi dà dolore. Come diavolo cacciarsi in un’intrapresa lunga e lontana, e consacrarvi fondi anche pochi, mentre secondo ogni probabilità noi nella primavera tentiamo – mentre noi stessi abbiamo una folla di scritti da darsi alla stampa e diffondersi – mentre è necessario che tutti dal più ricco al più povero poniamo fin d’ora il nostro obolo per la patria e per accumular materiali? – Io ti parlo aperto: non son ricco, come tu dici; ma i 500 o 1000 franchi che io porrei per la stamperia, impresa lunga, ed utile sì, ma indirettamente, all’Italia, li consacrerò alla compra d’un 50 fucili. Che sono 50 fucili? Molto più che non alcuni volumi di scritti francesi: armano 50 uomini e formano da sè una piccola banda sussidiaria alle bande madri. Poni dunque che tutti noi, tu, Pepoli, Bossi, io e chi altri possa, facciano lo stesso, noi avremmo il materiale di 5 o 6 piccole bande, in altri termini di un 200, o 300 uomini di montagna armati. Or sappi che dalle sole valli di Fontanabuona, nella riviera di Levante Ligure, mi chiedono 500 fucili. Ed io ho detto sempre e ridirò, che dove noi tutti non incominciamo a valutare anche il da 20 franchi che vale un fucile, e raccogliere imperturbabilmente materiali anche cominciando dall’unità, non faremo nulla. L’esempio può tutto. Per queste ragioni, bench’io lodi il progetto, diretto com’io sono da altri bisogni e da altre speranze, non posso aiutarlo. Del resto non intendo influire in nulla il vostro consiglio.

Domani scriverò al Bossi, a cui ho spedito un pacco di dialoghetti popolari, ecc., per la Lombardia. Se vedi Ciani, il fratello di Giacomo, attualmente a Ginevra, salutalo per me; digli che io gli scriverò e che solleciti l’invio per la diligenza di quelle cose che egli tiene per me.

Il 4° numero esce tra otto giorni ed io ti prego a dirmi quanto sai de’ soscrittori, a’ quali dovrò spedirlo e che intendono riabbonarsi. Essi possono pagare nelle mani del Bossi.

Amami, abbraccia per me l’ottimo Pepoli, e credimi tuo fratello

P. Strozzi.

Mr. Sylvestre Castiglione
Rue Petits Philosophes, n. 291

Genève.

———

27 (Lione, marzo 1833, dal timbro postale).

Caro Amico,

Ho ricevuto la tua dei 15 ch’è giunta tardi, perchè ha dovuto venirmi da Marsiglia, dov’io non era più. Mi siano dunque di scusa le circostanze che tu a quest’ora devi sapere, circostanze gravi per noi più che forse non credi e che hanno posto me in pericolo imminente di essere arrestato e cacciato in prigione per 4 mesi, ciò che come vedi avrebbe rovinato le cose. Lamberti è partito da Marsiglia per Ginevra. La Cecilia per Tours, Modena presto per Montpellier. Io sono per ora a Lione e scrivimi in questa città all’indirizzo M. César Moretti rue d’Artois n. 9, sotto coperta M. Joseph.

Concedi che io ti parli franco. Tu trattando a quel modo coi francesi hai fatto cosa ottima, come tutto ciò che hai fatto finora. Ma hai oltrepassato i confini del tuo mandato. Come hai tu potuto disporre di me senza consultarmi neppure? Come hai potuto dire che io sarò il 10 a Ginevra, (mentre per fare un passo ho bisogno di più cautele che non s’io avessi assassinato Filippo? Ed oltracciò come hai tu potuto dire ch’io farei un viaggio, che io m’abboccherei con Pisani, ch’io chiamerei due miei viaggiatori dall’interno, tutto questo sulla speranza di concludere qualche cosa, mentre un giorno solo di ritardo nelle corrispondenze italiane è fatale?

Pagheresti il viaggio? Anch’io lo pagherei, se al luogo dove andassi sapessi che o mi sborsano 100, 200, 300 m. franchi per la causa italiana, o mi depositano 1000, 2000, 3000 fucili; ma io so cosa sono questi convegni: fate, noi faremo, e v’aiuteremo. Credi, la è così. Per questo io, perdonami, non mi muovo.

Stimo notabilmente Cavaignac e Carrel. Ma sai tu che la società Aide-toi richiesta di accettare alcune azioni di 200 franchi per lo stabilimento di un giornale patriota in Marsiglia ha risposto non poter per ora prenderne una sola? Sai tu che due mesi fa i repubblicani fecero un appello a tutte le casse dei Comitati provinciali per pagare un’ammenda di 6000 franchi alla Tribune? Sai tu che non hanno un soldo per far comparire il loro giornale repubblicano l’Européen, che dovè cessare per mancanza d’abbonati? Carrel e gli altri potrebbero aiutarci, se lo volessero, forse di pochi fucili, ed anche di questo dubito assai, e ne han bisogno essi medesimi quando intendano operare.

L’aiuto che potrebbero darci sarebbe quello d’operare un moto prima, o contemporaneamente a noi – e questo è che l’Europa aspetta da loro. Fino a quel momento, e col governo che hanno, non v’è di che sperare. Tu non eri al ponte Beauvoisin o alle frontiere spagnuole. E ciò non pertanto è bene il porsi d’accordo – è bene serrar dei vincoli – ma finchè non v’è più positivo, io, ripeto, non mi muovo.

Voi tutti, perdonami la franchezza, non volete intendere ancora che val più un fucile che due Congressi – che dove v’è armonia e vera intenzione d’agire i Congressi sono inutili; dove non è, i Congressi son derisioni. Che se v’è un patriota capace di spendere 2 m. franchi per un congresso, egli dovrebbe subito subito comperarne tanti fucili e inoltrarli alla frontiera o darli a noi, se in noi ha fiducia. Che è tempo di non pensare che all’Italia, ma a quel terreno che è fra l’Alpe e il mare – che è tempo a 10, a 20, a 100 franchi per volta accumulare, ma presto, un fondo qualunque per valersene al momento.

A questo io penso – e oggimai nol dico più a nessuno, salvo a quei dell’interno, perchè quei dell’estero non vogliono concretare.

Cosa direbbe Pisani in un Congresso? Lo dica a me, per dio – farà più presto e meglio. Ha fiducia? Ha uomini suoi nella milizia piemontese? Ha armi? Ha denaro? Lo adoperi e s’intenda con noi pel tempo. È tra noi italiani che dobbiamo intenderci, non fra italiani e francesi. S’essi vorranno aiutarci davvero, sanno come fare: armi e danaro o rivoluzione. Mandino essi un loro all’interno, agli indirizzi che noi daremo, e vedranno la verità, se non amano credere a noi.

Non pensare alla tua parola. Ti svincolerò io con Carrel, e in modo che non lasci sospetto sopra di te. Di questo ti do io parola d’onore.

Scrivo in fretta, ma ti scriverò più a lungo. Perdona la sincerità ed amami sempre. Spero soccorsi d’azione potenti, ma prima d’altrove che dalla Francia. Per ora non posso dirti di più e credimi fratello tuo

F. Strozzi.

Pel giornale, carte, cambiali, scritti, ecc., il recapito e l’ordine è Ange Usiglio – Rue de l’Arbre (?) n. 12.

Mr. Sylvestre Castiglione

à Paris

Poste-restante.

Share on Twitter Share on Facebook