Capitolo X. Delle disposizioni, e parti de’ Bagni.

Prima di ogni cosa si ha da scegliere il luogo più caldo, che si può, cioè riparato dal settentrione, e dall’aquilone: (Tav. XV. e XVIII.) anzi i bagni caldi, e tepidi hanno da avere i lumi in faccia a ponente jemale. Ma se nol permettesse la natura del luogo, l’abbiano almeno da mezzogiorno; poichè il tempo di lavarsi è specialmente dal mezzogiorno alla sera: si dee anche badare, che sieno uniti, e volti verso gli stessi aspetti i bagni caldi tanto delle donne, quanto degli uomini; perchè così sarà loro comune l’uso delle acque da uno stesso fornello, ma ciascuno ne’ suoi proprj vasi.

Sopra il fornello vanno situati tre vasi, uno per l’acqua calda, l’altro per la tepida, il terzo per la fredda; e situati in modo, che entri in quello della calda tant’acqua tepida, quanta ne uscirà dalla calda, e della fredda nella tepida parimente altrettanta: uno stesso fuoco riscalderà così tutte le fornacette.

Il suolo delle stanze calde si ha a fare in questo modo: primieramente sia ammattonato con mattoni di un piede e mezzo, (Tav. XV.) e tutto pendente verso il fornello sì, che gettandovisi dentro una palla, non possa reggervisi, ma ritorni verso la bocca del fornello; così la fiamma meglio si estenderà per sotto a quel piano: sopra il suolo si alzino de’ pilastretti con mattoni di ott’once, tanto contigui, che vi si possa stender sopra un suolo di mattoni di due piedi. L’altezza di questi pilastretti sarà di due piedi, e saranno fabbricati con creta impastata con capelli, e sopra questi posino i detti mattoni di due piedi, i quali sostengano il pavimento.

Le coperture poi a volte, saranno migliori quelle, che si faranno di fabbrica: ma se si vorranno fare di tavole, si copriranno queste di creta; lo che li fa in questo modo. Si facciano delle lastre, o per meglio dire archi di ferro, i quali si hanno ad attaccare al tavolato con uncini di ferro spessissimi: quelle lastre poi, o siano archi si hanno a distribuire in modo, che in mezzo a due di essi possano giacere, e situarvisi tegoli senza orli, ed in tal maniera si tiri a perfezione tutta la volta appoggiata sopra ferri: le commessure di essa poi si appianeranno dalla parte di sopra con creta impastata con capelli: dalla parte di sotto, che riguarda il pavimento, si rinzeppi di mattone pesto, e calce, e si pulisca con dello stucco, o intonaco: i bagni caldi, ove si faranno raddoppiate le volte, saranno più perfetti; perciocchè l’umore innalzato dal calore non potrà giungere ad offendere i legni dell’intavolato, ma si dissiperà fra le due volte.

La grandezza de’ bagni deve essere proporzionata alla gente. La figura però sarà questa: la larghezza, senza il recinto del labbro e dell’alveo, sarà un terzo meno della lunghezza: (Tav. XV.) il labbro deve prender il lume dall’alto, acciocchè coloro, che stanno intorno intorno, non facciano ombra: le scole de’ labbri hanno ad essere larghe tanto, che quando avranno preso i primi il loro posto, gli altri, che restano attorno a guardare, possano restarvi comodamente: la larghezza dell’alveo tra il muro, e il parapetto non sia meno di piedi sei, acciocchè rimanga comodo, anche dedotti i due piedi, che sono occupati dal gradino inferiore, e dal cuscino.

Il laconico, e la stufa hanno a stare vicino al tepidario: questo sarà alto sino a’ peducci della volta tanto, quanto è la sua larghezza: in mezzo alla volta vi si lasci un buco, dal quale penda con catene uno scudo di rame, dall’alzamento e abbassamento del quale si regolerà il grado della stufa; deve costruirsi rotondo, acciocchè la forza della fiamma, e del calore possa diffondersi egualmente dal mezzo intorno intorno per tutto il giro.

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