Capitolo I. Del modo di ritrovar l’Acqua.

Essendo dunque sentenza e de’ fisici, e de’ filosofi, e de’ sacerdoti, che tutte le cose si compongono dall’acqua, ho stimato, poichè negli antecedenti sette libri si sono date le regole per gli edifici, essere necessario in questo descrivere il modo di ritrovare l’Acqua, le sue diverse proprietà secondo le diverse qualità de’ luoghi, e come si conduca, e come se ne faccia il saggio. Ella è certamente necessaria e per la vita, e per i piaceri, e per ogni uso quotidiano.

Tutto è facile, qualora i fonti scorrano allo scoperto. Ma in caso contrario si debbono rintracciare sotto terra, e raccorre le sorgenti. Per ritrovar queste, si ponga uno boccone prima di nascere il sole in quei luoghi, ove si va cercando; e appoggiato in terra il mento, traguardi quei contorni. Così la vista non si divagherà più alto del bisognevole, quando sta ferma la barba, ma ad eguale altezza, e con determinazione disegnerà i luoghi. Ove dunque si vedranno vapori avvoltolati alzarsi in aria, ivi si cavi; perchè questi segni non possono ritrovarsi in luoghi asciutti.

Deve anche porre mente chi cerca acqua alla natura de’ luoghi; perchè si sanno quei, dove nasce. Nella creta, la vena è piccola, sottile, non profonda, e di non ottimo sapore. Nel sabbione sciolto, piccola: ma se si trovasse in luoghi bassi, sarà fangosa e di cattivo sapore. Nella terra nera non si trovano, che piccoli sudori e gocciole, le quali si raccolgono in tempo d’inverno, e si arrestano ne’ luoghi sodi e duri; e queste sono d’ottimo sapore. Nella ghiara si trovano vene piccole e incerte: ma sono ancora di ottimo gusto. Nel sabbione maschio, nell’arena, e nella incarbonchiata sono vene più certe e stabili, e di buon sapore. Nel sasso rosso abbondanti, e buone, qualora non si dissipino per i pori, e non si consumino. Sotto le radici de’ monti e nelle selci sono più copiose, e più abbondanti; e sono anche più fredde, e più salubri. Ne’ fonti poi piani sono salate, pesanti, tepide, e disgustose, eccetto che quelle, che trasudando da’ monti sotto terra sgorgano in mezzo alle campagne, le quali, dove specialmente s’incontrano coperte dalle ombre degli alberi, danno lo stesso piacere de’ fonti di montagna.

I segni inoltre, per conoscere le terre, sotto le quali sarà l’acqua, oltre ai già detti, sono. Se vi si troveranno nati giunchi, salici erratici, alni, viticci, canne, edere, ed altre piante simili, le quali non possono nè nascere, nè nutrirsi da per se senza umore. Sogliono per altro queste stesse piante nascere pur anche nelle lagune, le quali, come più basse, ricevono più delle altre campagne l’acqua e dalle piogge, e dagli scoli l’inverno, e conservano per la concavità più lungo tempo l’umido: ma a queste non si dee credere, e solamente in quei luoghi, e terre, non già lagune, ove questi segni nascono senza essere seminati, ma da per se, ivi si ha da ricercare.

In quei luoghi poi, ove non si troveranno tali segni, si faranno queste sperienze. Si cavi un luogo per tutti i lati largo tre piedi, alto non meno di cinque, e vi si situi verso il tramontar del sole una scodella di rame, o di piombo, o un bacino, qualunque sarà più alla mano; e unto d’olio al di dentro, vi si ponga sossopra, e si copra la sommità del fosso di canne o di frondi, e vi si getti sopra la terra: il giorno seguente si scuopra, e se nel vaso li troveranno gocciole o sudori, averà questo luogo dell’acqua. Come ancora se in questo fosso, della stessa maniera coperto, si porrà un vaso di creta non cotto, se nel luogo vi sarà acqua, scoprendosi si troverà il vaso bagnato, o fin’anche stemperato dall’umido. Di più se in detto fosso si situi un vello di lana, e nel dì seguente se ne spremesse acqua, sarà segno esservene la vena. Niente meno che se in quel luogo si situi una lucerna accomodata piena d’olio e accesa, e ricoperta, e non si troverà il dì seguente spenta, ma vi sarà resto d’olio, e di lucignolo, e si troverà umida, sarà segno d’essere quel luogo acquoso, perchè il calore attrae a se tutto l’umido. Finalmente se facendosi in questo luogo del fuoco, e la terra riscaldata, e bruciata sollevasse vapori nuvolosi, avrà questo luogo acqua.

Fatti questi tentativi, e trovativi i descritti segni, allora vi si profonderà un pozzo, e se si troverà il capo dell’acqua, se ne caveranno molti attorno, tirandone per mezzo di spelonche la comunicazione tutta a uno stesso luogo. Questi capi si hanno a cercare soprattutto ne’ monti, e ne’ luoghi settentrionali; imperciocchè ivi si trovano di più buon gusto, più salubri, e più abbondanti: perchè sono riparati dal corso del sole, ed ivi soprattutto sono frequenti gli alberi, e le selve, e i monti stessi fanno colla loro ombra sì, che i raggi del sole vi giungano obliqui, nè abbiano forza di seccare l’umido. Anche i valloni sopra i monti raccolgono specialmente le piogge, e per la densità delle selve, sì per l’ombra degli alberi, come delle rupi vi si conservano lungo tempo le nevi, onde sciolte trapelano per i pori della terra, e giungono alle più balle radici de’ monti, ove sgorgando aprono le sorgenti de’ fonti.

Nelle pianure all’incontro non vi possono essere sì fatte vene, ed essendovene, non possono essere salubri, perchè la gran possanza del sole senza riparo alcuno d’ombre, attrae col suo fervore, e ne toglie ogni umido; e se mai vi sono acque scoperte, l’aria ne toglie, e fa esalare la parte piu leggiera, più sottile, e più salutare; onde ne’ fonti piani non rimangono, che le parti più pesanti, dure, e di cattivo sapore.

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