Marie sfilò il guanto artigliato e passò una mano tra i capelli bagnati di Bastien, che la guardava con gli occhi di chi vede una persona per la prima volta.
– Ti avevo detto di stare con Treignac, – disse lei. – Ed è quello che devi fare da qui in avanti. Prometti.
Il ragazzino annuí, senza ritrovare la voce.
– Prometti, – insistette Marie.
– Promesso, – riusci a dire Bastien nella strozza. Sopraggiunse D’Amblanc, a corto di fiato e con una selva di domande sulla faccia.
Marie indicò il delfino, che era ancora seduto per terra, come fosse su un prato spruzzato di inverno, a guardarsi intorno.
– È chi penso che sia?
D’Amblanc annuí.
– Non è poi tanto diverso dal mio Bastien, – disse lei con la voce roca.
Orphée d’Amblanc si avvicinò con cautela a Luigi Carlo. Si stupì di trovarlo così calmo.
Per chissà quale ragione gli tornò in mente la voce di Hébert che mille mesi prima gli diceva: «È opportuno che usiate il “tu”».
Era opportuno? Sì, anche se i motivi erano ormai completamente diversi.
– Coraggio, ti aiuto a rialzarti.
Lui gli porse la mano e D’Amblanc lo rimise in piedi. Quattro sguardi si fissarono nel fondo buio del vicolo in cui era scomparso Yvers.
– Chi era quell’uomo, mamma? – chiese Bastien.
Marie non ebbe bisogno di cercare una risposta, perché giunse dall’altro ragazzino.
– Io l’ho riconosciuto. Era l’uomo della merda.
D’Amblanc senti sciogliersi la tensione nello stomaco e dovette ricacciare giù una lacrima che aveva fatto capolino all’occhio destro.
– Parla perfino come Bastien! – commentò Marie. E rifilò una mezza scoppola al figlio.
– Ehi! – si lamentò quello.
Marie mostrò il guanto con gli spilloni.
– Non te l’ho data con questo. Ricordati che hai promesso.
– È meglio andare a casa, – disse D’Amblanc tenendo ancora per mano Luigi Carlo.
– Mi riportate al Tempio, signore? – chiese lui.
D’Amblanc lo guardò senza sapere cosa rispondere. Pensò a Jean, che a casa non sarebbe più tornato. Poi una voce dall’accento tedesco tornò a consigliarlo.
Non puoi fare più niente per i morti. Pensa a cosa puoi fare per i vivi.
Fu Marie a toglierlo dall’imbarazzo, mentre in lontananza si alzavano grida di sbirri.
– Dov’è finito Léo?
D’Amblanc scrutò dalla parte opposta, dove uno sparuto lampione resisteva alle tenebre e illuminava la bufera di stracci ghiacciati.
– Sono convinto che se l’è cavata.
Si incamminarono nella notte, costeggiando il muro. Quando entrarono nel fascio di luce, Bastien si fermò. Tirò fuori dalla tasca il pezzo di carboncino e tracciò una scritta sbilenca. La contemplò soddisfatto, appena un’occhiata prima di raggiungere gli altri.
viva scaramouche.