III.

All’indomani fui puntuale al convegno.

Lo trovai pallido e nervoso.

— Ebbene? – esclamò appena mi scorse – avete riflettuto?....

— Ma sì – risposi – tutta la notte non ho fatto che pensare al vostro bizzarro caso....

— E che cosa....

— Non ho fatto che confondere vieppiù le mie idee in proposito. Poichè, diciamolo francamente, pensare ad uno strano, inaudito caso di sdoppiamento.... non saprei, di personalità, non mi sembra neppure serio! Supporre che, su questa terra, vivano due, anzi più esseri perfettamente identici, nella figura, nella statura, nella voce, ne’ lineamenti, nel volto,.... in tutto, tranne che nel nome e nella.... posizione sociale non mi pare neppure troppo ammissibile.

— Che ne concludete?

— Nulla.

— Ciò non basta.

— Questo è vero! Ma vedete, una strana, bizzarra, paradossale idea è germogliata stanotte, pensando a voi, nella mia mente.

— Dite su.

— Un’idea, vi ripeto, originale davvero.... come del resto il nostro caso.

— Anèlo di conoscerla.

— Permettete: ora no! Prima desidero fare, così per conto mio, una piccola inchiesta. Chissà che da essa non apparisca finalmente il vero.... e la soluzione del misterioso problema che una strana combinazione ha ormai imposto al mio spirito.

— Lo credete?

— Lo spero. Ma voi dovete venirmi in aiuto.

— Non chiedo di meglio.

— Sentite. Più io vi guardo, più io scopro in voi decisive rassomiglianze con il mio Pietro Fournier....

— Ah sì?

— Sicuro. Il mio buon Pietro aveva un tic nervoso all'occhio destro....

— Io l’ho pure.... specie quando sono un poco agitato, come ora!

— Perfettamente. Pietro Fournier soffriva, ad intervalli, di terribili emicranie.

— Io ne soffro, due volte al mese, di orribili....

— Lo vedete?

— Ma sì, ma sì, vi dico! Tanto che da ieri sono tentato in certi momenti.....

— Continuate.

— Di domandarmi se sono io, mister Stevens, il ricco banchiere, o il Pietro Fournier..... come voi dite, o il Fiorelli italiano....

Sorrisi.

Il caso era stravagante davvero!

— E cosa intendereste fare, voi, dunque.... – riprese egli dopo qualche istante.

— Recarmi subito a Marsiglia, ove vivono ancora tutti i nostri.....pardon, i miei colleghi della Banca Raviol, e domandare notizie sopra....

— Il Pietro Fournier.....

— Precisamente.

— E poi?

— Poi.... ritornerò subito da voi.... e vi dirò.

Mister Stevens restò alquanto pensoso.

— Fate come vi aggrada – esclamò poi.

— Prima però – ripresi io – vi chiederei un piccolo favore.... se vi piacerà.

— Dite, vi prego.

— Vorrei sapere da voi, in succinto, la vostra storia....

— Oh, sono pronto a contentarvi subito. Tanto più che è breve. Soltanto che – per un particolare delicato che saprete presto – vi chiederò di serbarla almeno in parte, tutta per voi.

— Ve lo prometto.

— Mi basta. Sappiate dunque ch’io sono orfano.... o peggio ancora non ho mai conosciuto i miei genitori.

— Ah!

— Sì, è così. Ho idee molto vaghe e oscure della mia infanzia.... della mia prima giovinezza....

— Benissimo.

— Cosa dite?

— Ah nulla! perdonate. Continuate, mister, vi prego.

— Dicevo dunque che i ricordi della mia infanzia si perdono in una fitta nebbia che invano ho tentato più volte dissipare.... Le mie memorie partono dal giorno che a Nuova-Orleans....

— Siete stato in America?

— Meglio ancora: vi sono nato.

— Ah! voi siete dunque americano?

— Come vi ho detto!

— Sta bene; vi prego dunque....

— Molto giovane, orfano, solo.... fui adottato da un buon signore di colà, oriundo inglese, mister Stevens, al quale mi ero rivolto per trovare occupazione, e che mi aveva tenuto molti anni con sè. Di carattere dolce, serio, poco ciarliero e attivo mi conquistai subito il cuore del buon signore, il quale non solo mi adottò ma mi lasciò erede, alla sua morte, di un modesto patrimonio. Prima di morire mi consegnò una lettera per un suo fratello banchiere qua a Londra. Mi vi recai subito, dopo il funerale. Il fratello dopo letta la lettera mi abbracciò commosso, mi baciò e mi disse: – Sarete dei nostri. – Mi affidò subito un posto di fiducia nella sua Banca – che è questa nella quale ora voi vi trovate! Tre anni dopo io sposavo la sua unica figlia – mia cugina – poichè dopo il fatto dell'adozione noi eravamo legalmente parenti....

— È vero.

— Tre anni fa mio suocero si ritirava dagli affari lasciandomi a capo della Banca.... Eccovi tutta, la mia storia, molto semplice, come vedete!....

— Certamente. Però essa ha allargato alquanto lo spiraglio all’idea sortami nel cervello nella notte, l'idea che forse farà la luce.

— Me l’auguro.

— Lasciatemi fare. Parto subito per Marsiglia.

— Benissimo.

— Fra otto o quindici giorni sarò da voi.

— Fate buon viaggio.... e la fortuna vi aiuti.

E ci lasciammo.

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