II.

Piero, arrivato nella notte, accolto dal solo Domenico nelle cui vecchie braccia ei s’era gittato, come quando a sei anni il buon servo lo aiutava a riparare qualche biricchinata, apriva ora gli occhi nel vetusto letto di noce nel quale si era cacciato, intorbidato dal sonno, dopo il lungo viaggio, al suo triste ritorno.

Apriva gli occhi: e si guardava intorno. E cominciava a ricordare. Le pitture della volta ei le rivide ne la sua infanzia. Così egli risentì dopo tanti anni, il noto odore che venìa dalla biancheria, dai mobili, dalle sue vecchie pareti. E un lontano mondo si rifece alla memoria, con una ressa ancor indecisa di ricordi. E si rivide bambino: nel parco. Fanciullo turbolento, ne’ viali immensi.... Poi la partenza pel collegio. Si vide scolaro indocile, insofferente allo spasimo della disciplina. Poi le spalline, i cinque anni di ufficiale cavalleggere; la vita rovinosa, i debiti, i duelli, le punizioni: l’ultimo scandalo clamoroso, il breve ed inflessibile colloquio col colonnello, le dimissioni, la partenza, da colpevole, senza un saluto di amico.... Così, come un lampo, passò tutto, alla sua mente, il romanzo suo triste e turbinoso.

Piero si levò.

Dalla finestra la grande luce della campagna entrava festosamente. Sotto, una immensa massa di verde sussurrante. Il vecchio parco, il suo vecchio parco di fanciullo, che gli mandava il primo saluto con una folata di brezza, piena di essenze pure. E Piero ristette pensoso.

Qualcheduno bussò lievemente alla porta.

E Silvia, la sorella, entrò nella camera. Ella fu, d’un balzo, al collo del fratello. Lo stringeva, a lui avvinta, empiendogli il volto di baci, singhiozzando. E tra i singhiozzi ella avea un singulto più forte:

— Oh Piero!...

Egli si sciolse da quell’abbraccio, un po’ sorpreso da quell’irrompere così intenso dell’emozione della sorella, della fanciulla che avea tra le braccia. E le accarezzava i fini capelli, sorpreso:

— Ma tu piangi, Silvia!

E le accarezzò anche il volto, come quando era piccola, per rabbonirla. E intanto le parlava, carezzevole:

— Come ti sei fatta grande e bella! Io non ti conosceva più!... Ricordi, sorellina, l’ultima volta che ci vedemmo? Eri così bambina! Così alta, ricordi? Ed eri bianca, oh bianca!... povera mia sorellina: eri stata tanto ammalata! tanto! Ma ora come sei bella! E grande e seria!... Lascia ch’io ti ammiri, mia bella. Ora tu devi avere diciotto anni, non è vero, sorellina?...

Ella non rispondeva. Guardava il fratello, in silenzio, rapita. Parea presa tutta dalla sua dolce voce carezzosa. Ma come egli le rinnovò la domanda, la fanciulla per risposta nuovamente gli si slanciò al collo, con impeto appassionato.

Piero sorrise, un poco turbato, in fondo, vagamente imbarazzato... Sua sorella quella fanciulla così pura, nelle sue braccia lo turbava profondamente. Egli pensava che le sue braccia ben altre donne avean tenute serrate: e quel pensiero, in quel momento, davanti a la sorella, gli facea male.

Era, quella d’ora, una impressione mai provata.

E si sciolse dolcemente da lei:

— Pazzarella! sei proprio ancora una bambina.

E la baciò sui capelli.

— Parla, Piero, parla ancora, parla sempre!... amo sentirti parlare, mi piace tanto la tua voce. Voglio essere proprio sicura che tu sei qua, con noi, e che non ci lascerai più, mai più, non è vero, Piero?

— Bambina, cara bambina!

La fanciulla si sedette vicina al fratello e gli posò la testina sulla spalla.

— Oh se sapessi, Piero! rispondevi così poco alle nostre lettere...

Piero ebbe una vaga sensazione di rimorso.

— Povera cara! mi scrivevi dunque spesso?

— Cattivo! tu neppure leggevi le mie lettere!...

— No, sorellina, le leggeva, te lo assicuro, ma la mia vita, se sapessi, era così bizzarra....

— Oh Piero! la mamma è così in collera con te....

— La mamma! – replicò Piero – la mamma!... e nostro padre?

— Oh nostro padre! povero babbo!...

Piero si chinò verso la sorella.

Essa mormorò:

— Egli... ha pianto, per te.

Il fratello abbassò la testa.

Silvia mormorò ancora, nascondendo il volto sulla sua spalla:

— E anch’io, sai? ho pianto tanto, per te.

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