Quello che egli è stato.

Come fece Adamo – Un briciolo di diritto romano – Il segreto del dito mignolo – Quando non c'era carta da bollo – Quel che costi un bacio.

E tuttavia è da secoli, che l'umanità, passa attraverso il noviziato del fidanzamento per arrivare al sacramento del matrimonio: è da secoli che questa figura del fidanzato è apparsa nella storia dei costumi, con vesti diverse, potrei dire, anzi qualche volta anche senza le... medesime, perchè il primo fidanzato ha dovuto essere, naturalmente, il primo uomo, ossia il nostro antenato Adamo.

Il quale Adamo ha fatto le cose più alla spiccia, perchè, non avendo un suocero a cui dovesse chiedere la mano della signorina Eva, se l'è presa da sè. Il fidanzamento non sarà stato molto lungo, perchè non vi erano nè carte nè corredi da apprestare, ma, per compenso, ha dovuto essere assai felice – a parte l'incidente del pomo – perchè nessuna coppia è stata mai più fedele, anche tenuto conto che nè lui nè lei potevano commettere dei tradimenti per la semplice ragione che non vi era nessun altro uomo e nessun'altra donna, e il serpente era troppo occupato a fondare una Borsa di Lavoro e ad organizzare una lega di resistenza contro il buon Dio, per immischiarsi in un'avventura amorosa.

Qualche precedente di carattere più sicuramente giuridico si trova più vicino a noi, nella legislazione romana, in cui il fidanzato aveva una speciale veste legale. Presso i romani, infatti, le nozze erano precedute, come da noi, da una promessa che si faceva con forma solenne di stipulazione e perfino con rinfreschi. Non mancava che il tour de boston, che a quel tempo non era in moda, perchè non erano stati creati ancora i five 'o clock. Fino a questa stipulazione la donna si chiamava sperata, non so se perchè fosse desiderata da altri o se perchè fosse lei a.... sperare in un prossimo matrimonio, nel qual caso debbo supporre che, giunta a una certa età, la sperata finisse col chiamarsi... disperata: dopo la promessa di nozze essa diventava sponsa e sponsus era il fidanzato.

Per chi voglia approfondire nei costumi del tempo, Terenzio e Plauto offrono grande copia di particolari, e parlano di molte cerimonie indispensabili, tra le quali la costituzione della dote, la fissazione del giorno del matrimonio e, infine, una grande e copiosa cena: ciò che prova come tutti i tempi si rassomiglino e le più importanti funzioni umane si siano sempre compiute intorno a una mensa imbandita.

È degno di nota che, fin da quel tempo, tra i doni del fidanzamento fosse l'anello, che la sposa doveva portare al dito mignolo della mano sinistra, perchè, secondo Aulo Gellio, vi era un legame invisibile che allacciava quel dito al cuore degli uomini. Il che ci riconferma nell'opinione che, o per il cuore o per il naso, l'uomo si è lasciato sempre guidare da un semplice dito mignolo... di sesso diverso.

Più tardi, il fidanzamento potette farsi col semplice consenso, anche inter absentes, con lettera o per intermediari. Vedremo più tardi l'importanza che ha, in questa faccenda del fidanzamento, l'intermediario, istituzione vivente anche ai nostri giorni. Quello che è notevole è che in tutto ciò non era necessario il consenso della sposa: l'autorità del pater familias bastava. Il padre sceglieva lo sposo di proprio gusto e non c'era da replicare: la figlia non aveva che un solo ufficio: pigliarselo. Ciò che spiega i casi frequenti d'infedeltà coniugale delle nostre buone antenate romane...

Che diritti aveva il fidanzato, in quei tempi? Ahimè, gli stessi di oggi: quello di aspettare: e un altro speciale del tempo, quello di costituirsi in giudizio contro l'ingiuriatore della sposa. Per fortuna a quei tempi la carta da bollo non c'era, altrimenti questo diritto gli sarebbe costato salato, visto che allora le fanciulle si lasciavano ingiuriare con una certa facilità!

Il fidanzamento poteva sciogliersi con la semplice volontà degli sposi, che facevano la cosidetta renuntiatio: e questa volta il padre non c'entrava più; senonchè egli si vendicava a modo suo, ritenendosi i doni del fidanzamento, ciò che qualche volta avviene anche ai nostri giorni, il che spinse il buon Costantino a porvi rimedio con una legge con la quale si sottintendeva il patto che, se le nozze non avessero avuto luogo, i doni sarebbero ritornati al donatore.

Una curiosa costumanza, in proposito, è quella che riguarda la sorte delle donazioni in caso di non avvenute nozze per morte. Ciò che era stato donato alla sposa ritornava per legge al fidanzato, ma gli eredi di lei potevano ritenerne la metà se tra gli sposi vi era stato, durante il fidanzamento, lo scambio di un bacio.... Come potessero gli eredi provare la cosa non si sa; ma, se bastavano le induzioni, è fuor di dubbio che al povero fidanzato non sarà mai toccato l'intero, ammenocchè non fosse stato così preveggente da regolarsi come quel tale signore prudente a una offerta che gli parve pericolosa: – Grazie, ...sono astemio!

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