Capitolo VI. Delle proporzioni delle Porte de’ Tempj.

La prima regola per le Porte, ed i loro stipiti ne’ tempj si è di stabilire prima d’ogni altro, di che Ordine hanno da essere. Gli ordini delle porte sono Dorico, Jonico, ed Attico.

Le proporzioni del Dorico (Tav. XI. fig. 5.) hanno queste divisioni; la cornice ultima, la quale va sopra l’architrave, sia a livello de’ capitelli delle colonne, (Tav. XI. fig. 5.) che sono nel portico. Il lume poi della porta si trova, dividendo l’altezza del tempio, dal pavimento cioè fino alla soffitta, in parti tre e mezza, e dandone due all’altezza del vano delle porte. Quest’altezza si divide in dodici parti: di queste cinque e mezza si danno alla larghezza del vano, ma da basso, sopra poi vada ristringendosi con questa regola: se l’altezza del vano sarà da sedici piedi in sotto, la terza parte dello stipite: se da sedici a venticinque, allora la parte superiore del vano si restringe la quarta parte: se da venticinque a trenta, l’ottava parte dello stipite; le altre, che saranno più alte, avranno gli stipiti a piombo.

Lo stipite sarà largo di fronte quanto un duodecimo dall’altezza del vano, e nella parte superiore restringerà pel decimo quarto della sua larghezza: l’altezza dell’architrave sarà eguale alla parte superiore degli stipiti: la cimasa un sesto dello stipite, e lo sporto della medesima poi eguale all’altezza; e s’intaglierà tanto la cimasa Lesbia, quanto l’astragalo. Sopra la cimasa dell’architrave va il fregio d’altezza eguale all’architrave, e vi si scolpirà la cimasa Dorica, e l’astragalo Lesbio di rilievo stiacciato. Segue poi il gocciolatojo piano colla sua cimasa: lo sporto sarà eguale all’altezza dell’architrave, che posa sopra i due stipiti, e gli aggetti a destra ed a sinistra saranno tali, che avanzino i piedi; e le cimase debbono unirsi a unghia.

Nelle Ioniche (Tav. XI. fig. 6.) l’altezza del vano si troverà come nelle Doriche: ma la larghezza si troverà dividendo l’altezza in due parti e mezza, e prendendone una e mezza per la larghezza da basso: l’assottigliamento, come nelle Doriche: la larghezza dello stipite sarà la decima quarta parte dell’altezza del vano: la cimasa il sesto di questa larghezza: quel che resta, dedotta la cimasa, si divide in dodici parti, tre formano la prima fascia con l’astragalo, quattro la seconda, e cinque la terza; queste fasce coi loro astragali girano attorno attorno. I soprapporte si faranno simili a’ soprapporte Dorici. Le cartelle, o sieno mensole, vengono intagliate, e pendenti a destra ed a sinistra fino al livello di sotto dell’architrave, eccettuatane la foglia. Saranno di fronte doppie il terzo dello stipite, e la parte inferiore sarà un quarto più sottile della superiore.

Le porte dl legno si compongono in modo, (Tav. XI. fig. 5.) che le imposte cardinali (6) sieno la duodecima parte della larghezza di tutto il vano: i quadri (8) fra le imposte (Tav. XII. fig. 6.) abbiano ognuno tre di queste dodici parti. I telari si hanno a distribuire in modo, che divisa l’altezza in cinque parti, ne restino due sopra, e tre sotto: (Tav. XIII. fig. 6.) nel mezzo viene la traversa di mezzo (9); e poi alcune nella parte di sopra, altre di sotto (99): la larghezza della traversa è la terza parte del quadro, la cimasa la sesta parte della traversa: la larghezza delle imposte di mezzo la metà della traversa: la fascia (7) la metà, e più un sesto della traversa; le imposte accanto allo stipite, o sia architrave la metà della traversa.

Se poi le porte saranno valvate, cioè a un pezzo, l’altezze sono le medesime; (Tav. XIII. fig. 6.) solo per il largo si aggiunge la larghezza d’una porta. E se sarà in quattro pezzi, si cresce in altezza.

La porta Attica si fa colla stessa regola delle Doriche: se non che negli stipiti si fanno ricorrere sotto la cimasa le fasce, e queste si scompartono in modo, che, dedotta la cimasa dallo stipite, delle sette parti la prima ne abbia due. Gli ornamenti poi delle porte non si fanno cerostroti nè a due pezzi, ma a uno, e si aprono al di fuori.

Ho esposto, per quanto ho potuto, le proporzioni, che si hanno a tenere, come già stabilite costumanze, nella formazione de’ tempj Dorici, Jonici, e Corintj. Ora tratterò delle distribuzioni, che occorrono nell’ordine Toscano.

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