Alcune verità storiche

sulla rivista «Lacerba»

Nella irruente vitalità del Futurismo italiano provata dalla disinvoltura sua nel capeggiare e vincere le recenti battaglie in difesa delle nostre arti moderne e delle realizzazioni architettoniche del Regime sono apparsi numerosi articoli pieni di buona volontà e d’inesattezze sulla famosa rivista fiorentina futurista «Lacerba»

Credo opportuno correggere queste inesattezze

1. Non vi sono mai stati dei futuristi diversi e opposti cioè un Futurismo milanese e un Futurismo fiorentino ma vi fu e si sviluppa un solo Futurismo italiano logicamente nato nella più meccanicista e industriale città d’Italia Milano e propagatosi fulmineamente in Italia e nel mondo grazie ad un’attività straordinaria di viaggi conferenze comizi letterari e artistici giornali e riviste con gettito continuo di Manifesti e Proclami

2. Entrando e dominando dopo i primi numeri interamente la rivista «Lacerba» fondata e diretta da Giovanni Papini e Ardengo Soffici il Futurismo italiano precisò subito ed intensificò il suo carattere-funzione-definizione di orgoglio italiano svecchiatore novatore velocizzatore

3. Il Futurismo italiano sventolò subito questi suoi motti preferiti Marciare e non marcire Abbasso i musei e le Biblioteche Guerra sola igiene del mondo Abbasso il socialismo Evviva la gioventù creatrice Evviva la originalità Verso libero e parole in libertà Religione della velocità La parola Italia deve dominare sulla parola libertà Gloria all’estetica della macchina Morte al verismo Viva la sintesi e la trasfigurazione degli oggetti Linee forza e dinamismo plastico compenetrazione e simultaneità Arte dei rumori e creazione di nuove arti Tattilismo Aeropoesia Aeropittura ecc.

4. Accanto a Giovanni Papini e a Ardengo Soffici convertiti al Futurismo brillavano i nomi e gli scritti dei creatori del Futurismo Umberto Boccioni pittore scultore Luigi Russolo pittore musicista e chimico Antonio Sant’Elia architetto Giacomo Balla pittore Carlo Carrà pittore Gino Severini pittore e Aldo Palazzeschi poeta de L’Incendiario e del Codice di Perelà la cui sorprendente fantasia antitradizionale e antilibresca fu da me difesa contro i proiettili vegetali dei pubblici italiani

A «Lacerba» si aggiunse la Rivista «La Difesa dell’Arte» con Ginna Corra Carli Settimelli Chiti Nannelli autori (con me) del primo film futurista e del Teatro Sintetico

Dopo avere da solo dato notorietà letteraria ad Aldo Palazzeschi feci entrare nella redazione di «Lacerba» i poeti futuristi Paolo Buzzi Corrado Govoni Francesco Cangiullo da me già presentati e difesi nelle prime serate futuriste e nella mia rivista internazionale «Poesia»

Aldo Palazzeschi molto prima della nascita di «Lacerba» si era presentato col poeta futurista Armando Mazza al mio fianco nella primissima battaglia del Teatro Rossetti di Trieste poi al Teatro Mercadante di Napoli e al Teatro Chiarella di Torino in violentissime zuffe e travolgenti parapiglia letterari e artistici con feriti e arresti alle quali non parteciparono né Giovanni Papini né Ardengo Soffici

Questi parteciparono soltanto alla serata futurista del Teatro Verdi e al Pomeriggio futurista del Teatro Costanzi e non ebbero la fortuna di vivere pochi giorni dopo la meravigliosa e indimenticabile battaglia nello stesso Costanzi dove alcuni futuristi di Milano Napoli e Roma difesero contro 4000 spettatori di tutte le categorie sociali l’Inno alla Vita che il Maestro futurista Balilla Pratella dirigeva a piena ed eroica orchestra con strascico fuori del teatro sotto la pioggia per le strade e nel caffè Aragno di pugilati e cazzottature rimaste leggendarie

5. Il Futurismo armò violentemente di patriottismo rivoluzionario la rivista «Lacerba» sgombrandola d’ogni culturalismo e d’ogni indecisione ideologica cosicché mi fu facile accordarmi con Papini e Soffici per renderla esclusivamente politica interventista quando scoppiò la Grande Guerra

Boccioni ed io eravamo appena scarcerati da S. Vittore dove il governo ci aveva rinchiusi per la primissima insurrezione interventista contro l’Austria al Teatro Dal Verme e in Piazza del Duomo a Milano bandiere austriache bruciate carabinieri plotoni di cavalleria studenti liberatori zuffe e arresto

Dato il fuoco patriottico che animava il Futurismo la serata futurista del Teatro Verdi di Firenze fu diretta da me contro i socialisti gli anticolonialisti e i pavidi passatisti al grido di Viva Tripoli Italiana

6. Nulla di comune tra la rivista futurista «Lacerba» e la rivista «La Voce» poiché quest’ultima nata con l’intento di accentuare e perfezionare la cultura volle avere una funzione prevalentemente critica socialisteggiante umanitarista anticoloniale e antimilitarista

Il suo direttore infatti per avere offeso e denigrato nei suoi articoli il nostro Esercito raccolse da Enrico Corradini e da alcuni ufficiali abbondanti lezioni di cazzotti

Dalla rivista «La Voce» partirono le prime ingiurie e calunnie contro i pittori futuristi Boccioni Russolo Carrà Severini Balla reduci dalla prima trionfale Mostra di Parigi e ciò provocò la prima spedizione punitiva artistica guidata da me Palazzeschi Boccioni Carrà appositamente partiti da Milano per convertire pugilisticamente i redattori della «Voce» ad un Futurismo ultrapatriottico tagliente esplosivo e senza quartiere

7. È assurdo tentare di descrivere quel Futurismo italiano in moto e in rissa con tutti come una bizzarra corrente di pensiero ed arte pazza venuta da una grossolana Milano per corrompere una elegante e colta Firenze

In realtà il Futurismo si batteva già come una pattuglia temeraria irta di sentimenti lirici e poteva essere paragonato ad un blocco vulcanico incandescente destinato a tutto travolgere quindi ad incendiare anche temperamenti combustibili come quelli di Giovanni Papini e Ardengo Soffici

F. T. Marinetti, Luigi Scrivo, Piero Bellanova

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