III.

Una grande scampanellata svegliò sull’alba, i due figliuoli del vecchio defunto, riusciti a prendere un breve riposo dopo la lunga notte insonne, grave di pensieri e di tristezze.

Il servo bussò all’uscio del giovane.

— Signore – disse egli – un bigliettino urgente del signor Prefetto....

Il giovane, fregandosi gli occhi stanchi, stracciò la busta e nella penombra della camera lesse il laconico bigliettino:

«Vieni subito da me – Tuo cugino».

Il giovane si vestì alla lesta, turbato, indeciso, non comprendendo nulla.

Appena giunto alla Prefettura – erano le prime ore del mattino, come si è detto – l’usciere l’introdusse nel gabinetto particolare del signor Prefetto.

Costui, nervoso ed allegro, passeggiava in lungo e in largo la breve stanza, attendendolo.

Un’allegra fiammata ardeva nel caminetto.

— Finalmente! – gridò il degno funzionario appena scorse il giovane cugino.

E gli corse incontro.

Lo trascinò sino al tavolo, poi gli gridò in volto:

— Vittoria!

Il giovane lo guardò.

— Come?

Egli non comprendeva.

— Vittoria! Vittoria! non comprendi dunque?

Il cugino taceva titubante.

— Lo chèque....

— Ebbene? – mormorò.

— Trovato!

— Cosa dici?

— Trovato! comprendi? trovato....

Il giovanotto non credeva alle sue orecchie.

— Trovato? – ripetè.

— Sicuro. Anzi, eccolo, guardalo, è qui: è tuo, lo vedi?

E il Prefetto presentò al giovane sbalordito il famoso chèque ritrovato: vero, autentico, lì davanti a lui, vivo e parlante nella sua realtà!...

Il giovane, al colmo della gioia, non sapeva che cosa dire.

— E come.... come dunque è stato ritrovato?

Il Prefetto ritornò serio.

— Ah! – esclamò – per uno strano, inaudito, straordinario fatto che ora ti racconterò....

E s’interruppe un momento per dire al giovane cugino, che preso tutto dalla gioia per la ricuperata fortuna, non si accorgeva che tremava tutto per il freddo:

— Vieni qua, davanti al fuoco, davanti a questa fiamma, poi ti racconterò il fatto incredibile che ieri sera verso le due dopo la mezzanotte ci è capitato.

E quando furono bene accomodati davanti all’allegra fiamma che diffondeva un tepore delizioso, il Prefetto incominciò:

— Ieri sera dunque....

*
* *

Mentre questo aveva luogo nel gabinetto del Prefetto, un’altra scena avveniva in un certo appartamentino – troppo profumato – che conosciamo.

Un certo signor fratello, che pure conosciamo, si era svegliato sul far del giorno e sentendosi la testa stretta come da un cerchio di ferro, era andato a tuffare la fronte in un bacino di acqua fresca.

Difatti questo rimedio aveva calmalo subito l’emicrania che gli tormentava le tempie.

Allora, spinto da un capriccio o da una curiosità molto spiegabile, era andato a prendere la famosa spilla che ritrovò sul luogo ove la sera innanzi l’aveva accuratamente posata.

E aveva cominciato a svolgere lo spirale del segreto....

Ma ad un tratto aveva cacciato un urlo.

Pallido come un morto era rimasto un momento senza fiato.

Poi, s’era posto sollecitamente a cercarsi intorno, sul letto, per terra, sui tappeti....

Infine era corso di là, nella camera della sorella, pallido, turbato, frenetico....

— Senti, dunque.... – gridò chino su di lei, a mezzo addormentata ancora o affondata nelle coltri.

— Cosa c’è dunque? cosa vuoi? – s’era posta a gridare la sorella, sorpresa c spaventata.

— Lo chèque, dunque, lo chèque....

— Ebbene?

— Non c’è più!

— Cosa dici, dunque?

— Lo chèque.... sparito.... rubato.... svanito!

— Ne sei ben sicuro....

Il triste giovane le rispose con una bestemmia.

La sorella si alzò di furia.

Ambedue turbati, allibiti, frementi, cercarono da per tutto, frugarono, rovistarono.

Invano.

Il famoso chèque, il tesoro, era sparito!

Dopo un’ora di ricerche fremebonde si lasciarono cadere sfiniti, uno di fronte all’altro.

Lei singhiozzante, lui torvo e cupo.

— Svanito.... portato via.... dal diavolo, forse!... – borbottava lui.

*
* *

Il Prefetto, davanti al bel fuoco acceso, cominciò, guardando in volto il giovane cugino attonito:

— Ieri sera dunque, dopo che voi eravate partiti, saranno state le due dopo la mezzanotte, io e C. (il funzionario di Polizia che sappiamo) ci preparavamo ad abbandonare questo gabinetto, quando ad un tratto vediamo entrare lento, rigido, automatico come uno spettro.... indovina chi? il famoso pittore, sai, fratello della.... Era entrato senza farsi sentire da nessuno. L'usciere certamente, stante l’ora tardissima, se la dormiva come il solito, e non si era affatto accorto del passaggio dello strano individuo.... Basta. Questo bel tipo si avvicina a noi e senza guardarci (pareva parlasse fra sè) si mette a borbottare frasi sconnesse. Poi grida volto a me e a C.: – Ah, voi credevate scoprire il famoso chèque frugando tra le vesti di raso e le scarpette di quella buona lana di mia sorella!... Poveri gonzi! E avevate il morto a due dita dal vostro naso! Eccolo qua, vedete, eccolo! Ah! Ah! – E si trasse dalla cravatta una spilletta d’oro, dal cui gambo, molto grosso in verità, svolse e cavò.... il vostro famoso chèque!.... Figurarsi come rimanemmo! C.... con un certo suo rapido guizzo felino, nel quale è maestro, s’impossessò tosto della preziosa carta. Ma il triste arnese – pazzo o ubbriaco o addormentato (io non sono riuscito ancora a comprenderlo) non parve essersene accorto affatto. Seguitò a borbottare ancora molte parole, poi ci salutò goffamente e se ne andò, com’era venuto....

— E lo lasciaste andare?

— Credo che sia il meglio che si sia potuto fare!... Ormai quanto ci premeva era in nostre mani! A che pro’ dunque sollevare chiassi e commenti?...

— È vero.

— Il fatto è – concluse il Prefetto – che ormai lo chèque è ritornato nelle vostre mani.... Non vi resta che cercare che l’oblìo cada sulla morte di vostro padre!

— Oh sì! – mormorò il giovane, ritornato triste.

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