LA MADRE

Sciara-Sciat.

23 ottobre 1911.

Non piango, no.—So ben che tu non vuoi,

figlio. Il cuore impietrò sotto le bende

nere, il tacito cuor che non t'attende

più. Non si piange sui caduti eroi.

Un nome s'incavò nella memoria:

Sciara-Sciat.—Là piombasti, in una pozza

di sangue; e ti fu poi la testa mozza,

figlio!...—Non piango, no.—Questa è la gloria.

Tante madri a quest'ora hanno il mio cuore

di pietra, e la mia faccia d'agonia!....

.... Tacciono. Così volle,—e così sia,—

la Patria, amor che vince ogni altro amore.

O figlio, io ti creai colla mia carne

giovine, io ti nutrìi colle mie rosse

vene, e la forza che per te mi mosse

unica or regge le mie membra scarne.

Arde in te la sostanza di mia vita,

e tu con fibra e fibra ancor t'aggrappi

a me, come nell'ora in cui gli strappi

del tuo corpo al mio corpo eran ferita.

Porto, grondanti sotto la gramaglia,

le piaghe tue: pur io la testa mozza

rotolare mi sento nella sozza

terra, ed il sangue fino a Dio si scaglia.

Muoio due morti, in me agonizzo e in te.

Ma lacrime non ho. Tu non le vuoi.

Passa la guerra, e i giovinetti eroi

nella ràffica invola, ed il perchè

non dice a noi, pallide madri. Passa

e prende. A rullo di tamburo, a squillo

di tromba, all'ombra ardente del vessillo,

a ritmo d'inni e di mitraglia, ammassa

e lancia a torme i figli nostri, i figli

nostri, ove un sol fulgore han vita e morte:

fide vegliammo noi per questa sorte

le culle d'oro e gli umili giacigli.

Fàsciati di silenzio, o bocca pia,

crocifìggiti in petto, o cuor demente:

non invocare Iddio, chè Iddio non sente:

così volle la Patria.—E così sia.—

Che altro io potrei darti, o Patria grande?...

vuota è la casa, spento il focolare:

la cenere io raccolsi sull'alare

e con essa formai le mie ghirlande.

Irrigidìi per te la fronte stanca

nella bellezza dell'orgoglio sacro.

Madre d'eroe non piange.—A volte il macro

volto, per aria che al respir le manca,

tende, ed il labbro; e il sangue a goccia a goccia

sgorga dalla ferita che s'incava

nelle profonde viscere, e ne scava

la vita, come fa stilla da roccia;

ma singhiozzar con disperata voce

sul figlio morto, non sarà chi l'oda:

sta, di fronte alla gloria, che l'inchioda

al suo materno amor come a una croce.

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