MEDITAZIONE

Considera che nuova è la tua via,

o magnifica anima vagabonda.

La nave che si stacca dalla sponda

più libera non è che tu non sia.

 

Considera che basta un pane, e un poco

di sale, e un sorso d'acqua al tuo bisogno.

Mangia la rossa carne del tuo sogno,

bevi del tuo pensiero il vin di fuoco.

 

Se turbi a volte oscura disianza

d'amor le vene all'aspra giovinezza

che non è morta, in taciturna ebbrezza

bacia ed abbraccia in te la tua sostanza.

 

Ella, ella sola t'è fedele: abissi

d'ombra, immense voragini di luce

ti scopre: a regni d'èstasi t'adduce

per mano, e, s'ella vuole, il sol tu fissi.

*

Considera che il sasso ove tu inciampi

è parte del tuo Io, come la mano

estranea che ti tocca, ed il lontano

cielo, e le spiche, e l'alte erbe de' campi.

 

Considera le linee sinuose

del corpo, vive del tuo sangue ardente,

qual limite non già, ma qual fluente

legame a tutte le terrestri cose.

 

Aderisci con ogni atto all'essenza

cosmica. Dilatarsi della vita

il nucleo sentirai, fin che smarrita

t'immerga nella Universal Presenza.

 

Piccola donna in così grande spazio,

oltre il peso, oltre il numero e il confine

vivrai: del tuo principio e del tuo fine

dèspota: il cuore, ora e in eterno, sazio.

*

Considera che tu fosti in peccato

mortale: che strisciasti, curva e stracca,

per tortuoso error, con la vigliacca

tua debolezza e la menzogna a lato.

 

Considera che eccelsa è la tua sorte,

se puoi, dal pozzo ove la coscïenza

affogava, aggrapparti alla potenza

originaria e vincere la morte:

 

e che improvviso sfolgorar di stelle

dà più folle vertigine a colui

che dall'intrico di meandri bui

con pertinace volontà si svelle.

 

Sorpassata la colpa ed il martirio,

ondeggiando or disperditi in lucenti

vie di silenzio e d'estasi.—Mi senti

ora?... chi sei?... Boote, forse: o Sirio.

Share on Twitter Share on Facebook