I.

C’è dei garzi che li piazzi difronte a una mucchia di gente e ti san dire subito quanta ce n’è. Ma no a mazzi di mille, che son buoni tutti, no, precisi come Madama Ghigliottina.

Seimilatrecento, ci fa Guérin stamane, quando si prende su dalla Porta di Sant’Antonio, dove c’era la Bastiglia, e si tira dritto fino al Maneggio, per dare una bella strigliata ai ronzini della Convenzione, che se ne stanno li a ruminare da una settimana, ma la legge sul maximum non la cavano fuori.

Numeri a parte, se ci pensi bene, non c’è poi tanto da sbigottire difronte a tanta smossa. Quando hai la panza e il borsello vuoti, mettere un prezzo massimo sulla roba da mangiare non è qualcosa che lo devi spiegare, basta che lo dici e son tutti d’accordo, a parte la riccaglia e i bottegai. Piuttosto devi spiegare il contrario: ci vuole una gran lingua per convincere gli stracciaculo che il prezzo del pane ha da essere libero, cioè libero di affamarli. E infatti Robespierre, Marat e Saint-Just ci s’erano messi d’impegno, da in vetta alla Montagna, a spiegarci ’sta grande verità dell’economia, e pure Danton e Barère, dalla stanza della regina, che adesso ospita il comitato di salute pubblica. Dicevano che il maximum non è mica giusto, che bisogna starci attenti, che se blocchi il prezzo del grano va a finire che gli zotici se lo tengono in campagna, per risparmiare sui costi del viaggio, e a noi di Parigi ci tocca coltivare sui tetti delle case. E soquanti s’erano lasciati convincere. Poi però da marzo ha preso a piovere merda, come si dice al club dei sanculotti.

Anzitutto i brissotini hanno fatto mettere Marat sotto processo perché aveva incitato ai saccheggi. Marat! L’Amico del Popolo! Una dichiarazione di guerra, dadentro anziché dafuori.

Poi in Vandea gli zotici si sono rivoltati contro la Repubblica, in nome di Luigi Carlo, il rampoldo del Capeto. Combattono con una bandiera gigliata che ci ha il suo nome scritto sopra e contano il tempo dal giorno che gli abbiamo accorciato il paparino, dicendo che adesso siamo nell’anno primo del regno di Luigi XVII. Rivogliono il papa, i nobilardi e tutti quelli che li tenevano nel fango. Agli zotici il fango piace. Ci nascono, ci vivono e ci muoiono, come le cipolle che coltivano.

Per chiudere in bellezza, il generale Dumouriez, che doveva incularsi l’Olanda, ha fatto il salto della quaglia ed è passato con gli Austriachi. E siccome Brissot e i suoi gianfotti erano compari dell’infamone, trentacinque sezioni di Parigi hanno portato alla barra una petizione, col sindaco in testa, per chiedere che i brissotini vengano sbattuti fuori dalla Convenzione, mettendoci pure un calcio nel culo.

Intanto il prezzo della roba continuava a salire, a salire... Allora lassù sulla.Montagna si sono detti: ve’ che qua butta male, se non gli diamo il maximum va a finire che diventa tutta Vandea. Altro che leva di massa, altro che volontari pronti a difendere la nazione: se uno pensa che la femmina e i garzotti moriranno di fame, col zullo che va a farsi sparare al fronte. Perché la miseria, dài che ci dai, finisce che ti fa rimpiangere la schiavitù, ché almeno un tozzo di pane, tra una frustata e l’altra, il padrone te lo dava. Cosi quelle gran zucche hanno smesso di insistere a dire e stradire che il maximum non si può fare. Anzi, adesso sono convinti che con una legge così, gli zotici e i monopolatori la piantano di imboscarsi la roba per poi aspettare di venderla quando il prezzo è salito, e quindi, guai a chi tocca la proprietà degli altri, ma aggiungono che se uno usa quel che ha per far del male al popolo, allora bisogna costringerlo a usarlo bene. Insomma si son convertiti e noialtri siam ben contenti di poterci dire d’accordo.

Ecco perché stogiorno ci s’è trovati in seimilatrecento, e si va dritti al Maneggio delle Tegolerie, per ribadíre il concetto ai brissotini e a tutti i chiappecalde della Convenzione.

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