Comincerò primieramente dallo smalto, ch’è il primo tra i pulimenti, affinchè si ponga tutta la maggior cura ed attenzione alla sodezza. Se dunque si dovrà fare lo smalto sul pian terreno, si esamini, se il suolo è da per tutto sodo, indi si spiani e vi si stenda il primo suolo di calcinaccio: ma se o tutto, o parte sarà di terra smossa, si assodi diligentemente con palafittate. Nelle travature poi si badi bene, che non vi sia qualche muro di quei, che non escono fuori e che giunga fin sotto al pavimento: perchè deve piuttosto rimanere distaccato dal palco che gli sovrasta; poichè se il muro sodo trapasserà fin sopra, col seccarsi e piegarsi de’ travi, restando saldo esso muro, faranno i pavimenti necessariamente de’ peli a destra, e a sinistra del medesimo. Si badi ancora a non mischiare colle tavole d’ischio quelle di quercia, perchè le quercine subito che s’imbeverano d’umido, torcendosi fanno delle fessure ne’ pavimenti: e dove non vi fosse ischio, e fosse per questa mancanza necessario servirsi delle quercine, allora si debbono segare sottili, perchè quanto meno forza avranno, tanto più facilmente resteranno tenute ferme da’ chiodi; e oltracciò sopra ogni trave si hanno a puntare due chiodi per parte all’estremità delle assi, acciocchè da nessuna parte si possano torcere, e sollevarsi le punte. Non parlo già di cerro, faggio, o farnia, perchè nessuno di questi è di lunga durata.
Fatto il palco, vi si stendano sopra felci, se vi saranno, se nò, paglia, acciocchè ne resti difeso il legno da’ danni della calce. Segue sopra un suolo di sassolini non minori di quel, che può empire una mano. Disteso il quale si getta sopra lo smalto: e se sarà questo tutto nuovo, si mescolerà una parte di calce a ogni tre del medesimo; se rifatto, la composizione sarà di cinque parti del medesimo, e due di calce. Lo smalto si assoderà facendolo ben bene battere con bastoni di legno da quantità d’uomini sì, che battuto e finito che sarà, rimanga di non minore altezza di oncie nove. Si stende sopra di questo l’anima di cocci temperati di tre parti de’ medesimi con una di calce, e in modo, che questo pavimento non resti meno alto di sei dita. [[[UNTRANSLATED text:reference-mark: ]]] Sopra l’anima finalmente si faranno esattamente diritti, e a livello i pavimenti o di quadrelli, o di mosaico: e quando sarà tutto ciò fatto, e sarà guarnito l’esteriore, si levigheranno in modo, che non rimangano denti negli scudetti, o triangoli, o quadrati, o esagoni che sieno, ma restino le commessure a perfezione spianate: se poi il pavimento sarà a mosaico, dovrà questo avere tutte le punte perfettamente spianate; che se non rimangono tutti gli angoli benissimo uguagliati, non si dirà fatta a dovere la spianatura. Anche l’ammattonato a spiga all’uso di Tivoli dee esser fatto con diligenza, acciocchè non rimangano nè fossi, nè rialti, ma sia spianato, e stropicciato a filo: sopra questa spianatura, perfezionata che sarà di tutto punto, si cerna del marmo, e vi si stenda sopra una coperta di calce e rena.
Allo scoperto poi, più che altrove, debbono i pavimenti esser fatti a dovere, perchè le travature o che si gonfino per l’umido, o che si assottiglino asciuttandosi, o che si torcano piegandosi, sempre col moto cagionano de’ difetti ne’ pavimenti: le gelate inoltre, e le brine non gli fanno durare lungo tempo sani; onde se è necessario che sieno fatti senza difetto, bisogna farli in questo modo. Fatto che sarà il primo palco, se ne stenda sopra un altro a traverso, confitto con chiodi, facendo così una duplicata copertura ai travi: indi si componga lo smalto con due parti di calcinaccio nuovo, una di cocci pesti, e due restanti delle cinque parti di calce, e dopo che si sarà gettato il calcinaccio, si stenda sopra questo smalto tanto, che battuto, e perfezionato che sarà, non rimanga meno alto di un piede: allora vi si getta pure l’anima, come si è detto sopra, e poi si farà il pavimento di tasselli di due dita l’uno in circa, colla pendenza di due dita per ogni dieci piedi: se sarà così composto, e spianato a dovere, sarà esente da ogni difetto. Acciocchè poi non patisca per le gelate la calce, ch’è fra le commessure, si dovrà ogni anno all’accostare dell’inverno abbeverare di feccia d’olio, e così non vi potranno le gelate. E quando mai li stimasse necessaria anche maggior diligenza, si cuopra lo smalto con un suolo di mattoni di due piedi commessi con calcina, e questi mattoni debbono avere in tutte le fronti delle commessure canaletti incavati di un dito, per empirli di calce impastata con olio, commessi che saranno e dopo induriti, si stropicceranno: questa sì fatta calce, attaccata che sarà a’ canali e indurita, non lascerà passare per le commessure nè acqua, nè altra cosa. Fatto così questo solajo, vi si stenderà sopra anche l’anima, e si farà assodare a colpi di bastoni: sopra finalmente o di tasselli grandi, o di mattoni a spica si farà l’ultima copertura colla pendenza detta di sopra; e così facendosi non patiranno tanto presto.