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Già dall'alba era incominciato il terrore. Una turba di pastori e di contadini, laceri, sgomenti, pallidi e disperati era passata fuggendo davanti alle Capanne.

– Fuggite, fuggite, salvatevi! – avevano gridato piangendo nella loro corsa disperata, a quelli delle Capanne; – fuggite, fuggite, salvatevi: sono qui, dietro noi, a due passi!

I pastori sgomenti, atterriti, avevano chiesto ragione di quel terrore.

– La guerra! la guerra! – avevano risposto coloro.

Ed erano corsi a rifugiarsi nei boschi.

La guerra!...

I pastori ne sapevano già qualcosa. Se ne parlava da qualche tempo fra quelle vallate e in quei boschi. Si diceva che degli uomini gallonati, molti mesi innanzi, avevan girato a lungo fra quelle capanne cercando uomini giovani da portar via con loro. Promettevano denari e tante cose belle e grandi. Si andava alla guerra!... Si andava a vincere paesi forti, ricchi, pieni d'oro e di donne belle. La ricchezza, la gloria e l'amore, per chi era forte, giovane e senza paura. Quegli uomini parlavano bene, dicevano cose nuove, strane, belle, mai udite. Eran tutti rilucenti nelle vesti, di oro e di argento, e possedevano splendide armi che scintillavano al sole. Ma que' pastori, quei figliuoli del bosco, non si eran lasciati sedurre dalle loro parole, dall'oro che li copriva, dalle loro belle armi scintillanti. E se n'eran quasi tutti fuggiti nel fitto bosco, ne' luoghi più selvaggi e impenetrabili, ove nessuno di quegli uomini gallonati avrebbe osato andare a scovarli.

Ed ora la guerra, dunque, era venuta....

Da molti giorni non si sentiva che un cupo tuoneggiare al di là dei monti azzurri; un rumore continuo, cupo, lugubre, pauroso.

Una notte si erano veduti de' fuochi scendere giù da que' monti: piccoli fuochi mobili, irrequieti, che avevan durato a muoversi sino all'alba. Un'altra notte poi se n'era veduto uno, immenso, di codesti fuochi: ma immobile, questo, e che saliva al cielo; pareva un paese che andasse in fiamme. E il mattino dopo si era veduto ch'era veramente un paesello, andato in fiamme, tutto intero, forse con tutti i suoi miseri abitatori. Il sole dell'aurora aveva giuocato con i suoi riflessi color di rosa, sulla lunga colonna di fumo nerastro ch'aveva durato tutto il giorno ad offuscare il cielo.... E questi lugubri falò si eran seguiti poi, nelle altre notti. Quasi tutti, i piccoli villaggi, che per tanti anni i pastori avevano veduto dormire quieti, come piccole macchie biancastre sull'azzurro dei monti lontani, avevano avuta la loro fiammata una bella notte, e il mattino dopo, all'alba, si eran visti sempre fumare, alto nel cielo, come una torcia male spenta e puzzolente.

Quella era la guerra.

E doveva essere una guerra lunga e difficile perchè il rimbombo cupo non era più cessato e i falò pareva ardessero sempre, ora, in permanenza; e sempre più vicini. E anche il rimbombo si era fatto sempre più vicino, sempre più vicino, sempre più vicino. Allora erano cominciate a passare le turbe derelitte dei pastori e dei contadini fuggiaschi: miserabili creature in lagrime e scarmigliate, uomini pallidi e tremanti che avevano sul volto l'orrore della morte che avevan veduto avvicinarsi alle porte dei loro tuguri, donne lacere e agonizzanti di terrore, bambini ignari e istupiditi; miserabili creature che si trascinavano dietro una capra, la vaccherella, la povera masserizia sottratta alla distruzione e alla rapina.

E poi era venuta giù, spaventevole e distruggitrice, la valanga.

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