Trascrivo le stesse parole del sen. Guerrieri-Gonzaga:
(Roma, 6 maggio 1905).
Egregio Amico,
La lettera pubblicata dal Giornale d’Italia, di Mazzini è la sola di qualche importanza che mi rimanga con altre pochissime, che sfuggirono al loro fato e che ho care, sebbene di scarso interesse.
Mi rallegro pensando ch’Ella scrive del Mazzini, che fu certo il singolarissimo profeta dell’unità con Roma capitale.
La sua lettera mi richiama in mente un ricordo della mia dimora in Ginevra, proprio allora che Mazzini, a capo del Comitato rivoluzionario europeo, aveva ordito la congiura di Mantova, ed emesse le famose cartelle del prestito. Si erano iniziati i famosi processi, ed Anselmo ed io si dimorava ai Pâquis, che era una distesa di prati ombreggiati da belle piante fuori delle antiche mura del Vauban, tra la strada che va a Losanna e le amene rive del lago.
Mazzini lo si credeva ritornato a Londra, dacchè sui canti delle contrade di Ginevra si leggevano i decreti del Consiglio federale che bandivano il cospiratore italiano dalla Svizzera. Quei decreti erano controfirmati da James Fazy, il capo del governo cantonale di Ginevra. Questi dimorava in una sua villetta ai Pâquis, poco lontana da quella dove Anselmo ed io eravamo in pensione presso un fabbricante d’orologi.
Anselmo ogni sera recavasi in casa del Fazy e frequenti letterine della scrittura del Mazzini, a me ben nota, gli giungevano. Così seppi da Anselmo che Mazzini era ospite segreto del Fazy stesso.
Ai Pâquis c’era tutta una colonia di emigrati italiani, francesi, tedeschi ed ungheresi: eletto stuolo di ben noti personaggi, che avevano primeggiato nei repressi moti del ’48-49. E tutti quegli emigrati aderivano più o meno esplicitamente alle idee del Mazzini, che si adoperava a preparare la via ad un rivolgimento europeo, che avrebbe affratellato le nazioni in una confederazione repubblicana, a somiglianza di quella degli Stati Uniti d’America, ma con più larghi intendimenti di fratellanza umana.
Meraviglioso fascino questo del Mazzini, al quale io esitava a piegarmi per l’indole mia repugnante alle cospirazioni e a quel non so che di mistico che era nell’indole del Mazzini.
(Segue la narrazione dell’episodio, riferito nel testo della conferenza, a pag, 85).
Le stringe la mano
il suo aff.°
Carlo Guerrieri.