7.

L’ansimo dei due amanti attirò un inquilino del caseggiato. Difficile dire se, quando si avvicinò ai fornicatori agitando un pugno sulla testa, lo fece per eccitazione, buon costume, o scandalo per una simile attività in una tanto solenne occasione. Nel primo caso si sarebbe trattato di un invidioso, nel secondo di un bacchettone, nel terzo di un monarchico.

Léo, prossimo al parossismo, ritenne odiosa ognuna delle tre ipotesi e, senza smettere di rimbalzare contro il ventre di Colette, impedì al figuro d’avvicinarsi puntandogli al petto la mazza di Scaramouche.

– Alla larga, o vi percuoto come un cane!

Il tizio fece tre passi indietro e con uno strascico di borbottìi lamentosi andò a rintanarsi nell’ombra del proprio uscio.

Il grido di piacere di Colette fu coperto da una bordata più forte di una salva di cannone. Il popolo nella piazza eruttava la propria gioia. Léo non volle essere da meno e accompagnò il proprio orgasmo, con quanto fiato aveva.

– Viva la Repubblica!

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