XIII.

– Febbre nervosa, aveva dichiarato il dottor Laurenti.

E aveva aggiunto:

– Molta calma e riposo: non si muova dal letto.

E donna Laura – madre, null'altro che madre, in quel momento – si era posta a lato del letticciuolo di Febo e non si era più mossa.

Il ragazzo era malato – ella lo sentiva – e gravemente malato.

"Febbre nervosa" aveva detto il dottore. Ma alla madre, con il doloroso intuito di tutte le madri, era parso sentire in quelle due sole parole una oscura minaccia di un male più strano e misterioso.

Da troppi giorni ella trepidava e temeva: qualcosa in cuore le prediceva che qualche grave pericolo sovrastava il suo figliuolo.

Da troppo tempo egli era agitato e convulso: qualcosa di strano, d'incomprensibile era in lui sopravvenuto, qualcosa che invano la povera madre cercava poter sapere od indovinare.

Ed ora il ragazzo dormiva: un sonno letargico, cupo, ma non tranquillo, era disceso sopra il suo volto scarno, d'un morboso pallore, che una leggera contrazione a tratti alterava penosamente.

Due lunghe ore durò il sonno del fanciullo, durante le quali la madre non si mosse dal suo capezzale.

A un tratto egli aprì gli occhi.

Egli tremava, il pallore del volto si era mutato in una livida ombra; egli teneva fisso innanzi a sè lo sguardo smarrito, come preso da una visione di terrore....

– Febo, Febo! Cos'hai, dunque?...

Alla nota, dolce voce della madre, il ragazzo parve ritornare in sè. Portò su di lei lo sguardo si calmò e alfine le sorrise.

– Febo, amor mio! – gridò la povera madre cadendo su di lui.

E coprì di baci la sua creatura.

Pochi momenti dopo entrava il dottor Laurenti.

– Febo è molto agitato, dottore, – gli mormorò sottovoce la contessa.

– Effetto del temporale vicino, – rispose il dottore.

E condotta donna Laura sin presso al balcone le mostrò il cielo nero, corso dalle nubi tempestose, e la villa immobile nella strana attesa che precede la tempesta.

– Ho tanto sonno, – mormorò Febo.

– Lasciamolo dormire tranquillo, – disse il dottor Laurenti.

Ma Febo pareva preso da un'idea.

– Mamma – mormorò.

Donna Laura si avvicinò premurosa al ragazzo.

– Mamma.... va pure di là, col dottore. Sei stata tanto, qua! Sarai stanca. La madre sorrise.

– Caro!

– No, mamma, va pure. Voglio dormire. Lasciami solo: dormirò meglio.

– Contentatelo, – susurrò sottovoce il dottore a donna Laura.

– Come vuoi, – disse questa, forte.

Prima di uscire donna Laura posò un bacio sulla fronte ardente del figliuolo.

Rimasto solo Febo ascoltò i passi allontanarsi del dottore e di sua madre, poi si pose a sedere in sul letto.

I suoi occhi, ove un lampo di follia ardeva, brillarono.

Ascoltò ancora lungamente: poi buttò giù dalle coltri le scarne gambe....

– Voglio andare! – mormorò. E si mosse....

Share on Twitter Share on Facebook