S’ebbe le più garbate lodi dai cicisbei e dagli abati eleganti in un soave salottino Luigi XV.
Molti occhialetti si posaron compiacenti sulle snelle sue forme e un arcade poeta – tutta parrucca in testa e sulle labbra miele – la cantò sublime in un madrigale....
La dolce dama che l’ebbe cara le affidò il picciol vaso del belletto, le essenze favorite e la scatolina dei nèi.
Fu discreto confidente di letterine e di garbati nodi di amore e sulla sua sagoma gentile caddero un giorno le cocenti lagrime della dama, che un fiero dolore per molte settimane turbò: la morte di un tenerissimo pappagallo....
Ma non pertanto l’ombra grigia scomparve dallo snello fianco dell’anfora, pari in morbidezza a quello di Eirene greca e bellissima.