DESIDERIO.
.....Dimenticasti
Che ogni nostro travaglio è gioja a questa
Italica genìa, che diradata
Dagli avi nostri, che divisa in branchi,
Noverata col brando, al suol ricurva,
Che d'arme ignuda, che di capi scema,
Ancor, dopo due secoli, siccome
Il primo giorno, odia, sopporta e spera.
...............
ADELCHI.
Ma in forse, o Padre,
Della risposta d'Adrian tu stai?
Di lui che, stretto di cotanti nodi
A questo Carlo, ecc.
...............
DESIDERIO.
..............Questi i consigli sono
Del mio figliuolo Adelchi? - Istrutti noi,
Non discorati dall'altrui sventura,
In più felici dì, la tronca impresa
D'Astolfo adempirem. Non più sguernite
Siccome allor, le Alpine valli aperto
Al tornato invasor prestano il letto,
Ma di bastite e di guerrier le sbarra
Impenetrabil argine. Si scote,
Di sotto al piè del Franco, il conculcato
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Sassone e sorge, e, del tributo invece,
La punta della spada gli presenta.
Assai fia questo ad occuparli. Esclami
A sua posta Adrian; nemmen la gioja
Gli sia concessa di mirar la faccia
D'esti alleati.
ADELCHI.
Ah! gli alleati suoi
Son da per tutto, oltre i due mari e l'alpe,
Intorno ad esso, intorno a noi. Le mani
Ei leva al cielo, e mille mani al cielo
Son levate in un punto: il suo desio
Diviene il prego delle genti. Ei parla,
E la terra risponde.
DESIDERIO.
Ebben, la terra
Quei Romani pastor forse non vide
Alla Gotica possa ed alla Greca
Obbedire, e tacer? Si mosse allora
Per sottrarli a tal giogo? Il santo seggio
Di Pier, le chiavi a lor da Dio fidate:
Questa è la forza lor; ma ciò che vale
Il dì della battaglia? Il mondo, o figlio,
È della spada.
ADELCHI.
I Goti! i Greci! o padre,
Ove son essi mai? Su questo suolo
Sparso del sangue lor, vinto....
Io li ricerco; uno è sparito, e l'altro
Dalla mano allentata a poco a poco
Lascia sfuggir la preda, e senza guerra,
Senza compianto e senza gloria, spira.
E testimonio della lor caduta,
Non ozioso testimon, d'entrambi
[123]
Le spoglie afferra il sacerdote, e saldo
Di lor ruine si compone il soglio.
Tutto ei non tragge il suo vigor dal Cielo:
Un'altra forza, una secreta forza,
Da quella terra, che gli è madre, attigne.
Figlio di Roma, ei non comanda a' vinti:
A' suoi fratelli antichi, a quelli, ond'ebbe
Ogni poter, comanda. È sovra gli altri,
E non opprime; ei degli oppressi il muto
Dolor raccoglie, e il raccomanda al Cielo.
Egli il pastore, il difensor di questa
Antica razza, onde vittoria avemmo
Ma non mai pace; in mezzo a cui padroni
Ma stranieri viviam. Noi, vincitori,
Chiudere il duol dobbiamo e divorarlo
Nel cor profondo, e, come schiavi, il volto
Atteggiar di letizia e di fidanza;
Ed ei la gioja ed il dolor del paro,
La speme ostenta ed i terrori: e quando
Più d'oltraggi è gravato, e di minacce
Sul nudo capo suo pesa l'oltraggio,
Allor più aperto il mostra. Ei sa che, in tutti
Gl'itali cor, pietà, rispetto accende,
E desio di vendetta. E steril mai
D'un popolo il desio non è del tutto.
E della prova il dì, quando ogni cosa
Scampo o periglio ti divien, chi puote
Senz'affanno pensar che d'ogni parte
Cinto è di gente che il vorria perduto?
Questa seconda scena era resa assai più lunga che non è ora, anche pel fatto che Adelchi ragionava a lungo la proposta di acquistare amici, liberando i Romani; la qual proposta ora è in breve accennata in fine.
DESIDERIO.
Ebben, qual via, fra tanti rischi, hai scorta?
[124]
ADELCHI.
Una intentata, una che forse al sommo
Della possa ci mena, e a gloria eterna
Fallir non puote.
DESIDERIO.
Ed è?
ADELCHI.
Quella che mai
L'Erulo e il Goto non calcò, nè il Greco,
Nè alcun di lor, che, pria di noi, in questo
Suol regnaro e perir. Vedili, o Padre,
Assalirlo a vicenda, insanguinarlo,
Possederlo e sparir; l'italo cielo
Ratto coprir come procella estiva,
E sgombrarlo del par: tutti all'acquisto
Gagliardi, e imbelli alla difesa tutti.
Noi successor d'esti caduti, il piede
Terrem nell'orme lor? Dagli anni miei
Non misurar le mie parole. Aperta
È un'altra via di scampo; osiam d'entrarvi
Noi primi, osiamo d'esser giusti,.....
E saremo invincibili. Un'infausta,
Immensa forza è presso noi, soltanto
Che vogliam farla nostra; e in sen di questa
Terra antica s'asconde. Àprila, e tosto
Scaturir la vedrai da questo suolo;
Che facil preda era finor, che sempre
Sarà fin che due popoli nutrica
E non è patria di nessun, fintanto
Che di fratei non sia convento, ed ogni
Uom che il calpesta un difensor non sia.
Oh! tuttavolta che dell'Alpi al sommo
Un nemico s'affaccia, ansj e desiosi
Noi domandiam: quanti son essi? e i nostri
Vessilli in fretta noveriam, tremando
Che gli uomini all'impresa, e alla virtude
Manchin le forze. Gli uomini! a stormo
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Gli abbiam dintorno a noi. Questi che al solco,
Ad ogni ovra servil curvi teniamo,
Chi sono? i figli di color che al mondo
Dieder la legge un dì. Gregge di schiavi,
Spesso tremendo, inutil sempre, in fido
Stuol rinascente di guerrier devoti
Trasmutarli, sta in noi. Togliamo i ceppi
Da quelle mani, e rendiam loro i brandi.
Siamo i lor capi, o padre. Ardua è l'impresa,
Sì, ma d'onor, ma di salute è piena,
E di pietà. Dell'itala fortuna
Le sparse verghe raccogliam da terra,
Il fascio antico in nostra man stringiamo:
Dei vincitor e dei soggetti un solo
Popol facciamo, una la legge, ed una
Sia la patria per tutti, uno il desio,
L'obbedienza, ed il periglio.
E dopo molti versi, ridondanti di varianti e di cancellature, nei quali Adelchi continua a manifestare il suo animo e l'ardore della sua convinzione, seguono questi:
Chiuse in Italia ci saran quai porte?
Di Roma i figli al redentor vessillo
Si stringeran volenterosi intorno.
Essi che, scosso il Greco giogo, e in forse
Di lor novella libertade, un capo
Van dimandando, un capo: e poi che altronde
Sperar nol ponno, dall'altar l'han preso:
Con che pietà, con che ostinata fede,
Te seguiran, s'esser lo vuoi, te nato
In campo, o padre, alla vittoria avvezzo!
E riverito e non tremendo, il Sommo
Pastor, dal dì che questo suoi più schiavi
Da ribellar non abbia, nè tiranni
Da maledir, tratto l'usbergo, ai santi
Studj tornar dovrà: re delle preci,
Signor del tempio, a chi guardar lo sappia
Il Campidoglio sgombrerà. Concorde
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Qual era un dì l'itala terra ancora,
Divorerà gli assalitori; e noi
Vi porrem le radici, e ne saremo
Gridati i padri, i salvatori; e nostra
Dirla potrem davvero.
DESIDERIO.
Oh qual tempesta
Sollevi tu nel mio pensier! Su questo
Ripido, oscuro, arduo sentier tu dunque
Non temeresti di gittarti?..... Io mai
Del tuo valor dubbio non ebbi: un prode,
Più che un prode tu sei. Sì, figlio! Un alto
Disegno è il tuo; non ch'io l'abbracci: il fato
Cangiar del mondo, no, di due mortali
Opra non è: solo il tentarlo è morte.
Troppo da quel che in tuo pensier ti fingi
Diverso il guiderdon saria. La belva,
Amareggiata dai tormenti e stretta
In catene, alla man che la discioglie,
Il primo morso avventa.....
.....................O triste o lieto,
Giusto o non giusto, a tutti noi segnato
Troppo chiaro è il destin: l'impero a noi,
Ai soggetti il terror, l'odio ad entrambi.
.........................................
.................E poi, coll'onta
D'aver ceduto anco a' Romani il campo,
Dì che farai?
ADELCHI.
Nulla, o Signor, fintanto
Che null'altro stromento all'opra avremo
Che una gente divisa. Il core, o padre,
Basta a morir, ma la vittoria e il regno
È pel felice che ai concordi impera.
Oh quante volte invidiai codesto
Carlo che abborro! Ei sovra un popol regna
D'un sol voler, saldo, gittato in uno
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Siccome il ferro del suo brando, e in pugno
Come il brando lo tiene. Odio l'aurora
Che annunzia il dì delle battaglie: è peso
L'asta alla man; se nel pugnar guardarmi
Deggio dall'uom che mi combatte a fianco.
DESIDERIO.
........................Ah non temer: devoti
Gli avrem quel dì che a certa e facil preda
Li condurrem. Carlo è lontano; ed altro
A cor gli sta che il Pastor santo e il suo
Gregge tremante, che servir non vuole
E che pugnar non sa. Si scote alfine,
Di sotto al piè del Franco, il conculcato
Sassone e sorge, e, del tributo invece,
La punta della spada gli presenta.
Assai fia questo ad occuparli. A Roma
Venner con noi questi sleali; e fidi
Gli avrem quel dì che a certa e facil preda
Li condurrem. Per chi trionfa e regna,
Per chi dona, è l'amor; quegli è tradito
Che dee perir: tutto è leale al forte.
ADELCHI.
Padre!...........................