V.

[Pel Conte di Carmagnola].

Lessing (Dramaturgie, t. 2º, pag. 54, a proposito del Riccardo III, tragedia del Weiss) vuole provare, contro il Corneille, che in ogni caso è vera la massima di Aristotele, che «le malheur, tout-à-fait exempt de faute, d'un homme vertueux, n'est point un sujet pour la tragédie; car cela est odieux». Rivedere accuratamente questo passo sì in Aristotele che in Lessing, e averlo presente nella composizione del carattere e dei patimenti della moglie del Conte.

Esaminare più ponderatamente quel passo del Lessing [pag. 57]: «La pensée qu'il puisse y avoir des hommes malheureux sans la moindre faute de leur part, est en elle-même affreuse. Les Payens avoient cherché à éloigner d'eux[409] cette noire idée autant que possible; et nous voudrions la nourrir, et nous amuser à des spectacles qui la confirment? Nous, à qui la Religion et la raison doivent avoir persuadé qu'elle est aussi fausse que blasphématoire?». - Questo motivo della Religione cristiana, che il Lessing cita per confermare il suo sistema, mi pare anzi che gli faccia contro. Il Cristianesimo,

Venendo in terra a illuminar le carte,

ha talmente cambiate le idee e i sentimenti intorno al bene e al male, all'utile e al dannoso, che mi pare che convenga andar sempre cauti assai nell'applicazione dei principj morali degli scrittori Gentili. Questa vita mortale, che il Gentilesimo rappresentava come avente il principio e il fine in sè stessa, il Cristianesimo ce la fa considerare come vita di preparazione. Quindi gli avvenimenti si riguardano non solo pel diletto o pel dolore che arrecano con sè, ma ancora, anzi principalmente, pei rapporti loro colla vita futura, nella quale sola noi possiamo concepire il compimento d'ogni nostro destino. Quindi quegli accidenti pei quali agli Ateniesi un uomo pareva un homme malheureux, non bastano perchè appaja a noi tale nel più esteso senso: perchè noi sappiamo considerare i dolori presenti come espiazione dei falli, da cui nemmeno i più puri vanno esenti, stromento di perfezionamento in chi soffre, come preparazione a beni futuri, e quindi come veri beneficj della Provvidenza. Questi mali poi, oltre che non sono assoluti perchè compiscono il destino di chi gli sopporta, sono anche temperati assai da due virtù, che sono de' più bei doni che Dio abbia fatto agli uomini: la speranza, e la rassegnazione che da essa viene.

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