IL SOGNO

Non ti basto, lo so. Già i tuoi grandi occhi

guardano a un sogno ov'io non oso entrare.

Già sulla soglia sei, fra rose chiare

che sbocciando ti splendono ai ginocchi.

 

Già tu ascolti—e un po' piangi, e un po' sorridi—

musiche dolci ch'io non odo più.

Piccola mia, fragile amore, tu

sei dunque come i passeri dei nidi?...

 

.... Vento di primavera, erbe novelle,

gemme sui rami, nuvole nei cieli,

cantar di fonti, verdeggiar di steli

promessi al caldo oro del grano, stelle

 

fulgide come sguardi, novità

di tutto, ansia di spremer da ogni foglia

il succo, da ogni affetto che germoglia

il suo mistero d'immortalità!...

 

Non io ti mostrerò le cicatrici

del cuor, le rosse stimmate, sì a fondo

incise, che la vita è nel profondo

attossicata sino alle radici.

 

E quand'anche il facessi, i passi snelli

non fermeresti tu sulla tua strada,

tu, che infili cristalli di rugiada

per farne serto ai morbidi capelli.

 

No!... Vivi l'ora tua, che una sol volta

si vive!... Piangerai dopo. È il tributo

sacro. Ma da timor gelido e muto

l'ora divina a te non venga tolta.

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