3.

Nel cortile li attendeva un carro scoperto, di quelli che si usano per portare il fieno.

Sopra il carro, in mezzo ad altre guardie, c’erano due uomini vestiti di rosso. Léo li riconobbe entrambi.

Uno era Jean Derobigny, l’accaparratore di sapone.

L’altro era Henri-Charles Sanson, il boia di Parigi.

Léo senti lo stomaco stringersi, poi si disse che non potevano certo portarlo al patibolo così, come se niente fosse, e d’altronde la camicia rossa non glieFavevano fatta indossare e nemmeno gli avevano tagliato i capelli come di consueto.

– Siete impazziti!? Sono appena stato rilasciato! – sgolò, ma gli sbirri lo spinsero sul carro senza rispondere e il cocchiere spronò i cavalli oltre il grande cancello.

Ad accoglierli in strada non c’era la folla delle grandi esecuzioni, giusto un piccolo drappello di lavandaie che salutò Derobigny con insulti e sarcasmo. Léo intravide le donne che gli avevano suggerito il nome dell’accaparratore e per non farsi riconoscere si mise a sedere a capo chino. Di fronte a lui, Derobigny piangeva tutte le sue lacrime.

Il carro avanzava spedito, lungo un tragitto poco frequentato. Tra un sobbalzo e l’altro, Léo pensò che Treignac, nella sua perfidia, gli aveva scelto proprio il giusto contrappasso: l’attore costretto a nascondersi, a provare vergogna di fronte al suo pubblico. Sicuramente in Piazza Rivoluzione ci sarebbe stata diversa gente di Sant’Antonio, avventori della Gran Pinta, forse pure Marie Nozière. Se ci avesse scommesso avrebbe fatto un affare, ne era convinto.

Senza sollevare la testa, di sottecchi vide apparire il patibolo. Nemmeno là sotto c’era una gran folla: poco meno di un centinaio e alcune facce note. In prima fila, donne intente ai lavori a maglia.

Il carro si fermò dietro la piattaforma della ghigliottina. Mezzo nascosto dalla macchina, Léo riemerse dalla sua postura ingobbita.

Il boia Sanson avverti il condannato che bisognava andare. Derobigny tentò di darsi un contegno, ma era un’impresa improba: aveva la faccia incrostata, i capelli sconvolti, sembrava che lo avessero ucciso già da un paio di giorni e tirato fuori dalla tomba per mozzargli la testa.

Giunto sul palco, non riusci a trattenersi e scoppiò di nuovo a piangere gridando: – Pietà!

La folla lo fischiò come un figurante che sbagli la sua unica battuta. Lazzi e contumelie proseguirono finché Sanson tirò a sé una fune e la lama della ghigliottina sali nel telaio. Allora si fece silenzio su tutta la piazza, i fiati sospesi assieme al ferro. Gli aiutanti del boia fecero sdraiare il condannato, che ormai sembrava privo di volontà, un pupazzo di carne e ossa. Fecero segno al loro capo che tutto era in ordine. Sanson mollò la corda.

La mannaia venne giù ex machina come un antico dio della tragedia greca.

Il popolo consacrò la sua prestazione con un applauso convinto.

Un’interpretazione secca, precisa, senza sbavature.

Dopo la quale il pubblico cominciò a sfollare, volti felici e pacche sulle spalle.

Léo era trasognato, incapace di muoversi. Si senti afferrare per i polsi e un coltello tagliò i legacci che li stringevano.

– Trovati un lavoro onesto. Oppure arruolati volontario.

Non c’era astio nel tono di Treignac. Non più, adesso che aveva vinto. Dopo l’umiliazione poteva persino concedergli l’onore delle armi. Gli lanciò la sua maschera. Léo la mancò e dovette raccoglierla dalla polvere.

Si incamminò verso il margine della piazza, ma quando fu all’imbocco della via, si fermò, come attirato indietro da una forza magnetica. Si girò a guardare ancora la ghigliottina, al centro della spianata..

Ecco un’attrice al cui cospetto ci si poteva solo inchinare. Un’attrice tàlmente grandiosa da potersi permettere una spalla di prim’ordine: il boia Sanson; Capi di aver commesso un errore nel pretendere di recitare da solo. I grandi attori si riconoscono dai grandi gregari che porgono loro la battuta. Grazie al sostegno della sua compagnia di giro, Madama Ghigliottina rappresentava il popolo molto meglio del suo misero Scaramouche. E il popolo si era affidato a Scaramouche solo in mancanza della ghigliottina, fin tanto che la vera giustizia non si era abbattuta sui colpevoli, proprio come una compagnia si affida a un sostituto quando il suo mattatore è a letto con la febbre. Se la pena di morte per gli accaparratori diventava effettiva, allora il sostituto doveva scendere dal palco. Persino lo sbirro l’aveva capito e, con la pedanteria del poliziotto, aveva tenuto a farlo capire anche a lui.

Estratto da

LETTERA A DESFONTAINES

di Philippe Pinel

Parigi, 27 novembre 1784

Bisogna che vi dica ancora una parola sul magnetismo, per quanto sia ormai in declino, soprattutto nello spirito della gente sensata, dopo il rapporto dei commissari dell’accademia e della facoltà. Ci sono state repliche, si sono moltiplicate le brochures; ma, per sfortuna degli autori, la maggior parte di questi libri non vengono letti. Il governo desidera da tempo che il pubblico sia illuminato rispetto a questa sorta di mania, che è diventata di moda solo grazie al credito dei suoi partigiani. Alla fine, penso che il colpo di grazia glielo stiano dando mettendola in scena. Agli Italiani si rappresenta una pièce intitolata I dottori moderni, nella quale Mesmer, il capo della setta, è interpretato con una leggerezza e una facezia deliziose; si scoppia a ridere nel mezzo dello spettacolo e se voi foste qui, trovereste un rimedio sicuro contro la melancolia. Nulla sembra costernare i mesmeristi più di questa botta; ciononostante, tra le signore permane uno zelo estremo per questa nuova medicina; e siccome servono certi tocchi e un certo industriarsi da parte del medico che magnetizza, esse trovano il tutto assai piacevole; io stesso ho voluto imparare il segreto, per capire di che si tratta: ho frequentato le tinozze e ho persino magnetizzato nello studio del signor Deslon per circa due mesi. Ciò ha prodotto qualche piccola avventura galante, e così, quando la ragione s’addormenta, ho una qualche inclinazione a prescrivere alle signore l’affascinante manovra del magnetismo. Gli uomini, invece, li respingo tutti con durezza e li spedisco in un magazzino di farmacia. Per il resto, rideremo di questa faccenda quando sarete qui.

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