Discorsi seri.

Il signor Paoletti, nella penombra grigia del salottino, si accomodò bene nella capace poltrona che si capiva aver l'onore di accoglierlo esclusivamente, e, per una vecchia abitudine, dacchè era riuscito ad entrar nel mondo della quiete e del riposo, trasse un respiro di soddisfazione.

Cavò quindi un enorme portasigari d'argento cesellato e offrì delle sigarette egiziane a Marino.

Quindi dopo averlo un momento scrutato, da capo a piedi, così cominciò a parlare:

– Mio caro giovanotto... ho detto a suo padre che la risposta a... quanto egli mi ha fatto sapere, era mio desiderio darla a Lei in persona. Ah, il suo papà, caro signor Marino! che uomo! è un angiolo, creda a me.

– È vero – rispose Marino intenerito.

– Ne abbia di conto, sa? non gli dia dispiaceri! lei è giovane ora; ne incontrerà degli uomini, vedrà. Ma uno come quello lì! Me lo saprà dire. Sono tanti anni che lo conosco, da che sian ritornati da lassù, lo sa? ... ebbene, la prima impressione su di lui non ha fatto ancora una grinza! E guardi che di uomini ne ho conosciuto anch'io la mia parte, sa? oh, se n'ho conosciuti!

Il signor Paoletti pareva sinceramente commosso pensando al buon professore d'astronomia.

– Basta – concluse – veniamo al gran fatto. E, prima di tutto, l'avverto che io parlo chiaro, molto chiaro. Cosa vuole? non per nulla si batton trent'anni di quelli che ho battuto io. Forse lei ne saprà qualcosa. Breve. Lei ha un'inclinazione... viva, sincera, capisco, per mia figlia. Lei vorrebbe realizzare, diró così, questa sua inclinazione...

Marino attese trepidante. Il cuore gli batteva a martello.

– Ebbene, con la piú sincera franchezza che le ho detto, le rispondo subito che non è cosa.

Il signor Paoletti si fermò, per lasciar passare la prima impressione della folgore.

Marino non diceva nulla. Taceva, immobile. Forse, per un attimo, il suo cuore aveva cessato di battere?

– Ragioniamo un poco – riprese il signor Paoletti, per la prima volta assai grave in volto, da tanto tempo. – Io conosco molte più cose che lei non sa. Prima perchè ho sessant'anni... ma questo non vorrebbe dir nulla perchè non basta l'età. È la vita che insegna! E a me, lo creda, ha insegnato molte, molte cose. Vedrà, un giorno, se ho ragione. Perciò mi ascolti... Oggi forse mi dirà cattivo, duro di cuore, egoista. Un giorno, forse, chissà?... ripenserà alle mie parole. È fatta così la vita, lo creda!

Il signor Paoletti ripigliò:

– Lei è un bravo giovane, forte, sano e anche bello – oh, mi lasci dire! se di uomini buoni come suo padre ve ne son pochi, di giovanotti belli come lei non ne abbiamo troppi. E lei ne deve saper pure qualcosa! Ella dunque vede tutto sole e azzurro. Per diciotto mesi ha sognato ad occhi aperti in pieno oceano. Ha un cuore di marinaio largo così! Si capisce che un paio di occhi neri faccian presto a ficcarvisi dentro. E la po’ po' di paglia che v'è in serbo fa subito una gran fiammata...

– Lei non sa... – mormorò Marino.

– So, so, mi lasci dire. Ma la vita non è fatta di solo azzurro, di solo mare, di soli occhi neri, di sole fiammate! E sopra tutto non è fatta di sogni! Lo lasci dire a me che me ne intendo. A vent'anni non si vede che il sole... a sessanta si è veduto qualcos'altro ancora! Mia figlia non è fatta per lei, glielo dico io. Vuol dire che lo so bene, mi pare.

– Ma perchè? ma perchè? – mormorò Marino.

– Santo Dio! non me lo stia ancora a domandare! dovrebbe capirlo. Del resto sono sicuro che lo capisce. Oh, non si stia a disperare, caro signor Marino! sono cose che passano. Anch'io ho avuto vent'anni, come lei... e non era, purtroppo, come lei.

Marino taceva. Una grande calma l'aveva preso, ormai. Che giovava, del resto? dire, parlare, far sapere... aprire il cuore... Egli ascoltava, rassegnato.

– Le voglio un po' dire, perchè lei sappia. Ero molto più giovane di lei, un ragazzetto, quando è cominciata la vita per me. Ed è cominciata vendendo acquavite, laggiù nelle faziende! Si figuri, dunque. E ho fatto di tutto. E, creda, ho anche sofferto di tutto. Perciò ho diritto di parlare, io. Non crede?...

Il signor Paoletti attese alquanto una risposta che non venne. Che importava? che importava? ... Marino teneva la testa bassa, come se dormisse. Veniva da fuori del balcone socchiuso il murmure della ramaglia del giardino, nell'ora ardente del sole, e Marino ascoltava, senza pensiero, trasognato.

– C'è chi mi odia, ora, perchè ho dei milioni. Capirà, lei, che non mi vergogno de' miei milioni di adesso, come non mi vergognavo quando, senza scarpe, passavo le giornate a lavorare per le strade d'America! E quel ragazzaccio di mio figlio che credeva di fare il Michelaccio quaggiù, perchè suo padre in altri tempi ha piegata la schiena, lo sa cosa ne ho fatto?... l'ho mandato laggiù, in America, come me, a imparare a vivere!

Un breve silenzio regnò nella saletta. Poi il signor Paoletti mormorò come tra sè:

– Sono giorni lontani, quelli, ormai. Mi parevano orribili, allora. Eppure adesso... ripensandoli, non so, li vedo vestiti di qualcosa di bello che prima non capivo! Avviene così sempre. Ciò che ci è sembrato dolore, un giorno diventa poi quasi una dolcezza, una poesia! e que' momenti neri si ricordan con più amore che le allegrezze! Chi sa perchè!...

Fissò alquanto il giovane, pensoso, poi disse:

– Ora che le ho detto molto, ascolti ancora questo. È la conclusione. Ed è brutale, lo so, ma tant'è! Mia figlia... è troppo ricca per lei. So quel che dico. E non mi domandi altro.

Tacque un poco e riprese:

– E poi sappia un'altra cosa... Essa non è più neppur libera, ormai.

Marino alzò il capo.

– Non lo sa ancora nessuno. A lei lo dico, pel primo. Vede se le ho confidenza! Essa da ieri è... promessa.

– Promessa?... – egli balbettò.

– Sì... ad un giovane che anche lei ben conosce. Il figlio del signor Forti.

– Cecchino? – mormorò Marino.

– Cecchino Forti, sicuro. Un bravo giovane. E... molto ricco. Come essa. Oh – proseguì con un sospiro – non è troppo bello, no. Non ha nulla da fare con lei, signor Marino, su questo non c'è dubbio – e si fermò un momento a guardarlo da capo a piedi, come a dire: peccato! – Ma che vuole? È fatta così la vita.

– Cecchino – mormorò ancora Marino.

– Su via, non si stia ad appassionare. Prenda la cosa con ispirito. Ha vent'anni, lei! ed è uomo di mare! E si ricordi le mie parole. Un giorno ripensando a questi momenti li troverà pieni di dolcezza, più belli, direi, di tanti altri che le saran sembrati stupendi. Un giorno, lontano, dico, rivangando nel suo passato, troverà un bell'ideale che è rimasto tale, che non è svanito, come tutto il resto, nella gran fogna della realtà, E, creda a me, che non sono poi mai stato un gran sentimentale: vale più un bell'ideale non imputridito nel cuore, che cento milioni di realtà!...

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