9 . Sul marchese di Puységur.

Nel tomo quinto della Biographie des hommes vivants, pubblicata a Parigi nel 1819 da L.-G. Michaud, si dice che Armand-Marie-Jacques de Chastenet, marchese di Puységur (1751-1825),

adottò di buon grado, ma con moderazione, i principi della rivoluzione e successivamente fu comandante della scuola d’artiglieria di La Fère e maresciallo di campo. Diede le dimissioni nel 1792. Rientrato al focolare, fu accusato di corrispondere con i fratelli emigrati e trattenuto in prigione per due anni a Soissons, con la moglie e i figli. Divenuto, dopo il colpo di stato del 18 brumaio 1799, sindaco di Soissons, diede le dimissioni nel 1805.

In maniera molto simile, al limite del calco, nel secondo volume della loro Histoire de Soissons, pubblicata nel 1837, Martin e Lacroix scrivono:

allo scoppio della rivoluzione, non seguì l’esempio dei fratelli e della gente del suo rango: non emigrò; ma, avendo ritenuto di doversi dimettere [dall’esercito] dopo il 10 agosto, divenne sospetto al governo repubblicano: venne accusato di corrispondere con i due fratelli emigrati; fu arrestato; detenuto due anni a Soissons con la moglie e i figli, ebbe la fortuna di non finire davanti al tribunale rivoluzionario. Chiamato da Napoleone a reggere la città che era stata testimone delle sue disgrazie, rivesti l’incarico di sindaco per cinque anni, poi si ritirò, dopo il 1805, nella sua tenuta di Buzancy.

Queste notizie hanno generato la convinzione molto diffusa che il marchese di Puységur venne incarcerato durante il Terrore giacobino, che infatti aveva scarsa simpatia per i magnetisti, gli aristocratici e i nobili emigrati. Tuttavia, nel tomo quarto della Biographie moderne, pubblicata da P.-J. Besson a Lipsia nel 1806 – e dunque anteriore alle due opere sopra citate – si afferma che Puységur

si pronunciò in favore della rivoluzione e ne adottò i principi di buon grado, ma si condusse con moderazione. Nondimeno, dopo la morte di Robespierre, le autorità costituite di Soissons diedero l’ordine di andare al suo castello di Buzancy, e di disarmarlo come terrorista. Dopo la rivoluzione del 18 brumaio 1799, fu nominato sindaco di Soissons.

Il tomo terzo di un’ altra Biographie moderne (Parigi 1816) descrive pressappoco gli stessi avvenimenti con le stesse parole.

A rafforzare quest’ultima versione, contribuisce anche la carriera di drammaturgo del nostro sonnambulista. Dai giornali parigini, infatti, si evince che l’opera comica in un atto L’intérieur d’un ménage republicain, firmata dal cittadino Armand de Chastenet, venne rappresentata per la prima volta al Théâtre des Italiens il 4 gennaio 1794, ed ebbe quarantasei repliche. Pare difficile che, sotto il Terrore, si permettesse a un autore imprigionato per tradimento, di riempire i teatri con le sue pièce. Il seguito, intitolato Paul et Philippe, andò in scena nel 1795 e fece quattro repliche.

Non a caso, dopo quell’anno, la prima opera di Puységur che viene rappresentata a Parigi è Le juge bienfaisant, messa in scena il 15 ottobre 1799 al Teatro Feydeau, poi al Teatro del Marais. Totale: sei repliche. Sembra dunque più verosimile che la prigionia di Puységur sia da collocare nel periodo termidoriano o del direttorio, tra il 1796 e il 1799.

La lettera firmata Jean Courier che riportiamo in questi epiloghi (vedi oltre), sembra essere la conferma definitiva di quest’ultima datazione, in attesa di ulteriori riscontri documentali.

Dopo le dimissioni da sindaco di Soissons, il marchese si dedicò alla pubblicazione di una serie di saggi basati sulla propria esperienza di sonnambulista. Del 1807 è il trattato Del magnetismo animale considerato nei suoi rapporti con le diverse branche della fisica generale; del 1811 Ricerche, esperimenti e osservazioni fisiologiche sull uomo nello stato di sonnambulismo naturale e nel sonnambulismo provocato dall’azione magnetica; del 1812 Forse i pazzi, gli insensati, i maniaci e i frenetici non sono che sonnambuli turbati?; del 1813 Appello ai saggi osservatori del secolo decimonono riguardo alla decisione presa dai loro predecessori contro il magnetismo animale, e fine del trattamento del giovane Hébert.

Negli ultimi due trattati, Puységur descrive le cure che riservò a un ragazzino di dodici anni, Alexandre Hébert (nessuna parentela con il rivoluzionario parigino), preda di attacchi nervosi, deliri, esplosioni di rabbia e crisi autolesioniste. Durante il trattamento, il marchese intuì il grande potere terapeutico della semplice relazione tra medico e paziente. Il giovane Hébert verrà condotto a Parigi da Puységur, per farlo visitare al più noto alienista della sua epoca:

Dopo aver descritto al signor Pinel la malattia del piccolo Hébert, gliel’ho presentato. Egli ha palpato la sua testa e riconosciuto la cicatrice dell’operazione che ha subito; allora ho magnetizzato il bambino, che ha ripetuto le sue solite risposte, e in particolare che nell’operarlo per un ascesso in testa gli avevano asportato per sbaglio un pezzo di cervello. Io non so, mi ha detto Pinel, fino a che punto posso aggiungere fede alle visioni sonnambule di questo ragazzino, [...] ma posso assicurarvi che gli studi anatomici di Tizio e Caio (non ricordo i nomi degli anatomisti che mi ha citato) dimostrano che un uomo può vivere anche senza una parte di cervello, e tanto peggio per i sistemi che non s’accordano con questo fatto acciarato. Il signor Pinel mi ha invitato, per quest’inverno, quando tornerò a Parigi, a visitare i pazzi e gli alienati del suo ospedale, al fine di provare su alcuni di loro il potere dell’influenza magnetica.

Puységur è sepolto nella cripta della chiesa di Buzancy, nell’Aisne.

A partire dal 1884 i suoi scritti vennero riscoperti da Charles Richet (in seguito premio Nobel per la Medicina), che riconobbe in lui uno dei pionieri dell’ipnoterapia. A tutt’oggi, Puységur è annoverato tra i precursori delle scienze psicologiche.

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