III.

Il padre aveva intuito il vero.

Nella cameruccia che il tristo tramonto di una giornata senza sole empiva di fredde ombre, Paolo la testa appoggiata sul cuore della sua bambina, sentiva il discorso tumultuoso di quel picciolo cuore malato faceva al suo, grave di tenebre e di tristezza.

Cecilia, la piccola anima dolorosa, moriva....

E moriva d’uno strano malore misterioso: il piccolo cuore si dissolveva nell’ansia, nel desiderio infinito di qualcosa che le mancava, di qualcosa d’inafferrabile che non sapeva, in una brama infinita, che nulla quaggiù mai avrebbe appagata....

Quel gracile frutto di un amore senza luce, generato in un attimo possente di vano desiderio senza speranza e accolto nel gelo di un ghiaccio senza fine, era sbocciato triste con avido nelle vene l’anelito d’una brama insoddisfatta d’amore, un triste pianto inappagato di tenerezza....

Cecilia moriva del suo fatale, misterioso malore.

Ed era lui, il padre, che generandola, le aveva filtrato nel sangue il misterioso morbo che nessun medico poteva conoscere; era lui, il padre, che nelle vene le aveva stillato il mortale veleno del desiderio fatale che nulla al mondo avrebbe potuto appagare....

Era essa – viva e incarnata – il febbrile attimo di vita nel quale lui un giorno, pallido, affranto, disperato, nella lunga vana lotta, aveva messo tutto sè stesso, il suo inutile amore, la sua passione, il suo desiderio, la sua tristezza, il suo rimpianto, la sua rinuncia, il suo disinganno....

E poichè il picciol cuore di Cecilia era troppo esile per la triste piena irrompente, ella ora moriva.

Le sue pallide gote s’andavan infossando ogni ora di più; la cupa fiamma de’ suoi occhi febbrili si faceva d’ora in ora più ardente. Una terribile fiamma che Elisa non poteva ormai più sostenere.

La tenue immagine impallidita in un libro di preghiere, alla viva luce della Vita, svaniva, si dissolveva nella vaga, impalpabile ombra di un sogno.

Ella – luminosa nell’ombra, ormai – parlava nella febbre al padre, alla madre. Parlava, parlava, parlava.... E nelle sue parole riviveva – strano, terribile prodigio – la follia dolorosa d’un giorno, del padre.

Essa ripeteva – la pura bocca di angiolo – come in un sogno extra-umano, ciò ch’ei allora, in quell’attimo aveva delirato....

Sul piccolo letticciuolo candido, la testa sul cuore della piccola morente, egli ascoltava dall’al di là la sua voce lontana, dolorosa e straziata.

— Fra poche ore.... – aveva detto sottovoce il dottore, a una persona della casa.

Nella cameretta ove più fosche ora scendevano le ombre che il triste tramonto di un giorno senza sole filtrava dal balconcino, Cecilia, il gracile frutto di un amore senza luce, svaniva, si dissolveva nella impalpabile ombra di un sogno affannoso....

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