9.

– Allora, come vi sentite? Ne traete beneficio?

– Si, dottore. Ora respiro meglio, – sentenziò la donna con gli occhi chiusi nel tono di voce tipico del sonno magnetico.

Bene, pensò D’Amblanc con le mani distese, a un palmo dai capelli castani della signora Girard, il naso immerso nel loro profumo. Gelsomino, decise, mentre ancora una volta se ne riempiva le narici.

– Quanto volete rimanere in questo stato?

– Trenta minuti, – dichiarò la signora.

D’Amblanc rimase sorpreso.

– È il doppio delle altre volte. Posso domandarvi come mai?

– Perché oggi siete distratto e l’effetto è minore. La vostra mente è lontana da qui.

– Avete ragione, – ammise D’Amblanc, sforzandosi di scacciare dalla testa l’eco dei tamburi che saliva dalla strada. – Cercherò di far meglio.

Chiuse gli occhi anche lui, per aiutare la concentrazione.

– Avrò bisogno lo stesso di trenta minuti, – ribadì lei, – ma non alla solita maniera.

– Che intendete dire?

– Penso che mi farebbe bene un massaggio.

D’Amblanc deglutì a fatica.

La terapia del sonnambulismo, così come l’aveva imparata, prevedeva che le mani restassero ferme in un punto preciso, o tutt’al più che si muovessero intorno al corpo del paziente, a una distanza di tre–quattro dita. La stessa terapia, però, imponeva al medico di seguire alla lettera le indicazioni del sonnambulo, poiché egli, in quello stato, conosceva meglio di chiunque altro il proprio malessere e i rimedi per alleviarlo. Se il sonnambulo fissava giorno e ora della seduta, il magnetista doveva presentarsi puntuale. Se il sonnambulo suggeriva una cura, il magnetista doveva assecondarlo.

– D’accordo, – rispose infine. Appoggiò le mani sulle spalle della donna e prese a muoverle in modo ritmico.

– Dovrò continuare così per trenta minuti? – domandò per ingannare l’eccitazione.

– Credo che sarebbe meglio concentrarsi sulla sede della malattia, – rispose la sonnambula. – E poiché il mio è un problema di asma...

Le mani del dottore si bloccarono di colpo.

– Credo sarebbe meglio concentrarsi qui, – continuò la donna toccandosi il diaframma, – e qui dietro, nel punto corrispondente della schiena.

D’Amblanc senti il cuore battere più forte e, mentre seguiva le indicazioni appena ricevute, si interrogò sulla natura di certe richieste da parte di una donna sposata. Quelle carezze erano davvero utili contro l’asma? O magari curavano un altro malessere della donna? E non poteva darsi che fossero l’avverarsi di un desiderio del terapeuta, trasmesso alla paziente attraverso il flusso magnetico? Franz Anton Mesmer, il padre del magnetismo, era stato spesso accusato di manipolare le sue pazienti.

Attraverso i vetri della finestra, giunse l’eco di un boato lontano.

– Mio Dio! – esclamò la donna, uscendo di colpo dal sonno magnetico. Si voltò verso il dottore e D’Amblanc si scopri nella posizione di uno spasimante che cinge la vita dell’amata. Ritirò le mani, rosso d’imbarazzo. La signora Girard chiuse gli occhi, la fronte le si imperlò di sudore e prese ad ansimare, col fiato di nuovo corto.

D’Amblanc ordinò alla domestica di aprire la finestra per fare entrare un po’ d’aria. Sfregò le mani tra loro, quindi ne posò una sulla fronte della signora e l'altra sulla schiena. In pochi secondi il respiro tornò regolare.

– È passato? – chiese lui dopo qualche istante.

– Sì. È passato.

Cécile Girard riapri gli occhi, che erano di un verde primaverile, e a D’Amblanc parve di notarli per la prima volta.

– Dio abbia pietà di noi, – mormorò la donna. Poi aggiunse: – Viva la Francia.

– Viva, – disse il dottore.

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