Capitolo III. Degl’Intonachi.

Ove dunque si vorranno usare volte, si faranno in questo modo. Si distribuiscano de’ travicelli paralleli fra loro, nè distanti più di due piedi: i migliori sono di cipresso, perchè l’abete presto patisce e dai tarli, e dal tempo: questi travicelli dunque distribuiti in forma circolare, per mezzo di più catene si hanno a fermare, e legare con ispessi chiodi al palco o tetto che sia; anche le catene hanno da essere di un legno, che non sia offeso nè da tarlo, nè da tempo, nè da umido, come sarebbe il busso, il ginepro, l’ulivo, il rovere, il cipresso, ed altri simili, eccetto che la quercia, perchè questa col torcersi produce delle crepature in ogni lavoro, ove si adopri. Situati i travicelli, vi si attaccheranno in faccia canne Greche spaccate legate con corde di giunchi di Spagna a quella figura, che necessita.

Dalla parte poi di sopra della volta si stenderà un suolo di calce e arena, affinchè se mai dai palchi, o dai tetti cadessero delle gocce, non penetrino. Che se non si avranno canne Greche a sufficienza, si raccoglieranno quelle piccole di paludi, e con legature di giunchi si accomodino dei fascetti di giusta lunghezza e di una stessa grossezza; avvertendo, che da una legatura all’altra non framezzi distanza maggiore di due piedi; e questi fascetti li leghino con una cordicella, e s’inchiodino con dei cavicchi di legno ai travicelli, come si è detto. Tutto il resto poi si faccia nella maniera scritta di sopra.

Disposte e intessute che saranno le volte, si rinzaffi dalla parte di sotto il cielo delle medesime, indi si arricci, ed all’ultimo si dia il pulimento con creta, o con marmo. Dato il quale, si faranno a piè delle volte i cornicioni, e questi parmi che si abbiano a fare il più che si può delicati e sottili; perchè i grandi si staccano, e non vi possono reggere per il peso: nè vi si dee mescolare gesso, ma farli tutti di una qualità, come sarebbe polvere di marmo, per timore che coll’anticipare, che fa il gesso a ritirarsi non faccia seccare ugualmente il lavoro. Si hanno anche a sfuggire nelle volte le maniere degli antichi, perchè le loro cornici sono pericolose per lo sporto grande dei gocciolatoi.

I cornicioni poi alcuni sono lisci, altri intagliati. Or ne’ gabinetti, e dove s’abbia a tener fuoco o molti lumi, si hanno a fare lisci, acciocchè possano con facilità pulirsi: nelle stanze poi d’estate, o di assemblèe, nelle quali non vi è nè fumo, nè fuliggine che possa nuocere, ivi si faranno intagliati; imperciocchè i lavori bianchi per la delicatezza del colore sempre si macchiano con ogni fumo non solo della casa propria, ma anche delle vicine.

Terminati i cornicioni, si rinzaffino più rozzamente che sia possibile le mura: mentre sta per asciuttarsi il rinzaffo, si cuopra d’arricciatura, regolando le lunghezze colla riga e col filo, le altezze col piombo, e gli angoli colla squadra; perchè un intonaco così fatto ne farà parer bella la pittura: mentre stà per seccarsi questo arricciato, vi si stenderà il secondo, e poi il terzo. Così quanto più alto sarà l’arricciato, tanto più duro e stabile sarà l’intonaco.

Quando oltre il rinzaffo si saranno fatte non meno di tre croste d’arricciato, allora si stenderanno i piani di polvere di marmo, e questo stucco si stemprerà in modo, che nell’impastarsi non attacchi alla pala, ma n’esca netto il ferro: steso lo stucco, mentre si secca, vi si stenda un altro piano più sottile; e quando sarà questo ben maneggiato e lisciato, si metta anche il terzo, e più sottile. Così fortificate le mura con tre incrostature d’arena, ed altrettante di marmo non potranno essere sottoposte nè a crepature, nè a difetto alcuno: ma anzi essendo stati colle mazzuole ben battuti, ed assodati i piani di sotto, e poi ben lisciati per la durezza e candidezza del marmo, cacceranno i colori messivi ne’ pulimenti una somma nettezza e vivezza.

I colori poi se sono con diligenza dati sopra l’intonaco a fresco, non ismontano, ma anzi si conservano eternamente; e ciò perchè la calce, che ha perduto nella fornace l’umido, restata porosa ed asciutta, attrae in tale stato tuttociò, che per fortuna se le attacca, e colla mescolanza di semi, o sieno principj comunicatile da altre potenze, facendosene un corpo solo, di quante membra mai si fosse, nel seccarsi si riduce in modo, che sembra composta tutta di qualità della sua specie medesima. Gl’intonachi dunque fatti a dovere, non solo non irruvidiscono col tempo, ma nè anche lavandosi mutano i colori, se non nel caso che sieno quelli messi o con poca diligenza, o sul secco; perciò gl’intonaci fatti sulle mura colle regole dette di sopra potranno essere sodi, splendidi, e di lunga durata: che se non si stenderà più che un piano d’intonaco, e uno di stucco di marmo, questa sottigliezza facilmente non avendo forza si rompe, nè può dare ai pulimenti il debito risalto. Appunto come uno specchio d’argento, tirato in una piastra sottile, rimanda l’immagine dubbia e senza forza, e all’incontro tirato su piastra soda, perchè può ricevere con tutta la forza il pulimento, rimanda ai riguardanti vive, e vere le immagini: così gl’intonachi fatti di materia sottile non solo sono soggetti a crepature, ma anche presto smortiscono; come all’incontro quei, che sono ben coperti e d’intonaco, e di stucco, e d’una grossezza serrata, essendo replicatamente lisciati, non solo si fanno nitidi, ma anche rappresentano chiare agli spettatori le immagini dipintevi.

Gli stuccatori Greci fanno i loro lavori duri, non solo perchè fanno uso delle accennate regole, ma anche perchè fanno da una mano d’uomini con pali di legno pestare la calcina nel fosso, ove hanno già mescolata la calce colla rena, e non se ne servono se non quando è stata così ben bene maneggiata. Quindi è che alcuni tagliano da’ muri vecchi pezzi di questi intonachi, e se ne servono per mattoni, e negli stessi intonachi distribuiscono questi mattoni sì, che formino un rilievo attorno a’ fondi delle riquadrature.

Se mai si dovessero fare intonachi sopra muri intelajati, perchè questi necessariamente fanno delle fessure per cagion de’ pali dritti e de’ traversi, i quali coll’incrostatura di loto attraggono umido, e poi nel seccarsi, assottigliandosi producono le crepature: acciocchè questo non succeda, si terrà la seguente regola. Sporcato che sarà tutto il muro di loto, si appiccheranno sopra questo lavoro con chiodi muscarj delle canne l’una accanto l’altra: stesavi indi la seconda volta il loto, se le prime canne sono state inchiodate a’ traversi, s’inchioderanno le seconde a’ dritti; poi si stenderà sopra, come si è detto, l’intonaco, e lo stucco, o qualunque altra copertura. E in questo modo il duplicato serrato, e continuato suolo di canne poste a registri contrarj non farà nascervi peli, nè crepatura alcuna.

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