IL VOLTO

Talor,—quando ti credi sola, e ignori

che nell'ombra gelosa in cui t'interni

ti spìano i miei seguaci occhi materni,—

in un pensiero il volto trascolori.

 

Cinte le braccia ad arco sui ginocchi,

tesi il mento e la bocca in un superbo

gesto di volontà, pensi. Niun verbo

può dire quel che dicono i tuoi occhi.

 

Ardor di sangue, ardor di fede, vampo

represso.—Ma è ben tuo, figlia, quel viso?...

Ove io lo scôrsi, un giorno?... e avea quel riso

interïore, e quel selvaggio stampo

 

d'adolescenza conscia d'esser viva

per esser forte!... Ove lo scôrsi?... Forse

nell'altra vita. O, forse, in sogno. O, forse,

in uno specchio. Ah, mi ricordo!... Empiva

 

del suo denso pallor la fredda lastra

appesa al muro. E mi guardava, fisso.

Era il mio volto, sôrto da un abisso

d'ombra, e riflesso in torba acqua verdastra:

 

nuovo a me, dal grande arco delle ciglia

al labbro acceso: cerchio inebriante

d'enigmi, ove affondavo il cuor tremante:

ed ora è tuo perchè il trasmetta, o figlia.

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