Le lunghezze poi, e le larghezze de’ cortili si distribuiscono in tre maniere: (Tav. XXI. e XXII.) la prima è, quando si divide la lunghezza in cinque parti, e se ne danno tre alla larghezza: la seconda è, quando si divide in tre parti, e se ne danno due alla larghezza; la terza poi si ha, quando descritto sulla larghezza un quadrato, si tira la sua diagonale, e si fa eguale a questa la lunghezza del cortile. L’altezza loro fin sotto a’ travi sarà quanto la lunghezza meno un quarto; quel che rimane si distribuisce per le soffitte, e per il tetto sopra i travi.
La larghezza da darsi alle ale a destra e a sinistra sarà un terzo della lunghezza del cortile, quando questa sarà fra i trenta piedi, e i quaranta: se da quaranta a cinquanta si divide la lunghezza in tre parti e mezza, e se ne dà una alle ale: se la lunghezza sarà fra i cinquanta e i sessanta piedi, le ale si faranno di un quarto della medesima: fra i sessanta ed ottanta, si divide la lunghezza in quattro parti e mezza, e se ne dà una alla larghezza delle ale; fra gli ottanta e i cento, si avrà la giusta larghezza delle ale dividendo la lunghezza in cinque parti. I travi liminari si pongano tanto alti, quanta è la larghezza.
Per il Tablino, se la larghezza del cortile sarà di piedi venti, quel che rimane, dedottone un terzo, sarà l’ampiezza di esso: (Tav. XIX.) se dai trenta piedi a’ quaranta, il tablino sarà la metà della larghezza del cortile: se fra i quaranta e i sessanta, si divide in cinque parti la larghezza, e se ne danno due al tablino. Le simmetrie de’ cortili piccoli non possono essere le stesse de’ cortili grandi: e se ci serviremo delle simmetrie de’ grandi per i piccoli, non saranno servibili nè i tablini, nè le ale; ed al contrario se ci serviremo delle simmetrie de’ piccoli per i grandi, verranno in questi i membri troppo vasti e smisurati. Ciò mi ha mosso a dare le regole generali delle grandezze esatte e proprie e per l’uso, e per l’apparenza. L’altezza del tablino fino alle travi si faccia un ottavo più della larghezza: la soffitta poi s’alzi anche con aggiungere all’altezza un terzo della larghezza. Le bocche verso i cortili, se sono piccoli, saranno un terzo meno della larghezza del tablino: se grandi, la metà. Le immagini coi loro ornamenti li situeranno alte, quanta è la larghezza delle ale. Le proporzioni delle larghezze, ed altezze delle porte saranno, se Doriche, Doriche: se Joniche, Joniche, tutto colle regole date per le porte al libro quarto. La larghezza dello scoperto del cortile non si lasci meno di un quarto, nè più d’un terzo della larghezza del medesimo: la lunghezza poi a quella proporzione, che dà l’atrio stesso.
Il peristilio, o sia loggiato, si fa un terzo più lungo a traverso di quel ch’è per dritto: le colonne alte, quanta è la larghezza del portico: gl’intercolunnj non sieno meno larghi di tre, nè più di quattro grossezze di colonne; eccetto che, se il colonnato si facesse di ordine Dorico, allora si prendono le misure, come si è detto al libro quarto, acciocchè venga distribuito colle regole ivi date, e collo scompartimento de’ triglifi.