XXVIII. LA PIÙ BELLA NOTTE D’AMORE

Il Simun colmò la valle di profumi e volò via.

Le acque del Fella si offuscarono un attimo, poi rischiarandosi come lunghe vasche tranquille cullarono di nuovo le stelle.

Allora la mia voce rotta da singhiozzi cantò:

— Vieeeeni! Vieeeeni! Italia mia! Vieeeeni Amooore! Italia, forma perfetta, ardore sovrumano, voluttà grazia, eleganza, poesia, incendiante passione, ventaglio piumato di sguardi e carezze, sintesi di tutti gli ideali arabeschi del canto, riassunto d’ogni dolcezza femminile, madre – sorella – amante – figlia, tenerezza sommergente, snello ottimismo audace, cascata di luce, rada beata sulle coste del Paradiso, ideale corpo plasmato di nuvole onde spume sogni, forza che si frange in soavità fragilità per rinascere più forte.

Vieeeni, tutti i tuoi nervi tutti i tuoi muscoli pronti sotto la tua pelle bianca, rosea che odora di caprifoglio, ciclami, gaggie! Pelle divina dell’Italia lambita dai mari di seta e sospiri! Ramificazioni di vigne e di vene che sono bizzarre fontane di fantasia!

Italia, sei la più bella! Tutti lo sanno, e ti invidiano. Molti ti odiano, ma tu non li temi e verrai lo sento in questa mia alcova d’acciaio profumata ma insidiata da una doppia corrente di luride forze nere, puzzolenti e bieche. Queste non potranno mai sommergere la mia isoletta, poichè è sradicata, galleggia, su tutte le navigazioni e tutte le velocità. Quando tu sarai qui dentro, nelle mie braccia, potrai abbandonare i tuoi capelli ai forti dinamici Venti italiani che te li profumeranno delicatamente. E tu godraai fra le mie braccia la mia passione fatta di mille passioni. Vieni!... Vieeeeni! Vieeeeni!

La mia preghiera è esaudita. Mentre visito con lo sguardo zelante l’interno della piccola alcova d’acciaio sento la tiepida passione lattea del suo corpo. Ecco il suo profumo di caprifoglio, ciclami, gaggie! Ecco sulla feritoia aperta, la luna... Non è la luna! È il suo ventre bianco, liscio di verginità incorruttibile, eppure così sensuale.

— Vieeeeni! Vieeeeni! Amoooore! Scendi, entra!

Così l’Italia, amore fatto di mille amori, entrò abbandonandosi con morbidi scatti fra le mie braccia. La prendo, la stringo e i miei baci affannosi la svestono per meglio goderla. Urlo di tutti i miei pori felici. Esitazione, terrore delle mie labbra che non possono, non potranno forse inebriare tutta, tutta la sua carne e raggiungere tutte le sue fibre e in fondo in fondo cogliere il fiore dello spasimo assoluto.

Ma il mio cuore vampante centuplica battendo le sue furenti calorie per incendiare tutto in me, muscoli, vene, nervi, tendini, fibre, visceri, pensieri, sogni e meati capillari. Bruciare, bruciare, ardere, arroventarmi liquefarmi in un lago torrente mare Oceano di lava appassionata! Cingerla così del mio conflagrante amore liquefatto!

Sì, sì, diventerò un oceano di lava, più vasto e più cocente degli oceani di fuoco rabbioso che l’Etna e il Vesuvio mal contengono sotto montagne pesanti! Il mio oceano d’amore fumante sarà libero, libero, libero! Ogni capriccio sarà concesso! Ogni sanguinaria carezza potrà sollazzarsi in libertà! Torrido, torrido per te o Italia! Ma quell’oceano di lava prodigiosamente sotto i ventagli della mia poesia si addolcirà trasformandosi in un purissimo mare ingenuo tutto imperlato di tenerezza e gratitudine lagrimanti.

— Sei felice, sei felice?... Guarda, ho sospeso la tua veste di trasparenze fluviali sul rullo dei nastri di cartucce perchè veli di mansuetudine la volontà di luce tagliente della lampadina elettrica. La notte sarà fredda: ho posto nel cruscotto un elmetto austriaco pieno di bragia. L’ardore della bella vittoria tua riscalderà i tuoi piedini che gareggiando in corsa con le code delle comete si sono un poco gelati. Ho fatto puntare le due mitragliatrici della cupola contro le ultime stelle dell’ironia e del pessimismo. Ma sdraiati! Sdraiati! Sdraiati, e riposa in pace. Ho steso sotto i tuoi bei fianchi tre pellicce di generali austriaci. A destra e a sinistra potrai scegliere in quegli scaffali pieni di nastri di destini la più bella fra le molte collane e cinture di cartucce che nelle tue dita si trasformano in preziosi ori – argenti – smalti cesellati. Vengono dalla fabbrica francese di Saint-Etienne. Furono foggiati per adornare la morte dei tuoi nemici, ma le tue dita più sapienti delle onde dell’oceano Indiano riceselleranno quei nastri di cartucce trasformandoli in monili per la tua bellezza in amore... Ti piacciono, ti piacciono i miei baci, lo sento! Vieni! Vieni! Vieni! Entrami nel cuore, o Italia! Godi, godi, godi, amore mio. Sento l’anima tua più intima che dal fondo mi chiama, vuole tendermi le braccia, ma non può, è troppo giù giù, nello imperscrutabile mistero degli amori sovrumani. Dal fondo la tua anima implora una stretta, una piccola stretta delle mie mani! Mi tuffo, affondo nella tua carne per toccarle, toccarle quelle tue piccole mani bianche, tremanti! Ti tendo le mie! Sono vicine, vicine alle tue. Un torrente di baci ancora ancora! Perchè più non vi sia ostacolo al mio slancio. Ora quasi le tocco, le piccole mani della tua anima... le tocco... le ho toccate. Un attimo, ancora ancora! Un altra stretta... Felicità, felicità, felicità!... Ogni segreto rivelato. So finalmente perchè ti ho tanto amata! So perchè si può morire, e rimorire e rimorire cento, mille, un milione di volte per te!

Ora dorme fra le mie braccia la bella innamorata col suo sorriso di rosa bianca che tremi estatica tra brezza e raggi all’alba nei giardini. Nel cruscotto sotto i suoi piedini bianchi, langue e agonizza la bragia rossa di crudeltà guerresca nell’elmetto austriaco.

Sull’Italia e su me riposanti veglia la dura volontà futurista della lampadina elettrica. È irritata di sentirsi avvolta nella veste di notturne trasparenze obliose.

Fuori scorre il fiume monotono di bestiami sanguinari balordi e cocciuti, ormai vinti e domati con la loro anima puzzolente in dissoluzione. Anima che vorrebbe ancora ammorbare con lingue vendicative l’indulgente e generosa respirazione umana del nostro divino amore nella nostra alcova di acciaio. Ma quell’anima irta di mille tanfi bestiali non penetra più...

In alto sui monti vegliano i Venti, i grandi Venti italiani strapotenti e profumanti distributori di Libertà spirituale, fantasie interplanetarie e assoluta bontà umana.

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