III.

Quanti, dormon così, vinti, caduti

sul solco che si schiuse, e li rinserra?

Quanti, l'umido bacio de la Terra

tiene, e dissolve, morti sconosciuti?

Tornan tutti a la Madre, o fur mietuti

da la febbre, o fur spenti da la guerra,

o fur disfatti dal lavor che atterra,

la falce in pugno, com'eran vissuti.

Ma per quei corpi – ne la tomba oscura –

che stillan sangue e lacrime, ancor vibra,

strano e possente, un fremito di vita.

Ed ogni stilla un grappolo matura,

e de la morta carne in ogni fibra

è una spica novella al sol fiorita.

Ottobre 1902.

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