15. Sull Armata dei Sonnambuli.

Se nella prima fase del potere termidoriano, confusa nella variopinta folla della jeunesse Dorée, fu attiva una banda controrivoluzionaria che ricorreva a tecniche di controllo mentale, nei documenti sono rimaste poche tracce del suo passaggio, e nessuna posteriore al 2 di piovoso dell’anno III. Gli indizi più significativi della sua esistenza sono i misteriosi accenni fatti da Louis-Marie-Stanislas Fréron sul n. LVIII del suo giornale «L’Orateur du peuple», diffuso a Parigi il 3 nevoso dell’anno II: «Criminali mesmerizzati [mandati] a incendiare, terrorizzare i foborghi [...] nuovi o vecchi fedeli del prerivoluzionario credo mesmeriano».

Nessuno ha ancora trovato le basi fattuali del patrimonio di leggende popolari – rimasto vivo nelle classes dangereuses di Parigi per buona parte del XIX secolo – su «gecchi strani che li picchiavi e non andavano giù», e sul giorno in cui un manipolo di «uomini con gli occhi spenti» incendiò l’osteria La Grande Pinte. Non mancano nemmeno i riferimenti a «scritte che nessuno le capiva», fiorite sui muri della città nell’estate e autunno del 1794. Queste storie, inevitabilmente, sono intrecciate a quelle su Scaramouche. Chi volesse partire da questi indizi per volare con l’immaginazione, può cominciare dal testo di Édouard Thierry, Dell’influenza del teatro sulla classe operaia: conferenze tenute il 22 e il 29 giugno 1862 agli incontri dell’Associazione politecnica, Panckoucke, Parigi 1862.

Si dice che Peter Hammill, cantante e leader dei Van der Graaf Generator, scrisse la canzone The Sleepwalkers (1975) dopo che un amico parigino gli aveva raccontato alcune leggende del faubourg Saint-Antoine: «La notte, quest’armata senza mente, le schiere non spezzate da dissensi | è mossa all’azione e il suo incedere non rallenta. | Al passo, con grande precisione, questi danzatori della notte | avanzano contro le tenebre. Quant’è implacabile il loro potere!»

Più avanti, Hammill ricorre alla precisa espressione «the army of sleepwalkers». L’Armata dei Sonnambuli.

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