Laurent e Yvers giunsero davanti alla guardiola sulla cinta della Torre. L’ombra degli alberi e il turbinio della neve rendevano le loro sagome ancora più indistinte.
– Chi è là? – ringhiò la sentinella.
– Il commissario Laurent. Con me c’è il commissario Pouland, che sta uscendo.
Silenzio.
Poi la voce della sentinella tornò a farsi udire.
– Pouland è il commissario di giornata. Deve restare dentro fino a domani sera.
Yvers si fece più vicino, concentrato nello sforzo di non mostrare la fatica per il peso che aveva sotto il mantello.
– Di nuovo buonasera, cittadino. Il fatto è che dentro la Torre si gela. E si dà il caso che a un isolato da qui, proprio a un tiro di voce, abiti un’amica che stanotte amerebbe essere confortata nella sua fede repubblicana.
Le sue parole vennero accolte dal sorriso complice della sentinella.
– Se mi lasciate uscire, – prosegui Yvers, – giuro solennemente che sarò di ritorno non appena le avrò dato ciò che chiede. Giusto il tempo di assicurare quell’anima alla causa della patria.
– Come no, – commentò l’altro. – L’ultimo commissario che mi ha detto così è tornato all’alba, e si sentiva il puzzo di vino e di fica dal Palazzo del Gran Priore fino a qui.
Yvers pensò il peggio, ma poi udì la sentinella dare la voce al collega sull’altro lato del muro e il rumore metallico dei chiavistelli che venivano aperti all’unisono.
– Laurent, – disse la sentinella, – voglio essere contraccambiato. Domani sera potrei averla io, una repubblicana da confortare.
Yvers gli strinse la mano, ostentando un sorriso sudato, sopra la sciarpa che celava le braccia legate del delfino.
– Sono certo che Laurent vi coprirà, amico mio. Viva la Repubblica.
– E le repubblicane! – concluse l’altro sghignazzando.
Il cuore di Yvers batteva a mille. Era fuori dalla cinta interna. Ora doveva procedere fino al Palazzo del Gran Priore.
– Aspettate... – lo richiamò la sentinella Richard.
Yvers si gelò.
– I guardiani potrebbero farvi delle storie. Se volete, vi mostro l’uscita di servizio. Ogni tanto la usiamo per andarci a fare un bicchiere.
Il cavaliere riprese a respirare. La fortuna aiuta gli audaci, pensò.
La sentinella Richard gli fece strada con la lampada in mano e lo condusse fino al cortile delle vecchie scuderie del Tempio.
– Proseguite dritto per quel viottolo, non potete sbagliare. Il cancello in fondo dà diretto sulla via. Dite alla sentinella che vi mando io. Mi conosce, eravamo insieme sotto le armi. E date un bacio da parte mia alla vostra bella.
– Grazie, – riusci a dire Yvers. – A buon rendere.
Imboccò il viottolo. Il dolore alle spalle era ormai insopportabile, dopo pochi passi dovette fermarsi a riprendere fiato. Si accosciò, in modo che il peso del ragazzino non gravasse più sulla schiena. Mancava pochissimo, ormai. L’ultimo sforzo.
Avverti di nuovo la sensazione provata nel cortile dei giacobini. Percepì la concentrazione di fluido magnetico, poco distante. Possibile che quell’uomo fosse anche lì? Se era riuscito a usare Jean come un segugio, poteva benissimo essere. Un magnetista potente. Quasi quanto lui. Un degno avversario. Yvers si rialzò con grande sforzo e si inoltrò nel buio, sotto la neve che scendeva lenta e in fiocchi sempre più grandi.