XIX.

Al mattino appresso ero a T....

Mi venne ad aprire la vecchia Mary.

– La signora dorme, – mi disse sottovoce, – è stata agitata tutta la notte. Ora, finalmente, ha preso un poco di riposo.

– Lasciamola riposare, – dissi, – difatti è ancora molto di buon'ora.

E guardando giulivo la vecchia domestica esclamai:

– Vi porto grandi nuove.... grandi avvenimenti.... per i quali ho bisogno del vostro aiuto!

E le raccontai e rivelai tutto.

La buona donna credeva sognare. Aveva le lagrime agli occhi: era tutta agitata.

– Dio mio! che gioia per la mia povera signora!... È troppo grande. Potrà sopportarla?

– Non temete, di felicità non si muore.

– Ma è così agitata! Ne ho quasi paura.

– Sta a voi prepararla bene.

– Dio mio, aiutatemi! Ne tremo tutta. Sono cose tanto straordinarie!...

– Questo non lo nego.

– Dopo tanto tempo, tanti anni! dopo tanto piangere che ha fatto!... Dopo averla pianta morta, quella creatura!... Oh Dio, che strani casi!

– Sappiate far le cose per bene, mi raccomando.

– Il Signore m'ispirerà.

– Sarà meglio ch'io non mi faccia vedere subito....

– Pare anche a me.

– Facciamo così, parlatene voi, da prima.... ma con arte, badate!

– Sì, e poi voi le direte il resto, signore.

– Siamo intesi.

– Sì, signore.

– Andrò a far colezione e poi ritornerò.

– Per carità, signore, non vi fate attendere. Quando saprà!...

– Non dubitate.

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