5.

Battevano alla porta. Ecco cos’era il rumore che la toglieva dai sogni. Bussavano alla porta e gridavano. Marie si sedette sui bordi del letto, di soprassalto. La casa era vuota, Bastien già sparito. Claire si era accomiatata un paio d’ore prima. Lei avrebbe voluto alzarsi e accompagnarla ma era stanca, prostrata, e poi Claire aveva insistito per andare da sola.

Si alzò e raggiunse la finestra. Le sue amiche, le compagne del foborgo: ecco di chi si trattava. La chiamavano saloppa, e dicevano di cercare la puttana di Ledere.

Ecco la voce di Amandine: – Dov’è l’amazzone? Facci parlare con lei, Marie.

Sotto, altre voci commentavano: – Sarà un bel discorso, vedrai.

Aperto il battente,– oltre lo spesso vetro verdastro, Marie vide agitarsi volti e figure. Le parvero strani pesci boccheggianti all’interno di una boccia da acquario.

– Non c’è, è andata via, a casa sua, – gridò.

– Non proteggerla, ché non ti conviene! Ti si batte il deretano anche a te, bada, ché tanto ormai sei una di loro!

Questa era la voce di Georgette. A sottolineare le parole, da fuori incominciarono a prendere a calci la porta.

– Si, che adesso vien l’autunno e si pigliano i malanni a starsene a chiappe nude!

La voce di Madeleine. Risate rabbiose.

La porta avrebbe resistito. Era una buona porta, chiusa a doppia mandata. Marie prese una sedia e il randello. Sedette a tre–quattro passi dall’uscio, il randello in grembo, indecisa sul da farsi.

Qualcuno doveva averle viste rientrare, lei e Claire.

Qualcuno le aveva viste di sicuro. Qualcuno che adesso sarebbe dovuto essere in casa e invece non c’era.

Si prese la testa fra le mani e tappò le orecchie. Poi si scosse. Tanto valeva affrontarle. Si alzò in piedi, dimentica del randello, che scivolò e cadde a terrà con un suono secco. Fuori, intanto, continuavano.

– Non vorrai rovinarglielo quel culone! Potrebbe diventare il suo attrezzo di lavoro. Tutto a strisce si venderebbe peggio.

– Si, Marie, lascia ago e filo. Non è far la sarta il tuo destino. E intanto dicci dov’è, perché è qui la troia, vero? Diccelo, e forse non ti scudisciamo come meriti.

Marie si rivide avvinghiata alla caviglia di Théroigne de Méricourt, mentre quella cercava di scalciare senza riuscirci. Senti la sua disperazione sotto le dita, mentre la denudavano e le esponevano le natiche alle risate dei passanti. Ricordò le sue urla, poi le grida di dolore a ogni sferzata.

Aprí. Ci fu un breve silenzio. L’espressione di Marie doveva essere determinata, perché le altre esitarono.

– Vi dico che non c’è. Guardate.

Georgette la scostò sbuffando. Le donne si riversarono in casa, guardando sotto il letto, perlustrando ogni angolo.

– Soddisfatte? – disse Marie.

– Col zullo, signora Nozière. C’è o non c’è, il punto è che qui la troiaccia c’è stata. Hai rifugiato una controrivoluzionaria, la puttana di Ledere, in faccia a noi e al foborgo tutto.

– Portiamola fuori!

Madeleine la prese alla sprovvista, di fianco. La cinse alla vita e provò a tirarla a terra. Marie resistette e le due si accapigliarono. Intanto le altre provavano a intervenire, imprecando e incitandosi a vicenda, finché Georgette non riuscì ad artigliare i capelli di Marie. Tirò forte, con entrambe le braccia. Marie mandò un gemito e cadde. La trascinarono fuori, tra minacce e grida di trionfo.

Una piccola folla si era assiepata per godersi la scena, attratta dallo strepito. Ma di fronte a loro si parò Treignac.

– Fatti da parte, Treignac, – esordì Georgette a muso duro.

Treignac le mollò un calcio. Ne assestò un altro paio alle amiche e ci aggiunse anche un po’ di spintoni. Fu allora che Marie, da terra, si accorse della presenza di Bastien. Mentre la folla inveiva o applaudiva, vide che il ragazzo guardava la scena con il volto cupo.

– E tu, Georgette, vergogna, – disse Treignac. – Conosci la cittadina Nozière da quando eravate garzotte.

– La signora Nozière dà rifugio a controrivoluzionari, –ringhiò Georgette a voce alta affinché tutti i presenti la udissero.

Treignac si piantò in mezzo al vicolo a gambe larghe, con le mani sui fianchi.

– C’è un’autorità, e non è il vostro tribunale della lanterna. È il popolo con i suoi rappresentanti ad accusare, giudicare e punire. Contro Marie non ci sono denunce. Quindi, cittadine, a casa, al lavoro, che è dove sta una brava rivoluzionaria, oppure vi arresto, negoddio, se lo faccio!

– Sappiamo perché la difendi, – disse una delle donne.

L’insinuazione cadde nel vuoto. La furia delle donne si placò. Qualcuno commentò che Saint-Just non avrebbe voluto veder battere delle donne. Georgette e le altre si dispersero.

In casa, Marie sedette come poco prima, la testa fra le mani. Bastien si infilò dentro appresso a Treignac e chiuse la porta. L’uomo attaccò un discorso, mentre Bastien incrociava muto, passando, lo sguardo della madre.

– Bella roba farsi nemico il foborgo. Stavano per farti la festa. Lo capisci che se continui ad andare con le amazzoni fai una brutta fine?

– È perché vogliono cacciare gli aristocchi dal governo? –chiese Marie. – O perché vogliono che le repubblicane tengono su la coccarda?

Treignac ignorò il tono sarcastico, limitandosi a scuotere la testa.

– Voi donne dovete occuparvi del pane per i vostri figli, – rispose Treignac. – È questo che facevi prima di metterti con quelle là. Cosi adesso c’è la legge contro gli accaparratori e pure il maximum sul grano, ed è anche merito vostro. Ma quelle là vanno in giro armate, fanno le ronde, parlano alla Convenzione. Sono cose per gli uomini, queste.

Questa volta Marie replicò seria.

– Le donne fanno la rivoluzione tanto quanto gli uomini.

– Ma non allo stesso modo, maledizione! – sbottò Treignac. Fece un passo verso di lei, agguantò una sedia e le si sedette davanti. – Marie, ascoltami. Resta qui al foborgo. Ci penso io a proteggerti da Georgette e dalle altre, non ti toccheranno. Hai un figlio. Pensa a lui.

Marie si voltò a guardare Bastien e si senti percorrere la schiena e il collo dalla rabbia.

– Quella spia! – disse.

Il ragazzo non batté ciglio.

– Ho chiamato Treignac, – disse. – Ti ho salvato il culo.

Marie si alzò e levò il braccio per colpire il ragazzino. La mano restò per qualche istante sopra la sua testa scarmigliata, poi, invece di calare pesante verso quel viso liscio, iniziò una planata sbilenca fino a fermarsi, inerte.

Marie sedette di nuovo sulla sedia e fece ogni sforzo per trattenere le lacrime. Non voleva che Treignac e Bastien la vedessero piangere.

Treignac fece cenno al ragazzo di uscire e quello obbedì.

La testa di Marie era di nuovo abbassata. Ora il poliziotto le parlava con dolcezza.

– Tu sei stata la compagna di un patriota caduto a Valmy. Hai un figlio. Un mestiere. Perché diavolo devi stare con certa gente? Attori, teste calde. Come quella Lacombe. Come quel buffone che ti fa gli occhi dolci e si crede un gran dritto perché di notte va a spaventare i bottegai. Sono questi i veri rivoluzionari? Cosa credi che penserebbe di te Marat, se ti vedesse insieme a loro?

Lei non rispose, seguitando a fissarsi le ginocchia.

– Tutto cambia in fretta, – riprese Treignac. – Le amazzoni stanno già in un culdisacco, lo so per certo. E anche Scaramouche. Non seguirli alla malora –. Sospirò e aggiunse: – Per favore, Marie.

Per alcuni secondi non ottenne alcuna risposta. Poi lei si distese sullo schienale, gli occhi lucidi di rabbia e disperazione, e sollevò la gonna a scoprire le gambe nude. Le allargò.

– È per questa? Pensi di essere tanto diverso da lui?

Treignac avvampò, ma fu soltanto un momento. Poi le toccò una mano e le fece riabbassare la gonna. Si alzò.

– Non sono qui per fottere. Sono qui per te.

La fissò a lungo negli occhi, come per farle leggere la sincerità che voleva trasmettere. Non aggiunse altro. Infine guadagnò la porta e uscí.

Marie si accorse di piangere quando vide le gocce cadérle in grembo. Per la prima volta dopo molti anni si sentiva del tutto sola, come dopo la fuga dal convento delle suore con Bastien ancora in fasce. Ma a differenza di allora, non si sentiva affatto libera.

LA STROFA MANCANTE DELLA MARSIGLIESE

di Sylvain Maréchal

O tu, celeste ghigliottina

tu accorci la nobiltà.

Per la tua influenza divina

riconquistammo la libertà.

Riconquistammo la libertà!

Salva le leggi della nazione

e che il tuo superbo arsenal

si erga sempre trionfal

per distruggere la reazione.

Affila i tuoi rasoi

per Pitt e la sua scia!

Versa, versa

il sangue blu

dell’aristocrazia!

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