*

Tre uomini, due donne e parecchi fanciulli, sedevano intorno ad un rozzo tavolo. Cenavano. Avevano davanti grandi scodelle di latte ove immergevano del pane nero. Dall'alto sopra il desco, pendeva una lucerna. Al fioco chiarore di quel lume il viaggiatore non potè scorgere il volto di coloro. Gli parve però intravedere fra essi un vecchissimo, dalla lunga barba candida, dal capo coperto di canizie.

Uno dei fanciulli dormiva, il capo abbandonato sulla tavola.

Intorno – sempre al fioco lume della lucerna – il viaggiatore scorse delle pelli, de' bastoni e dei sacchi.

Dovevano essere pastori.

Si tolse di là e si accostò alla porta.

Bussò.

Subito fu aperto.

Egli entrò nella capanna.

Un grosso mastino, dal fitto pelo fulvo, gli si fece incontro ringhiando. Allora uno degli uomini – un giovane – gli dètte la voce, vigorosamente, e il cane si acquietò.

Coloro, intanto, sospeso il cibo, guardavano in silenzio il nuovo venuto, maravigliati e perplessi.

Pure essi erano abituati a vedere talvolta de' pellegrini che a piedi traversavano la montagna e spesso avevano già, nella notte, dato loro ricovero.

Il vecchio dalla lunga barba bianca e dal capo canuto domandò:

– Che volete?

Il viaggiatore mostrò i suoi abiti pieni di fango e pregni di acqua. Anche i suoi capelli stillavano.

Il vecchio disse:

– Fatevi pure avanti e abbiatevi il benvenuto, chiunque voi siate!

E continuò:

– La capanna del vecchio Giovanni e dei suoi figli non rifiuta mai ospitalità e ricovero ai pellegrini di passaggio. Voi mi sembrate tale, almeno. Del resto, vi ripeto, chiunque voi siate, abbiatevi il benvenuto.

Il viaggiatore rispose:

– Grazie.

Il vecchio continuò ancora, mentre gli altri tutti tacevano, attenti alle sue parole:

– Voi siete bagnato da capo a piedi. Vi daremo del fuoco. Voi dovete aver fame. Vi offriremo del nostro latte. Voi sarete stanco: troverete della paglia asciutta.

Il viaggiatore ripetè:

– Grazie.

E fattosi avanti tese la mano al vecchio Giovanni.

– Sedetevi qua, in mezzo alla nostra famiglia, – disse il vecchio.

I giovani si alzarono e fecero posto al nuovo venuto.

Una delle donne, la più giovane, gli portò davanti un'ampia scodella colma di latte.

– Venite da lontano? – chiese ancora il vecchio.

– Oh sì, da molto.

– E andate lontano?

Il viaggiatore rispose:

– Non so.

Il vecchio e gli altri parvero maravigliati della strana risposta. Ma il vecchio non insistè altro.

– Sembrate molto stanco, – fece uno dei giovani.

Le donne avevano acceso un bel fuoco, che vivamente scoppiettava.

– Venite in questo cantuccio, – disse allora uno dei giovani alzandosi, – toglietevi da dosso questi abiti inzuppati, le donne li asciugheranno. L'ospite seguì in silenzio il giovane.

Si tolse gli abiti e il pastore gli presentò – per coprirsi – un paio de' rozzi gambali di pelle da essi usati ed una pelliccia di pecora per riparare e riscaldarsi il dorso.

L'ospite, appena liberato da' suoi abiti molli e aderenti alla persona come una seconda maligna pelle, parve sollevato.

E ritornò alla tavola, davanti alla sua scodella.

Siccome appariva tanto taciturno e triste, nessuno osò disturbarlo con parole o altro.

– Riprenderete domani i vostri abiti, quando saranno bene asciutti. Per la notte questi vi ripareranno meglio, – disse il vecchio pastore.

L'ospite assentì.

– Venite a dormire, se v'aggrada, – gli disse uno de' giovani che aveva accesa nel frattempo un'altra lucerna.

L'ospite, dopo aver brevemente salutato gli altri, lo seguì.

Il giovane lo condusse in un luogo riposto nella grande capanna, ove si stendeva soffice dell'aromaticissimo fieno fresco. Il luogo comunicava da un lato con il chiuso delle pecore, delle quali si udiva il caratteristico tepore.

– È un letto da pastori, – notò il giovane, – ma vi si dorme bene.

E lo lasciò.

*

L'ospite si abbandonò sul soffice letto naturale e, per la prima volta, da tanto tempo ormai, sentì un dolce sollievo al triste suo corpo addolorato.

Ma il sonno non venne subito.

Ma se il corpo era sveglio, la mente però posava, blanda e quasi serena, finalmente. Veniva l'odore delle pecore dal chiuso vicino e un lene frascheggiare di fronde, dal bosco. Era una strana, misteriosa e infinita pace in quel povero angolo di capanna, al buio, sopra quel povero letto innocente ed odoroso di erbe morte, piene ancora del tepore e dell'olezzo del prato.

A un tratto un lieve chiarore apparì alla porta.

Era il vecchio Giovanni che veniva a vedere se l'ospite fosse contento del suo letto, se dormiva, se desiderava qualcosa.

– Sentite, – disse l'ospite, – vorrei chiedervi una grazia.

Il vecchio lo fissò in silenzio.

– Dite pure.

– Vorrei.... per sempre fermarmi qua con voi.

Il vecchio parve riflettere. Poi disse:

– Va bene. Resterete.

E aggiunse:

– Mi direte, poi.

Rimase ancora pensoso, alquanto, poi disse ancora:

– Quale è dunque il vostro nome?

L'ospite tacque alquanto, poi rispose:

– Chiamatemi Pietro.

Il vecchio lo salutò.

– Dio protegga il vostro sonno, Pietro.

E chinandosi su di lui, con voce paterna, aggiunse:

– Domani, mi direte tutto.

E se ne andò.

*

E tornò il buio consolatore intorno all'affranto, al quale un pensiero di speranza e di riposo aveva alfine illuminato, per un momento, il tenebrore dell'anima.

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