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E la valanga ora passata.

Non si udiva più, ora, da nessuna parte, quell'orribile rombo continuo, assordante, nè quel sibilo sottile, lacerante, insostenibile, che tutto il giorno, dall'alba, aveva solcato il cielo in tutti i sensi.

La valanga ora passata.

E ove era passata tutto aveva bruciato e incenerito, come un mare di fuoco.

Le Capanne non esistevano più, il bosco più non era che un immenso carnaio, il prato un immenso cimitero abbandonato.

E la notte, tepida e serena, era caduta lentamente sopra quella rovina immensa.

Pietro, in piedi, sul posto ove già erano state le Capanne che lo avevano ospitato, si guardava intorno, solo, nella notte.

Egli solo era vivo: neppure una scintilla del fuoco divoratore che tutto aveva distrutto intorno a lui, lo aveva tòcco!

Egli, solo vivente, forse, in quel momento, in mezzo a tanti morti!...

Intorno a lui mucchi di cenere bianca qua e là bruna di sangue, indicavano il luogo ove già eran state le Capanne grandi. Qua e là qualche tizzone spento, qualche utensile contorto. Null'altro rimaneva della sua breve vita di pastore, del suo breve sogno di vita pura e primitiva!...

E si mosse.

Ecco là, in quel breve pendìo, il luogo ove Silvio era caduto, cercando di difendere Maria, la sua donna, trascinata via dalla valanga delirante. Ed anche lui era scomparso nell'orrenda mischia.

Gli altri.... dove eran dunque gli altri? Scomparsi, tutti, distrutti, annientati: uomini, donne, fanciulli. Il vecchio Giovanni, il forte vecchio, scomparso anche lui. Viva e orrida visione palpitante ancora davanti alla mente atterrita, Pietro vedeva insistente uno dei piccoli ragazzi preso sotto le ruote di un treno di artiglieria, slanciato a corsa vertiginosa, mozza la testa, fatto un informe imbratto sanguinoso dalle zampe dei cavalli e dalle grandi ruote: scomparso, in fine, come tutto il resto, nel vortice di fuoco e fumo ch'era seguìto.

Pietro continuò il cammino.

Il cielo era stellato; e una sottil luce chiara scendeva da quel limpido cielo su quella terra maledetta. E i morti innumerevoli, supini, su quella terra, guardavano le stelle con i loro occhi aperti, senza sguardo.

Una brezza leggera s'era levata nella notte e recava con sè uno strano lugubre aroma: l'odor fresco del bosco unito alle mortifere emanazioni di quelle migliaia di cadaveri irrigiditi e sformati. Il prato, sconfinato, era tutto nero di morti. Si vedevano i volti esangui biancheggiar nelle ombre. Intorno era una quiete immensa. Qualche nero uccellaccio, dal quieto volo silenzioso, si alzava qua e là, dal carnaio, e qua e là vi si abbassava sopra. Pietro camminava in mezzo ai cadaveri, badando a fatica di non mettere i piedi sopra le loro membra irrigidite dalla notte e dal gran gelo della fine. Qua e là i corpi erano strutti e avvinghiati: l'ultimo amplesso disperato della morte o l'ultima convulsione del furore che aveva spinto quelle, ora miserabili carcasse, l'una contro l'altra a sbranarsi, sopra quella vergine terra e su quelle erbe innocenti.

Pietro ad un tratto fu colpito da sordi lamenti. Erano i mal morti che al suo passaggio avevano un barlume di vita – l'ultimo forse – e singhiozzavano un rauco grido di dolore o d'aiuto. Egli si chinò sopra alcuni di essi. Non avevan più nulla d'umano. Erano orrendi nel sangue nerastro e nella polvere che ne lordava i corpi sformati. Pietro proseguì il suo cammino nel prato che tante volte aveva veduto baciato dal sole e pieno di fiori, sotto la brezza pura. I morti si facevano sempre più fitti. I lamenti uscivano qua e là, dai mucchi e attraversavano più rauchi e più lugubri il silenzio della notte, comunicandole un lungo fremito doloroso.

Pietro si trovò davanti ad una batteria distrutta. La lotta in quel punto doveva essere stata orribilmente accanita: i carri, gli affusti rovesciati eran circondati da corpi lacerati e infranti: pezzi di membra spezzate si vedevano qua e là, sulla terra nera. Il sangue era sgorgato in tanta abbondanza che le erbe ne eran tutte raggrumate. I suoi piedi scivolavano su quel tappeto viscido che esalava un lezzo di morte. E i cannoni, morti anch'essi ormai, allungavano su quel carnaio le loro nere gole affumicate, dalle quali usciva il tanfo acre della polvere bruciata....

Pietro si fermò un momento.

Gli era parso veder muovere qualcosa lontano, fra que' mucchi di cadaveri. Guardò.

Qualcosa si avvicinava a lui.

Saltando sopra i morti e i miserabili avanzi della battaglia un cane veniva verso di lui, Pietro lo riconobbe.

Era il vecchio cane delle Capanne grandi. Egli era dunque sfuggito alla strage ed errando fra il carnaio aveva ravvisato il compagno de' suoi padroni ed era venuto a lui.

Il cane era inquieto: tremava, si lamentava....

Pietro comprese. Il cane aveva qualcosa da mostrargli: voleva che Pietro lo seguisse.

Egli si alzò. Il cane dette un balzo di allegrezza e si pose a correre spedito e sicuro. E Pietro lo seguì.

Furono in breve al limitare del grande prato; al principio del bosco. Anche là dentro la strage era stata orribile: fra l'inviluppo delle rame si erano battuti alle armi bianche.

Fra gli arbusti spinosi masse nere giacevano alla rinfusa: il sangue scorreva per i sentieruoli del bosco e s'era fermato in piccole pozze nerastre.

Il cane correva sempre spedito innanzi saltando fossi e cadaveri.

A un tratto all'imbocco d'una breve valletta scoperta, circondata da fronde e da spini, si fermò e volse la testa a Pietro. Poi entrò.

Pietro lo seguì.

Al lene chiarore delle stelle egli scorse subito a terra, stesa supina, una massa bianca, immota. Si chinò sopra quel corpo e riconobbe il cadavere del vecchio Giovanni.

Egli era morto lì, nell'ultima difesa delle donne, della sua famiglia, dei suoi figli, delle sue pecore.... Una larga ferita gli si apriva in mezzo al petto. Il suo volto era bianco come la neve e sereno.

Il vecchio patriarca aveva finito la sua lunga giornata di vita e ritornava alla sua terra. Quella terra che aveva servito fedelmente, per tanti anni, umile e semplice e devoto, vero figliuolo della Natura, come lei forte, buono e semplice.

Quando Pietro si alzò per uscire dalla valletta il cane non si mosse: egli rimase accoccolato ai piedi del suo padrone.

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