PÀNICO

Paura della vita, a tradimento

or su me piombi, e il tuo nodo scorsoio

mi getti al collo; ed in me stessa io muoio

senza morire, diaccia di spavento.

 

Ed i giorni e le notti che verranno

m'appaion come maschere impenetra-

-bili; e con peso di massiccia pietra

l'ieri e l'oggi sul cuor lividi stanno.

 

Da coloro che un dì chiamai fratelli

sì lontana mi sento, che a soccorso

non grido: non udrebbero: ahimè!... corso

troppo ho dinanzi a lor, con piè ribelli.

 

Ciò che fu non è più—ciò ch'è presente

non vale—sul futuro c'è una porta

chiusa, di bronzo.—Io son fra quella porta

e il mio terrore.—Io son quasi demente.

 

Pure conviene attender l'alba, attendere

con piè fermo, con fisso occhio, il ritorno

del sole. E il sol guardare, e il chiaro giorno

godere, come un fior—senza comprendere.

Share on Twitter Share on Facebook