XV.

La madre gettò un urlo altissimo.

Il dottor Laurenti, don Pietro si precipitarono sorpresi, atterriti....

Donna Laura, bianca come un cadavere, convulsa, la mano tremante levata, disse con voce rauca:

– Dov'è Febo? dov'è dunque Febo?...

Il dottore e don Pietro gettarono gli occhi sul letto.

Era vuoto.

Febo non c'era più!

Donna Laura ebbe un balzo terribile.

– Presto, Febo, dunque!... Ove è andato?... Cercate Febo, cercate Febo, mio Dio! – urlò nell'ansia orribile della sua trepidazione.

I servi tutti erano accorsi, pallidi e sbigottiti.

– Presto, Febo, presto!... – urlò ancora la sciagurata madre.

I servi si sparsero per la casa correndo, chiamando, cercando....

Fuori l'uragano squassava la villa.

– Calmatevi, donna Laura, – mormorò il dottore, – forse egli è disceso in giardino.... or ora lo troveremo…. non ispaventatevi: non c'è di che....

Ma la madre, pazza, fuori di sè, senza ascoltarlo, si era slanciata fuori della camera.

Don Pietro la seguì, muto, pallido come un morto.

– Febo! Febo!

Il palazzo echeggiava al sinistro richiamo. La voce della contessa pareva un rantolo.

– Febo! Febo!

Un gruppo di servi si slanciò in giardino, sotto l'uragano che scrosciava. Alcuni si diressero correndo verso il parco. Il dottore e don Pietro scorrevano ogni angolo della casa, chiamando, pallidi, esterrefatti.

– Febo! Febo!

E la ricerca continuava febbrile, affannosa, mortale.

– È là: c'è!... – gridò una voce, in giardino.

Donna Laura precipitò abbasso, convulsa: paurosa a vedersi; sotto la pioggia, incurante dell'uragano.

Non era vero.

Era il bambino del giardiniere, anch'egli pallido, smarrito, piangente.

– Alla vasca, – gridò una voce.

Corsero là in molti, verso la cappella, poco lungi dal Rosaio.

La vasca sotto l'acqua scrosciante straripava.

Donna Laura, immollata da capo a piedi, mentre l'acqua le scorreva liberamente giù dalle tempie sulle gote – terribile a vedersi – chinò sulla vasca il povero volto contraffatto e spiò l'acqua.

– Voglio mio figlio! voglio mio figlio! – rantolò.

In quel mentre un guizzo fulgidissimo arse per un attimo la cappella e tutta la villa d'intorno.

Tutti ristettero un momento storditi.

La folgore era caduta sopra il Rosaio.

Una lieve vampa sorvolò un istante sopra di esso, poi una sottil nube di fumo s'alzò dal cespo annichilito, fatto cenere.

I servi, tremanti ancora della violenza della scossa, si guardarono in volto sgomenti.

La madre solo non avea nulla veduto, nulla sentito.

China sopra l'acqua dilagante della vasca, ella spiava sempre, immota....

Non pioveva più, ora, dopo la grande ultima scarica che avea incendiato il Rosaio. Una improvvisa quiete s'era stabilita....

Donna Laura si guardò intorno.

A un tratto una idea fulminea le attraversò la mente.

Così era scomparsa, un giorno, la Morta improvvisamente.... Così era stata cercata, affannosamente, terribilmente anche lei....

Si slanciò d'un balzo su per la scala.

Il dottore inquieto la seguì.

Corse, rapidamente, verso il corridoio di comunicazione delle due ali del palazzo....

La porta n'era aperta.

Ella vi si precipitò.

Anche la porta del salone era aperta, spalancata....

La contessa vi fu dentro, con un balzo. Nel buio, a terra, ella vide subito....

– Febo!

Il fanciullo era lì, per terra, gli occhi vitrei, sbarrati, senza luce, la bocca aperta ad un riso ebete e pauroso....

Donna Laura si gettò sopra di lui.

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